Argentina: Storia di Primo Vincenzo Va, da volontario garibaldino ad eroico carabiniere emigrato in Argentina

Di Gerardo Severino*

BUENOS AIRES (nostro servizio particolare). Nel 1976, quando la benemerita “Associazione Dante Alighieri” di Buenos Aires diede alle stampe l’enciclopedica opera di Dionisio Petriella e Sara Sosa Miatello “Diccionario Biografico Italo-Argentino”, a pag. 677 fu riportata una “striminzita” biografia di un vecchio soldato e Carabiniere milanese, tale Primo Vincenzo Va, il quale aveva vissuto per molti anni a Buenos Aires, distinguendosi nell’ambito della Colonia italiana.

Vicente Va Buenos Aires con la moglie e la figlia (collezione G. Severino)

Nella biografia, tuttavia, venivano citati solo alcuni modesti particolari riguardo al suo passato militare, eclissando, quindi, la citazione di ogni altra utile notizia concernente la sua stessa presenza in Argentina, con particolare riferimento alla famiglia, alla sua attività professionale, così come al suo ruolo nell’ambito della società Porteña, ma anche riguardo alla data di morte.

Ed è proprio questo il fine del presente contributo: il voler ricordare non solo il grande Carabiniere ed eroe Risorgimentale, ma anche l’autorevole membro della consistente Comunità italiana stanziata in Buenos Aires.

Dal Lombardo-Veneto alla Calabria (1841 – 1869)

Il protagonista di questa modestissima biografia nacque a Milano, allora Capitale del Regno Lombardo-Veneto, il 19  febbraio del 1841 (secondo altre fonti, il 13 febbraio [1]), da madre singola morta subito dopo di parto. Il piccolo fu così consegnato all’Ospizio di Santa Catarina de la Ruta, sempre a Milano, il 20 marzo successivo e, il giorno dopo, fu battezzato con il nome di Vincenzo Va. Nei giorni seguenti fu affidato ai coniugi Giovanni Gatti e Rosa Camerone, inizialmente in custodia, poi divenuti a tutti gli effetti suoi genitori adottivi.

Non disponiamo, purtroppo, di ulteriori informazioni riguardo agli anni che Vincenzo visse nella Milano sottomessa agli austriaci del Maresciallo Josef Radetzky. Possiamo solo ipotizzare che la sua fanciullezza dovette essere certamente segnata da eventi storici di grande importanza, primo fra tutti le gloriose “Cinque Giornate di Milano“, che colsero Vincenzo all’età di sette anni, allora – tutto sommato – l’età giusta per memorizzare e per riflettere sui destini della Patria.

Il Maresciallo austriaco Josef Radetzky

Possiamo solo ipotizzare che la sua fanciullezza dovette essere certamente segnata da eventi storici di grande importanza, primo fra tutti le gloriose “Cinque Giornate di Milano”, che colsero Vincenzo all’età di sette anni, allora – tutto sommato – l’età giusta per memorizzare e per riflettere sui destini della Patria.

Non solo, ma Milano sarebbe stata anche la città ove si continuava a cospirare contro l’odiato austriaco, così come la città dalla quale sarebbero partiti volontari non pochi giovani e meno giovani, tutti desiderosi di far parte del glorioso Corpo dei Cacciatori delle Alpi, che al comando del Generale Giuseppe Garibaldi avrebbero affrontato i duri combattimenti della 2^ Guerra d’Indipendenza, nella primavera del 1859.

Giuseppe Garibaldi

Fra questi vi fu anche il giovane Vincenzo Va, allora poco più che diciottenne, il quale si arruolò, anche se sicuramente sotto falso nome, temendo eventuali ripercussioni da parte austriaca, se catturato in battaglia.

Il suo nome vero non compare, infatti, negli elenchi stilati dalla Professoressa Anna Maria Isastia nel suo preziosissimo lavoro dedicato ai volontari [2].

Per aver partecipato con la Brigata Garibaldina a tale campagna, il soldato Va fu ricompensato con il conferimento delle previste medaglie commemorative, che ben presto avrebbe appuntato sulla gloriosa uniforme dei Carabinieri Reali, Corpo nel quale si arruolò all’indomani della proclamazione del Regno d’Italia, nel marzo del 1861.

Anche per questa circostanza sappiamo molto poco, all’infuori del fatto che nella Benemerita, il Va avrebbe servito per otto anni.

Unico dato certo e documentabile è quello in virtù del quale, attorno al 1865, il Carabiniere a piedi Vincenzo Va faceva parte dell’11^ Legione Carabinieri Reali di Catanzaro, in particolare della Squadriglia Volante di Soveria Simeri (Catanzaro), nei ranghi della quale prese parte alla campagna contro il brigantaggio, fenomeno che in quel frangente infestata ancora gran parte del Meridione d’Italia.

E fu proprio nella provincia di Catanzaro che di lì a poco, esattamente il 12 ottobre del 1865, il Carabiniere milanese si sarebbe eroicamente distinto nel corso di un combattimento sostenuto, al fianco dei Bersaglieri dell’11° Reggimento, contro i briganti locali nei pressi del bosco di Capo Danese, nel Comune di Maradusa.

E fu così che con il Regio decreto del 12 agosto 1866, il Carabiniere Va fu insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare, con la seguente motivazione: “Pel valore dimostrato nel combattimento contro briganti”.

È verosimile ritenere che il Va abbia servito nell’Arma gloriosa sino al 1869, al termine degli otto anni di servizio di cui hanno fatto cenno i suoi biografi, sia nel Dizionario del 1899 che in quello del 1976. Da quella data in avanti non sappiamo cosa gli sia capitato, ovviamente prima di lasciare l’Italia alla volta dell’Argentina.

La seconda vita in Argentina (1870 – 1903)

È molto probabile che il Carabiniere in congedo Vincenzo Va abbia varcato le “Colonne d’Ercole” all’epoca del primo grande esodo di emigranti italiani alla volta dell’Argentina, quindi a partire dal 1870.

Medaglia ricordo della Società Reduci Patrie Battaglie di Buenos Aires

Gli autori del Dizionario pubblicato a Buenos Aires nel 1899 ebbero ad evidenziare che “Il Va risiede da parecchi anni in Buenos Aires e fa parte dei Reduci dalle Patrie Battaglie e di diverse altre associazioni italiane delle quali fu anche presidente”, senza purtroppo aggiungere ulteriori particolari [3].

Le notizie più remote che ne attestino la presenza in Buenos Aires sono, dunque, solo quelle relative alla sua composizione familiare.

Vicente si unì in matrimonio, presso la Chiesa di San Michele Arcangelo, nel popoloso quartiere di San Nicolas, il 26 dicembre del 1878 con Magdalena Orsatti, nata a Sondrio nel 1849 da Giovanni Battista e Lucia Joli ed emigrata in Argentina da qualche anno.

La famigliola prese, quindi, alloggio nella centralissima Calle Artes (oggi Carlos Pellegrini), al civico 88, ove sarebbe rimasta per un lunghissimo periodo.

Il 9 giugno del 1881, Vicente Va divenne padre di Armando Esteban, il primogenito, al quale avrebbero fatto seguito nel tempo Ricardo, nato anch’egli a Buenos Aires il 5 agosto del 1883 e, infine, Clelia Luisa Natalia, venuta al mondo il 30 giugno 1889.

È solo grazie alla verifica effettuata sul database relativo al primo Censimento Nazionale che si tenne in Argentina nel 1895, che abbiamo appreso la circostanza secondo la quale, in Buenos Aires, il Carabiniere in congedo esercitò il mestiere di “Peluquero”, vale a dire “Parrucchiere”, mestiere che molto probabilmente aveva svolto a Milano sia prima che dopo aver militato nell’Esercito e nella stessa Arma dei Carabinieri Reali [4].

Ebbene, come hanno “riduttivamente” riportato entrambi le biografie prima citate, Primo Vicente Va fu un membro attivo nell’ambito della considerevole Comunità italiana trapiantata a Buenos Aires.

Sappiamo di certo della sua militanza in seno alla gloriosa “Società Reduci delle Patrie Battaglie”, fondata una prima volta attorno al 1870-1871, per poi essere ricostituita nel 1880, anche grazie all’opera del nostro uomo, sicuramente uno dei primi ex Carabinieri giunti nel Rio de la Plata in quel frangente storico.

Ma Vicente Va fu anche presidente di altri sodalizi, anche se per questo dato, purtroppo, entrambi i Dizionari non forniscono ulteriori elementi cognitivi.

Il patriota milanese Vicente Va, che il Dizionario Biografico edito nel 1899 definì: “vecchio soldato e del soldato ha la fierezza e la franchezza del carattere”, non avrebbe, tuttavia, fatto in tempo ad assistere a due venti straordinari: l’inaugurazione, in Piazza Italia, del monumento equestre in onore del Generale Garibaldi (che verrà inaugurato agli inizi di giugno del 1904), ma soprattutto il veder completata quell’unità Italiana alla quale aveva anch’egli contribuito vari decenni primi.

Medaglia ricordo dell’inaugurazione del monumento al Generale Garibaldi

La Medaglia d’Argento al Valor Militare, che così tanto onore e prestigio aveva portato alla Colonia d’Italia in Argentina, si spense, infatti, prematuramente nella sua città adottiva, la bellissima Buenos Aires, il 15 aprile del 1903, a molti anni di distanza, dunque, dallo scoppio di quella “Grande Guerra” che avrebbe finalmente apportato all’Italia le città di Trento e Trieste, per le quali si era tanto cospirato e combattuto.

NOTE

[1] Cfr. Dizionario Biografico degli Italiani al Plata, Buenos Aires, Edizioni Argos, 1899, p. 345.

[2] Cfr. Anna Maria Isastia, Il Volontariato Militare nel Risorgimento: la partecipazione alla guerra del 1859, Roma, Stato Maggiore Esercito, Ufficio Storico, 1990.

[3] Cfr. Dizionario Biografico degli Italiani al Plata, op. cit., pag. 346.

[4] Cfr. “Argentina. Censo Nacional 1895”, Seción 03, Subdivision 09, Ciudad de Buenos Aires, Capital Federal, f. 444-453.

*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza – Storico Militare

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