Renegade UxS: la “Danimarca silenziosa” nella guerra dei droni

Di Giuseppe Gagliano*
Nel Nord della Danimarca, nella tranquilla Aabybro, è nata nel gennaio 2024 una piccola startup che sta lasciando un segno nel conflitto più tecnologico del nostro tempo: la guerra dei droni in Ucraina. Renegade UxS ApS è praticamente invisibile online, eppure il suo nome compare sempre più spesso nelle analisi degli addetti ai lavori. Il prodotto di punta è il Grungnir FPV, un drone di nuova generazione capace di volare in modalità “first person view”, guidato dal pilota come se fosse a bordo, ma supportato da algoritmi di visione artificiale che identificano automaticamente bersagli come carri armati e veicoli blindati russi.
Il valore aggiunto di Renegade UxS sta nella resistenza al jamming elettronico, la principale minaccia nel teatro ucraino, dove le forze russe hanno dispiegato una rete capillare di sistemi EW per disturbare e abbattere droni. Qui la tecnologia danese gioca la sua partita: droni più intelligenti, con navigazione autonoma e capacità di riconfigurarsi in volo, capaci di mantenere il collegamento anche sotto attacco. Dietro queste innovazioni ci sarebbero ex operatori delle forze speciali danesi – forse con esperienza nel Jaeger Corps – che partecipano a test e sviluppo, trasformando il know-how militare in soluzioni pratiche per il campo di battaglia.
Il logo dell’azienda danese Renegade UxS
La scelta della Danimarca di sostenere l’Ucraina non è solo politica, ma industriale. Il 5 settembre 2025 è stata inaugurata la prima linea di produzione di droni in Danimarca per conto di Kiev, passo che permette di aggirare le restrizioni sulle esportazioni e di garantire continuità nella fornitura. Non si tratta solo di FPV, ma anche di sistemi anti-drone e munizioni circuitanti, con piani di espansione a medio termine. A questa strategia si aggiunge il programma triennale da 2,8 miliardi di corone danesi per la ricostruzione e il potenziamento dell’industria bellica ucraina, incluso il sostegno legale per fabbriche di carburante missilistico sul territorio danese.
Dal punto di vista strategico, questo rende la Danimarca un hub europeo per l’innovazione militare legata ai droni. Aziende come Terma collaborano con startup ucraine per sviluppare intercettori autonomi, mentre Renegade UxS si concentra sull’offensiva: droni intelligenti, veloci, capaci di eludere la guerra elettronica. È un ecosistema che trasforma la rapidità di innovazione in un’arma, anticipando l’evoluzione del conflitto e adattandosi ai contromisure russe.
Sul piano geopolitico, Copenaghen assume un ruolo più assertivo all’interno della NATO. Non solo fornisce armi, ma diventa un moltiplicatore tecnologico per Kiev, riducendo la dipendenza ucraina da fornitori statunitensi e creando in Europa un polo di competenze difficilmente replicabile. Per Mosca, la crescente capacità di colpire in profondità con droni resistenti al jamming significa dover rafforzare ulteriormente la difesa aerea e la guerra elettronica, con costi crescenti e logoramento delle risorse.
L’elemento più interessante, però, è la discrezione: Renegade UxS mantiene un basso profilo, senza menzionare l’Ucraina sul proprio sito e presentando i suoi prodotti come soluzioni dual-use per sorveglianza e sicurezza. È la nuova frontiera della guerra industriale: aziende piccole, flessibili, integrate in filiere occidentali, che innovano rapidamente e alimentano il fronte ucraino senza clamore politico.
Se questo modello dovesse consolidarsi, vedremo emergere un’industria europea dei droni sempre più autonoma e integrata con la dottrina NATO. Un’industria capace di fornire a Kiev la superiorità tecnologica necessaria non solo per difendersi, ma per passare a un’offensiva più incisiva. Renegade UxS è un tassello di questa strategia: piccolo, silenzioso, ma con un impatto potenzialmente enorme sul modo in cui l’Europa combatte le guerre del XXI secolo.

*Presidente Centro Studi Cestudec

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