Di Marco Petrelli
PESARO. Il Tiro a Segno Nazionale (TSN) di Pesaro era gremito e non solo di tiratori. Appassionati di storia si sono infatti dati appuntamento per “Kalashnikov! AK47, AK74 e derivati”, evento che la rivista Storia Militare ha dedicato ad un’icona della Guerra Fredda: il fucile d’assalto sovietico AK47.
In collaborazione con il TSN e con l’Associazione d’arma I Verdi di Gorizia, Storia Militare ha condiviso con i partecipanti la conoscenza di un fucile che “non è un’arma ma un sistema d’arma, robusta, semplice, con i propri accessori da campo e con caricatori per ogni esigenza” come ha spiegato il ricercatore, autore e relatore Luigi Carretta, in concerto con il Direttore della rivista Stefano Bagnasco.
Tre gli esemplari che sono passati di mano in mano fra Bagnasco e Carretta: un AKM, un AKMs (calcio ripiegabile per carristi e paracadutisti) e uno Zastava M72/B1, versione jugoslava con calcio fisso e treppiede sfruttato anche come mitagliatrice leggera.
“Ed ecco a voi l’arma preferita dal nemico” ha scherzato Carretta, citando Gunny e mostrando il prodotto sovietico.
La battuta, che forse farà storcere il naso a qualche collezionista, ha voluto evidenziare l’assoluta semplicità costruttiva del Kalashnikov e, insieme, la sua resistenza a contesti climatici diversi: neve, polvere e a ogni situazione che potrebbe mettere in crisi armi più sofisticate e avanzate.
E che, proprio per questi motivi, è il fucile d’assalto in assoluto più diffuso al mondo, tanto da essere celebrato dal Mozambico nella sua bandiera di Stato.
La celeberrima arma sovietica è stata prodotta in molti Paesi sia del blocco socialista e delle Nazioni satellite dell’Unione Sovietica e usata direttamente da guerriglieri quali i mujaheddin afghani e i miliziani somali.
Nella sua attenta e lucida analisi, Carretta ha tenuto a sottolineare che le armi di provenienza mediorientale e del “Terzo Mondo” non sono per forza di minore qualità degli originali.
Un esempio, in particolare, lo Hakim (forse intendeva il Maadi AKM, essendo Hakim un fucile semiautomatico), copia egiziana dell’AKM che, secondo il relatore, è addirittura migliore di alcune produzioni russe.
La praticità, la sua duttilità hanno fatto del Kalashnikov strumento insostituibile negli anni tantoché, il più recente AK101, ne riprende fedelmente impostazione e meccanica.
Non solo. Durante i conflitti combattuti nell’ultimo mezzo secolo, i soldati delle Nazioni occidentali hanno saputo apprezzarlo ed adattarlo alle loro esigenze.
Carretta ha mostrato l’immagine di operatori speciali del MACV – SOG (Military Assistance Command, Vietnam – Studies and Observations Group) in Vietnam, con un AK47 che montava sotto la canna un lanciagranate statunitense, rammentando poi una sua chiacchierata con elementi delle Forze d’elite italiane che gli avrebbero confessato di preferirlo a più sofisticate armi occidentali.
Un evento intitolato Kalashnikov!, con un pubblico così interessato e con una location ad hoc non poteva che concludersi con una prova di tiro.
Abbiamo avuto l’opportunità di sparare qualche colpo.
Vi preghiamo però di non prenderci per “guerrafondai”: le armi, storiche ed attuali, vanno conosciute e raccontate per il loro ruolo nella società, nella geopolitica, nell’impatto che le loro produzione e diffusione hanno a livello nazionale e globale.
Conoscerle dunque sia per gli episodi che le hanno viste protagoniste, sia per la loro meccanica sia per “sentirle”.
Il Kalashnikov è davvero un’arma eccezionale: impugnando l’AKM con calcio fisso, spingendo in basso la sicura durissima come la forcella di un URAL o il cambio di una LADA Niva, sembra di salire sul treno della Storia e scendere tutte le fermate delle guerre che, dalla Corea ad oggi, hanno segnato il nostro passato ed il nostro presente.
E, a proposito di Storia, interessante l’osservazione del pubblico sul valore di quella militare oggi: apprenderla ed approfondirla come tessera del mosaico dell’identità e della cultura personali e collettive.
Osservazione davvero interessante e che ci sentiamo di condividere. Unico neo, il fatto di vivere in una società che si concentra su ciò che sembra opportuno raccontare.
E la Storia, come insegna Marc Bloch, è una scienza e va affrontata con approccio scientifico, senza tralasciare nulla anche quello che appare “meno bello” da narrare.
Chiusa parentesi, coloro i quali volessero approfondire la conoscenza dell’ “AK47 & Sons” possono fare due cose: procurarsi il dettagliato studio di Luigi Carretta su Storia Militare oppure, quando possibile, visitare quella che è una delle maggiori raccolte tecniche di armi storiche (perfettamente funzionanti) in circolazione: PMAL di Terni, di cui peraltro vi abbiamo già parlato.
O, ancora, (e ve lo consigliamo) continuare a seguire e a leggere Report Difesa!
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