CAMOUFLAGE: L’ARTE DEL MIMETISMO DALLA GRANDE GUERRA. LA STORIA DEL CAPITANO PITTORE SIMBOLISTA LUCIEN-VICTOR GUIRAND DE SCEVOLA

Di Paola Ducci*

PARIGI (nostro servizio particolare). Una sera d’inverno durante la Prima Guerra Mondiale, a  passeggio a Parigi, lungo il Boulevard Raspail a Montparnasse, Pablo Picasso  si trovò ad assistere a una parata militare.

Un modello di un posto di osservazione sezionato con un osservatore di artiglieria. Imperial War Museum

All’improvviso un gigantesco cannone dipinto in modo da risultare mimetizzato attraversò la strada e Picasso esclamò orgoglioso: “Siamo stati noi cubisti a fare questo!”.

Pablo Picasso

Era vero. Antesignano in tutto, Picasso già nel 1915, all’inizio della Grande  Guerra, aveva illustrato una teoria all’apparenza bizzarra, ma  certo puntuale: sosteneva infatti che, invece del classico grigio metallico, sarebbe stato opportuno dipingere i cannoni con colori vivaci come il costume  di Arlecchino, per meglio camuffarli nell’ambiente circostante giocando poi con le forme, proprio come nel costume a losanghe della maschera bergamasca.

Parlava  del camouflage, ovvero dell’arte mimetica in ambito militare.

Ma concretamente l’idea di nascondere cannoni e artiglieri sotto un telone dipinto con i colori del terreno venne a una recluta che da civile lavorava come decoratore.

L’idea risultò ottima perché  gli aeroplani, fatti alzare in volo appositamente per controllarne gli effetti, non scorsero nulla sotto la zona  di sorvolo se non uno spiazzo in apparenza vuoto.

Fu però un Capitano, il pittore simbolista Lucien-Victor Guirand de Scévola a intuire, dopo avere assistito di persona alla distruzione di un cannone individuato da perlustratori nemici, le potenzialità della mimetizzazione degli uomini e delle armi con l’ambiente.

Il Capitano pittore simbolista Lucien-Victor Guirand de Scévola

Ne parlò ai responsabili dello Stato Maggiore francese i quali, anche se scettici, nel febbraio 1915 gli misero a disposizione una squadra di 30 volontari.

Possiamo quindi dire  che  fu grazie  alle avanguardie che movimentavano in quel periodo la vita artistica di Parigi se  l’esercito francese fu il primo a istituire uno speciale reparto con il compito di occultare, per renderli invisibili agli occhi del nemico, mezzi e armi pesanti.

Nasceva così la Section de camouflage , di stanza ad Amiens e con al comando lo stesso Scévola.

I pittori cubisti furono i primi a essere chiamati nelle file dei camoufleurs, considerata la loro dimestichezza a giocare con forme, volumi e piani sovrapposti.

Entrarono nella Section  che giunse a contare fino a 13 mila addetti – Jacques Villon, fratello di Jacques Villon, André Dunoyer de Segonzac, il fauve Charles Camoin, André Mare e persino Braque fece parte della squadra.

Il Capitano, oltre ai pittori, chiamò presso di sé anche scultori e artisti di teatro, esperti questi nella creazione di false ambientazioni, trompe-l’oeil e trucchi di scena.

Tra le invenzioni di Scévola ci sono le postazioni di osservazione camuffate da alberi o i teli a rete per nascondere i nidi delle mitragliatrici: predisposti nel 1917, al termine delle ostilità se ne contavano sette milioni di metri quadrati.

L’esperienza francese fu trainante per gli eserciti degli altri Paesi belligeranti, che fondarono anch’essi  reparti di camouflage. Solomon J. Solomon, pittore della Royal Academy, istituì a Hyde Park, nel cuore di Londra, una scuola di camuffamento famosa per i finti alberi di metallo, realizzati per proteggere le vedette della Regina sul fronte francese.

Immagini di camouflage di navi

E fu un altro artista britannico, il riservista della Marina reale Norman Wilkinson, a inventare il cosiddetto camuffamento “Dazzle” il quale, grazie a un elaborato sistema di righe orizzontali, riusciva a nascondere alla vista – e ai periscopi dei sottomarini – le navi lungo la linea dell’orizzonte, tra le onde dell’oceano.

Gli Stati Uniti inaugurarono la “New York Camouflage Society” nella primavera del 1917 e nello stesso anno fu avviato anche in Italia il “Laboratorio di mascheramento”.

E tutto questo grazie al Cubismo e alle sue sperimentazioni.

Qualcuno scrisse in riferimento all’arte simbolista e cubista che: “Quei dipinti accusati di non assomigliare a niente, con la  guerra  furono i soli a essere capaci di assomigliare a tutto”.

*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa

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