Brexit, mercoledì nuovo voto alla Camera dei Comuni. Si pensa di differire di 6 mesi il termine legale del 29 marzo

Di Pierpaolo Piras

Londra. Nel Regno di Elisabetta II crescono la confusione politica, l’incertezza per il futuro economico, la sterlina che perde costantemente con il dollaro e l’euro, l’inconcludenza nei rapporti parlamentari, la secessione di deputati dai rispettivi gruppi partitici, lo sterile ping pong di trattative con il Consiglio Europeo. E, non per ultima, la superficialità politica che ha caratterizzato l’attività dell’attuale Governo britannico .

Tutto ciò non sembra turbare il carattere riservato della premier inglese, Theresa May, che raramente svela le sue emozioni e debolezze.

La premier britannica Theresa May alla Camera dei Comuni

Sabato scorso, ad Oxford, , la May alla “National Conservative Convention” (una sorta di Parlamento interno del Partito Conservatore) ha confermato perentoriamente la propria volontà di realizzare la “Brexit” senza il passaggio per un secondo referendum, entro il 29 marzo prossimo, data di ultima scadenza per la fuoriuscita del Regno Unito, secondo il dettato dell’articolo 50 dello Statuto Europeo.

Queste affermazione sono state espresse ad orologeria dopo che ben tre ministri del suo Esecutivo – Greg Clark, Amber Rudd e David Gauke – avevano avvertito di voler ritardare il procedimento parlamentare di ritiro della Gran Bretagna previsto nelle prossime votazioni alla Camera dei Comuni, per prevenire una “disastrosa” rottura con l’Unione Europea, in assenza di un accordo preventivo (no deal) .

Mercoledì prossimo, alla Camera dei Comuni, è atteso un nuovo voto sulla “Brexit” dove i Conservatori potrebbero trovarsi in minoranza. Alla luce di tale preoccupante vuoto d’idee, va emergendo la necessità di differire, di ulteriori sei mesi, il limite legale del 29 marzo prossimo.

I problemi principali rimangono due. Il primo e più spinoso è rappresentato dal ripristino post-Brexit di un confine fisico tra le due Irlande, con il pericolo reale di ripresa del sanguinoso conflitto dei decenni passati.

Ancora tanta confusione su come gestire la Brexit

In secundis, la totale mancanza di accordi alternativi sugli enormi investimenti relativi alle tecnologie strategiche , specie in campo aeronautico civile e militare, affermabili solo in un ambito continentale.

A complicare il tutto, il Consiglio Europeo ha negato fermamente ogni garanzia legale ad accordi imperfetti da poter essere sfavorevolmente respinti dal voto del Parlamento Europeo.

La premier britannica, Theresa May ed il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore