BALTICO: TEATRO OPERATIVO DOVE SI COMBATTE UNA BATTAGLIA SILENZIOSA, LONTANA DAI RIFLETTORI

Di Giuseppe Gagliano

TALLINN (ESTONIA). Nel Mar Baltico si sta combattendo una battaglia silenziosa, lontana dai riflettori, ma con conseguenze potenzialmente devastanti.

La mappa del Baltico

 

Negli ultimi mesi, un numero crescente di guasti a cavi sottomarini e gasdotti ha sollevato interrogativi sulle vere cause di questi episodi.

Le autorità ufficiali parlano di incidenti accidentali, ma il ripetersi di questi eventi e la presenza di imbarcazioni sospette nelle aree interessate fanno pensare a qualcosa di più preoccupante.

Dalla fine del 2023, almeno 8 cavi sottomarini e due gasdotti sono stati danneggiati in acque considerate strategiche per la sicurezza energetica e delle comunicazioni in Europa.

Tra gli episodi più recenti e significativi, quello di dicembre 2024 ha visto la rottura di un cavo dati tra la Svezia e l’Estonia.

Le indagini finlandesi hanno individuato due navi sospette nelle vicinanze: un’unità russa e una cinese, entrambe già note per manovre poco trasparenti.

Unità navali russe nel Baltico (Mil.ru) qualche anno fa

 

Solo pochi mesi prima, un gasdotto tra Finlandia ed Estonia era stato danneggiato, probabilmente da un’ancora trascinata da una petroliera legata alla cosiddetta flotta ombra di Mosca.

Nonostante l’aumento delle misure di sorveglianza da parte della NATO, il 26 gennaio scorso un nuovo cavo è stato spezzato tra la Lettonia e l’Isola svedese di Gotland.

Un’immagine dell’Isola svedese di Gotland

 

I Servizi segreti occidentali continuano a minimizzare, parlando di episodi accidentali dovuti all’intensificarsi del traffico marittimo.

Secondo alcuni esperti, però, si tratta di una visione miope. La presenza di navi sospette e il tracciamento satellitare che mostra movimenti anomali dovrebbero quantomeno sollevare dubbi.

Il fenomeno non è isolato: negli ultimi anni, le operazioni clandestine attribuite alla Russia sono aumentate, dalle incursioni informatiche agli incendi in stabilimenti industriali chiave per l’Europa.

I dati più recenti mostrano che nel 2024 il numero di guasti ai cavi sottomarini ha raggiunto livelli senza precedenti.

Sono stati registrati 46 casi, quasi il doppio rispetto alla media degli ultimi dieci anni.

La maggior parte di questi episodi viene attribuita a cause accidentali, come ancore trascinate e reti da pesca, ma resta un 20% di eventi per cui non è stata trovata alcuna spiegazione tecnica.

Il sabotaggio delle infrastrutture sottomarine rappresenta una forma di guerra ibrida estremamente efficace: è economico, difficile da attribuire e può avere conseguenze enormi sulle economie e sulla sicurezza nazionale.

Il caso del Nord Stream, i cui responsabili non sono mai stati ufficialmente individuati, dimostra quanto sia complicato attribuire con certezza simili attacchi e quanto sia conveniente per tutti i governi evitare risposte dirette.

Di fronte a questa escalation, la reazione degli Stati Uniti e della NATO appare sorprendentemente prudente.

L’amministrazione americana, reduce da un’elezione tesa e con il conflitto in Ucraina ancora in corso, sembra voler evitare di alzare il livello dello scontro con Mosca. Una posizione che rischia però di lasciare l’Europa esposta a un’offensiva silenziosa, fatta di azioni difficili da contrastare ma dagli effetti profondi.

Se questi eventi fossero davvero accidentali, le compagnie di navigazione sarebbero state chiamate a rispondere di danni per miliardi di euro. Invece, nessuna multa, nessuna inchiesta formale. Questo silenzio solleva più domande di quante ne risolva.

Alcuni elementi restano inspiegabili. Le coincidenze temporali tra i sabotaggi e le esercitazioni militari russe nel Baltico.

Le rotte anomale seguite dalle navi coinvolte nei sospetti. L’assenza di trasparenza sui dati raccolti dai sonar e dai droni subacquei dell’Alleanza atlantica.

Dettagli che suggeriscono un disegno preciso, più che una serie di incidenti casuali.

Il Mar Baltico è una delle aree più controllate al mondo, eppure gli attacchi alle sue infrastrutture continuano.

La fragilità di questi cavi, che trasportano informazioni e risorse vitali, è ormai evidente.

Il rischio è che, continuando a ignorare questi segnali, un giorno ci si trovi improvvisamente senza connessioni, senza energia e senza la possibilità di reagire. A quel punto, sarebbe troppo tardi per chiedersi se questi episodi fossero davvero accidentali.

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