Di Giuseppe Gagliano*
BERLINO. L’interesse saudita per la tecnologia militare tedesca non si limita più alla semplice acquisizione di equipaggiamenti: si tratta di un progetto di co-sviluppo strategico che, se confermato, rafforzerà il ruolo dell’Arabia Saudita come hub regionale nella difesa terrestre avanzata. Dopo mesi di contatti, una delegazione della Saudi Arabian Military Industries (SAMI) ha visitato gli stabilimenti Rheinmetall di Kassel per discutere la possibilità di partecipare allo sviluppo dei sistemi C-UAS (Counter-Unmanned Aerial Systems) basati su laser, con particolare attenzione alla torretta Skyranger 30, già testata in vari contesti europei e medio-orientali.
Il contesto tecnologico e militare
La torretta Skyranger 30 rappresenta una delle più moderne piattaforme antiaeree europee. Progettata per la difesa ravvicinata contro droni, razzi e missili, combina cannoni automatici da 30 mm, radar e sistemi laser di precisione in grado di neutralizzare minacce a corto raggio. L’interesse saudita deriva dalla necessità di proteggere le infrastrutture energetiche e logistiche del Regno, sempre più vulnerabili dopo gli attacchi con droni e missili Houthi tra il 2019 e il 2022.
L’Arabia Saudita ha investito massicciamente nel programma Vision 2030, che prevede la localizzazione del 50 % della produzione di difesa entro il 2030. L’accordo con Rheinmetall rientrerebbe proprio in questa logica: ottenere trasferimento tecnologico, formazione tecnica e un ruolo attivo nella catena industriale europea.

Una diplomazia dell’industria
Per Berlino, l’apertura a Riyadh rappresenta un cambio di tono significativo. Negli ultimi anni, la Germania aveva mantenuto una posizione restrittiva sull’export militare verso il Golfo, in particolare dopo la guerra in Yemen. Tuttavia, la crisi energetica europea e la competizione con Parigi e Washington per il mercato della difesa saudita stanno inducendo il governo tedesco a un approccio più pragmatico. L’industria tedesca vede nella cooperazione con SAMI una via per consolidare la propria influenza tecnologica nel Medio Oriente, in un momento in cui gli Stati Uniti e Israele cercano di imporsi nel segmento dei sistemi anti-drone.
Una rete di alleanze e rivalità
Il progetto Skyranger si inserisce in una rete di cooperazioni parallele: Riyadh valuta anche le offerte statunitensi testate a Red Sands 2025 e mantiene canali aperti con la Cina per tecnologie radar e laser. Tuttavia, l’episodio dei test falliti del sistema SkyShield cinese lo scorso settembre ha rafforzato l’immagine di affidabilità europea. La Germania, dal canto suo, è consapevole che ogni passo verso la cooperazione industriale sarà osservato con attenzione da Washington, che considera l’export di tecnologie laser strategiche come parte della sicurezza occidentale.
Valutazione strategica e geoeconomica
Sul piano strategico, l’accordo potenziale tra SAMI e Rheinmetall ha implicazioni che superano il settore militare. Per l’Arabia Saudita, significa ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti e posizionarsi come attore industriale nel nuovo equilibrio tecnologico tra Europa e Asia. Per la Germania, si tratta di testare un modello di “diplomazia tecnologica” che unisce profitto industriale e influenza politica.
Geoeconomicamente, il progetto rappresenta una convergenza d’interessi: Riyadh cerca tecnologia e legittimità, Berlino cerca mercati e stabilità per la propria industria della difesa. Ma il nodo rimane politico: la Germania dovrà conciliare le proprie regole sull’export militare con la necessità di non lasciare spazio alla Francia e agli Stati Uniti, molto più aggressivi sul piano commerciale.
Un asse in costruzione
La cooperazione tra SAMI e Rheinmetall, se concretizzata, potrebbe diventare un pilastro della nuova architettura di difesa del Golfo. L’Arabia Saudita non è più solo un cliente ma un partner che vuole condividere progettazione e produzione. È il segno di una trasformazione geopolitica profonda: l’Europa, in crisi di sicurezza e di energia, guarda al Golfo per rilanciare la propria industria; il Golfo, a sua volta, guarda all’Europa per emanciparsi dall’egemonia americana.
Nel mezzo, il laser Skyranger 30 diventa simbolo di una nuova alleanza: quella tra chi cerca protezione e chi cerca influenza. Entrambi, in fondo, combattono la stessa battaglia — quella per il controllo del futuro tecnologico della guerra.
*Presidente Centro studi strategici (Cestudec)
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