Di Giuseppe Gagliano
BRASILIA. Un’ombra lunga si allunga sui rapporti tra Brasile e Paraguay, e ha il volto di un passato recente che non vuole svanire.
La notizia è di quelle che fanno rumore.
L’Agência Brasileira de Inteligência (Abin) avrebbe spiato le autorità paraguaiane durante il Governo di Jair Bolsonaro, con l’obiettivo di ottenere un vantaggio nei negoziati sull’energia di Itaipù, la diga binazionale che alimenta entrambi i paesi. A confermarlo è lo stesso Governo brasiliano, guidato oggi da Luiz Inácio Lula da Silva, che si ritrova a mani nude davanti a una crisi diplomatica non di sua creazione, ma che rischia di pagarla cara.

L’ex Presidente della Repubblica brasiliana Jair Bolsonaro
I fatti risalgono a un periodo compreso tra il giugno 2022 e il marzo 2023, quando gli agenti dell’Abin avrebbero messo sotto sorveglianza le comunicazioni ufficiali di Asunción.
L’intento? Scoprire le carte del Paraguay sulle tariffe dell’energia prodotta da Itaipù, un’infrastruttura strategica i cui frutti sono contesi da decenni. Il Brasile, che compra la maggior parte dell’elettricità generata dalla quota paraguaiana, avrebbe cercato di giocare d’anticipo. Peccato che lo abbia fatto violando ogni regola di buona vicinanza.
Il Paraguay non ha lasciato correre. Il ministro degli Esteri Rubén Ramírez Lezcano ha battuto i pugni sul tavolo, parlando di “attentato alla sovranità” e convocando l’Ambasciatore brasiliano per un confronto diretto.

Il ministro degli Esteri brasiliano Rubén Ramírez Lezcano
“La fiducia è stata spezzata”, ha tuonato, sottolineando come un’azione del genere richieda non solo chiarimenti, ma anche garanzie per il futuro. Il Governo di Santiago Peña si dice pronto a valutare ogni opzione, mentre i negoziati sull’energia – già complessi di per sé – sono stati messi in pausa.
A Brasilia, Lula cerca di spegnere l’incendio.

Il Presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva,
Il Ministero degli Esteri ha dichiarato che l’attuale Amministrazione non c’entra nulla con quanto accaduto, puntando il dito sul predecessore Bolsonaro.
Eppure, il fatto che lo spionaggio sia continuato fino a marzo 2023, ben tre mesi dopo l’insediamento del nuovo Presidente, solleva interrogativi. Possibile che nessuno si sia accorto di cosa bolliva in pentola all’Abin?
O che i vecchi schemi siano così radicati da sfuggire al controllo?
Bolsonaro, per ora, resta nell’ombra. L’ex leader di estrema destra, già alle prese con guai giudiziari per il tentato golpe del 2022, non ha commentato.
Ma il suo mandato sembra lasciare strascichi ovunque, e l’Abin è un capitolo a parte.
L’Agenzia, pensata per proteggere gli interessi nazionali, sotto di lui è diventata un’arma politica.
Le indagini della Polizia federale hanno già svelato come alcuni suoi membri abbiano usato tecnologie avanzate – come il software FirstMile di Cognyte – per spiare illegalmente oppositori e magistrati, in un’operazione nota come “Ultimo Miglio”. Ora, il Paraguay aggiunge un risvolto internazionale a questa storia di abusi.
Per Lula, la sfida è doppia: ricostruire la credibilità del Brasile all’estero e mettere un freno a un’intelligence che sembra aver perso la bussola.
Ma il tempo stringe, e il Paraguay aspetta risposte. Itaipù, con le sue acque che scorrono indifferenti, resta a guardare.
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