Avellino. I Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Avellino hanno eseguito, oggi, 2 misure cautelari in carcere, emesse dal Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo.
Interessati dal provvedimento due persone che sono gravemente indiziate di aver fabbricato, portato in luogo pubblico e fatto esplodere, in concorso fra loro, per finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, un ordigno artigianale di “importante potenziale esplosivo” che ha causato un significativo danneggiamento al portone blindato del Centro per l’Impiego di Avellino.
L’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica di Napoli, è stata avviata nel maggio dell’anno scorso, a seguito della deflagrazione dell’ordigno artigianale.
Le investigazioni, quanto alla matrice eversiva dell’attentato, hanno evidenziato come gli indagati fossero simpatizzanti dell’ampia ed eterogenea realtà nazionale avversa ai provvedimenti restrittivi adottati dal Governo per fronteggiare l’emergenza sanitaria da COVID -19.
L’evento delittuoso si colloca quindi in un periodo storico di forti tensioni sociali caratterizzate da proteste di piazza e da iniziative di contestazione al potere statuale tanto a livello centrale quanto regionale.
A conferma di ciò, è stato accertato che gli indagati avevano aderito all’iniziativa, ascrivibile all’epoca al contesto dei “movimenti spontanei popolari” ed avente dimensione nazionale, di querelare l’ex presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte per i reati di “attentato contro la costituzione dello Stato, abuso d’ufficio e violenza privata” con riferimento all’adozione dei provvedimenti restrittivi in materia di emergenza pandemica.
Le investigazioni, particolarmente complesse e delicate, oltre ad evidenziare intenti “rivoluzionari” palesati dagli indagati nel corso di manifestazioni pubbliche organizzate nel territorio di Avellino, hanno dimostrato che gli stessi, nonostante alcune attività di perquisizione avessero disvelato l’esistenza dell’indagine, avevano pianificato un’ulteriore azione violenta, nei loro intenti ancora più pericolosa, che tuttavia non portavano a compimento.
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