Roma. Giovedì prossimo nell’aula Marconi del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) a Roma) si terrà una giornata dedicata alla divulgazione della ricerca sul mare, in collaborazione tra CNR, Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale dal titolo “L’Italia della ricerca per la crescita blù nel Mediterraneo”.

Un convegno del CNR sulla crescita blu nel Mediterraneo
L’evento è una delle iniziative previste dal protocollo d’intesa relativo alla partecipazione italiana all’Esposizione Universale di Dubai, sottoscritto dal CNR e dal commissario generale di sezione per l’Italia a Expo 2020 Dubai, Paolo Glisenti.
Sarà presentato il libro bianco Bluemed (Research and Innovation Initiative for Blue Growth and Jobs in the Mediterranean Area), elaborato da un ampio gruppo che coinvolge gli Enti di ricerca del MIUR, Università, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) e tutti i Ministeri con competenze marine.
“Il libro bianco – spiega Fabio Trincardi, direttore del Dipartimento di Scienze del Sistema terra e tecnologie per l’ambiente (CNR-DTA) – mira alla definizione di traiettorie future per una crescita sostenibile dei settori legati al mare, affrontando le complesse interazioni tra ricerca, settori privati e responsabili politici”.
In particolare l’indagine ruota intorno “a cinque driver – alimentazione, trasporti, turismo, energia, prodotti chimici e materiali – sviluppando un approccio scientifico che supporti i processi decisionali, promuova la cooperazione e la ricerca per aumentare la competitività, ampli le frontiere della conoscenza e sostenga soluzioni innovative”.
Bluemed evidenzia come “la Crescita Blu, una delle più impegnative sfide che i Paesi mediterranei sono chiamati ad affrontare, richieda azioni concertate a livello transnazionale e una visione olistica”, aggiunge Trincardi.
L’Italia è il secondo maggior produttore di pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero con quantità (249.500 tonnellate) pari a circa il 15% e un valore (oltre 750 milioni di euro) di circa il 29% del totale.
Per i porti del Mediterraneo transitano il 20% dei trasporti marittimi mondiali e il 25% dei traffici petroliferi, il solo sistema portuale italiano contribuisce al 2,6% del Pil nazionale con 11 mila imprese e 93 mila addetti, pur essendo negli ultimi 10 anni sceso dal primo al terzo posto in Europa per import-export.
Quali le soluzioni proposte dalla ricerca scientifica e dall’innovazione tecnologica in questo contesto? “Tra le altre, un approccio eco-sistemico della gestione della pesca per ovviare al problema dell’attuale sovra sfruttamento dell’85% degli stock ittici – aggiunge Trincardi – e lo sviluppo di sistemi di allevamento sostenibili, salubri e innovativi, poiché da questo settore giunge il 25% del pesce consumato, di cui è previsto il raddoppio in pochi anni.
Per i porti, invece, secondo il CNR è necessario promuovere la digitalizzazione della catena logistica e innovare la produzione e lo stoccaggio di energia. Il turismo può creare ulteriori pressioni sul sistema ambientale costiero del Mediterraneo, la cui popolazione in estate raddoppia e richiede l’integrazione delle vie navigabili e la gestione dell’impatto previsto per i prossimi anni.
Va infine evidenziata la crescita del settore dell’energia marina, una promettente risorsa capace di rispondere al fabbisogno di zone costiere ed insulari preservando l’ambiente.
“Ma il fronte di ricerca è amplissimo, basti pensare alle biotecnologie blu e al mare profondo, ancora in gran parte inesplorato ma già impattato da sversamenti inquinanti e accumulo di plastiche”, conclude Fabio Trincardi.
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