Di Giuseppe Gagliano*
KIEV. Nato a Kiev nel 1986, Kyrylo Budanov incarna il volto della nuova guerra ucraina: giovane, audace, e forgiato dall’esperienza diretta del fronte.

Dopo la laurea all’Istituto delle Forze Terrestri di Odesa, ha fatto carriera nelle unità speciali del GUR, il Direttorato principale dell’intelligence militare, distinguendosi nel Donbas a partire dal 2014.
Ferito più volte in missione, ha maturato una reputazione di combattente capace di unire coraggio e metodo, una figura che si muove tra l’azione diretta e la pianificazione segreta.
Le incursioni in Crimea, tra cui quella del 2016 contro un aeroporto militare russo, hanno cementato la sua fama di comandante operativo dal sangue freddo, capace di guidare missioni dietro le linee nemiche con risultati misurabili.
Il “maestro dei droni” e la rivoluzione tecnologica del GUR
Nominato da Volodymyr Zelensky nel 2020 a capo del GUR, Budanov ha trasformato un’agenzia tradizionalmente subordinata ai comandi militari in un centro di potere autonomo, un vero “Stato nello Stato”.

Sotto la sua guida, l’intelligence militare si è evoluta in un comando multidimensionale capace di coniugare spionaggio, guerra elettronica e operazioni cinetiche di precisione.
La sua intuizione è stata quella di puntare sulla superiorità tecnologica: droni, cyberintelligence e sabotaggi mirati.
I raid con UAV contro basi russe in Crimea e nel Mar Nero portano la sua firma.
Il suo GUR non osserva la guerra, la conduce in silenzio, colpendo infrastrutture e morale nemico, spesso anticipando l’azione dell’Esercito regolare.

Un Generale di intelligence che ispira la Nazione
Budanov non è un burocrate della sicurezza, ma un ufficiale sul campo.
Ha personalmente supervisionato scambi di prigionieri, missioni di salvataggio e operazioni di sabotaggio.
È stato tra i pochi, alla fine del 2021, a prevedere con esattezza l’invasione russa del 24 febbraio 2022, indicandone persino l’orario.
Da allora, la sua figura è diventata simbolo di resilienza e intelligenza strategica. Zelensky lo ha insignito del titolo di Eroe dell’Ucraina nel 2024, e secondo i sondaggi gode della fiducia del 59% dei cittadini, dietro solo al presidente e al Generale Zaluzhny.
Un consenso che alimenta ipotesi su un suo futuro politico, anche se Budanov si dichiara leale al Presidente.
La guerra del futuro: intelligence, tecnologia e guerra ibrida
Il capo del GUR non è solo un militare: è un teorico della guerra asimmetrica.
Formatosi anche sotto la supervisione della CIA nell’Unità 2245, ha compreso prima di molti che il conflitto del XXI secolo non si gioca solo con i carri armati, ma con i sensori, i dati e la capacità di disorientare il nemico.
Sotto la sua guida, il GUR ha catturato sistemi anti-drone russi e ha sviluppato piattaforme capaci di colpire oltre 1.000 chilometri all’interno del territorio russo.
L’uso massiccio dei droni kamikaze e l’intercettazione dei sistemi elettronici avversari fanno parte di una strategia di logoramento che erode la superiorità numerica di Mosca e porta la guerra nel cuore del nemico.
Un avvertimento al mondo occidentale
Budanov, pur fedele alla linea di Zelensky, ha espresso nelle sue ultime interviste una visione più ampia e inquietante: la guerra in Ucraina è solo il preludio di un confronto globale.
Ha denunciato il riarmo russo più ambizioso dai tempi sovietici – un piano da 1,2 trilioni di dollari entro il 2030 – e ha avvertito che Mosca potrebbe attaccare l’Europa nello stesso orizzonte temporale.
Nelle sue parole, la guerra è ormai un ecosistema permanente, alimentato dalla cooperazione tra Russia, Iran e Corea del Nord, che fornisce a Mosca droni, munizioni e tecnologia.
La sua analisi non è allarmismo: è un monito strategico a un Occidente distratto, incapace di comprendere che la deterrenza è tornata al centro della politica mondiale.
Il volto della nuova Ucraina
Budanov vive sotto scorta, ha sopravvissuto a diversi attentati, incluso un attentato con mina nel 2019, e mantiene un profilo pubblico misurato.
Ma dietro la disciplina militare emerge un messaggio politico preciso: l’Ucraina che resiste non è più solo una nazione, è un laboratorio della guerra moderna.
Nella frase pronunciata al Foglio – “Qui si fa l’Ucraina o si muore” – c’è la sintesi della sua dottrina: la libertà come obiettivo strategico, la sopravvivenza come metodo.
*Presidente Centro studi strategici (Cestudec)
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