Arabia Saudita: Neo Space Group e il rilancio di UP42, il sogno di Riyadh

RIYADH (Arabia Saudita).  C’è un fermento silenzioso ma inarrestabile che si respira nei corridoi di Neo Space Group (NSG), la creatura del Public Investment Fund saudita che sta rapidamente scalando i ranghi del panorama spaziale globale.

Neo Space Group (NSG) è la creatura del Public Investment Fund saudita che sta rapidamente scalando i ranghi del panorama spaziale globale

 

L’ultima mossa è l’acquisizione di UP42, il marketplace di dati spaziali nato sotto l’ala di Airbus Defence and Space, un’operazione che – si dice – dovrebbe ricevere il via libera regolatorio nelle prossime settimane.

Ma non è solo una questione di carte bollate: per aprile, NSG ha in mente un rilancio in grande stile della piattaforma, un progetto che promette di ridisegnare l’accesso ai dati geospaziali non solo per i clienti locali, ma anche di alzare la posta in gioco nel competitivo mondo delle tecnologie spaziali.

Un’ambizione che sa di Vision 2030, il piano con cui l’Arabia Saudita vuole scrollarsi di dosso il peso del petrolio e lanciarsi nel futuro.

UP42 non è un nome qualunque.

Nata a Berlino nel 2019, questa piattaforma cloud è un gioiello della geospatial intelligence: aggrega dati e analisi da oltre 80 fornitori globali – da Planet a BlackSky, da Capella Space a Esri – offrendo soluzioni per settori che vanno dall’agricoltura alla pianificazione urbana, dal monitoraggio delle infrastrutture alla gestione delle catastrofi.

È un mercato digitale dove la Terra viene dissezionata in pixel e algoritmi, un luogo dove le domande trovano risposte nelle immagini satellitari e nei dataset. Per NSG, acquisirla significa mettere le mani su un tassello cruciale per costruire un ecosistema di osservazione terrestre all’avanguardia.

Ma il piano saudita va oltre: non si tratta solo di assorbire un’eredità europea, bensì di trasformarla in qualcosa di nuovo, con un’impronta distintamente saudita.

Gli addetti ai lavori parlano di un rilancio pianificato per aprile, un’operazione che dovrebbe ampliare l’accesso ai dati per i clienti del Regno, rendendo UP42 uno strumento chiave per governi, aziende agricole, energetiche e turistiche. Immaginate un agricoltore del Najd che usa immagini satellitari per ottimizzare l’irrigazione, o un urbanista di Riyadh che pianifica quartieri con dati in tempo reale: questo è il tipo di futuro che NSG vuole abilitare.

Ma c’è di più. Il rinnovamento di UP42 non sarà solo un regalo per il mercato interno: si prevede che scateni una competizione più feroce anche all’interno dello stesso NSG, dove altre divisioni – come quella derivata dall’acquisizione di Taqnia ETS – dovranno alzare il livello per stare al passo.

È una dinamica intrigante: un’azienda che si sfida da sola, quasi a voler dimostrare che il vero avversario non è fuori, ma nello specchio.

Questa mossa arriva in un momento cruciale

Fondata appena nel maggio 2024, NSG si è già guadagnata un permesso dalla Communications, Space, and Technology Commission per offrire servizi di Earth Observation nel Regno, e l’acquisizione di UP42 è il secondo colpo grosso dopo Taqnia ETS. Dietro tutto questo c’è la regia del Public Investment Fund, il colosso sovrano che sta pompando miliardi per trasformare l’Arabia Saudita in un hub tecnologico globale. Vision 2030 non è solo uno slogan: è un progetto che richiede audacia, e NSG sembra interpretarlo alla lettera.

“Integrare UP42 nell’ecosistema saudita ci posiziona per offrire intuizioni geospaziali all’avanguardia in una delle economie a più rapida crescita al mondo”, ha dichiarato Martijn Blanken, CEO di NSG.

Martijn Blanken, CEO di NSG

 

Parole che pesano, perché dietro c’è l’idea di non limitarsi a importare tecnologia, ma di farla propria, adattarla, superarla.

Eppure, non mancano le incognite.

Il mercato geospaziale è affollato: giganti come Airbus, che ha ceduto UP42, o americani come Maxar, non staranno a guardare.

E poi c’è la sfida interna: riuscirà NSG a gestire la concorrenza tra le sue stesse unità senza perdere coerenza?

Il rilancio di aprile sarà un banco di prova.

Se funzionerà, potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per l’Arabia Saudita nello spazio, un Paese che non si accontenta più di guardare le stelle, ma vuole mapparle, analizzarle, possederle. Se fallirà, sarà un promemoria che anche le visioni più ambiziose devono fare i conti con la realtà.

A Riyadh, per ora, si respira ottimismo.

Ma in un mondo che corre veloce, il tempo – e lo spazio – non aspettano nessuno.

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