Di Flavia De Michetti
Roma (nostro servizio). La prevenzione degli stati di disagio e la promozione del benessere dell’Arma dei Carabinieri è stato il tema di un convegno, tenutosi ieri a Roma presso la Scuola Ufficiali dell’Arma.
Nel corso della giornata di studio è sottolineata l’importanza che i Carabinieri danno alla gestione delle situazioni di emergenza, come la recente pandemia per il COVID-19.
E’ emersa, con chiarezza, quanto sia fondamentale poter contare su Carabinieri con un buon equilibrio psicologico.
Alla conferenza hanno partecipato i massimi esperti del settore, presentati dal Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Generale di Corpo d’Armata Teo Luzi, il quale ha introdotto l’argomento, reso ancora di più attuale dall’emergenza pandemica e dal conflitto in Ucraina.
Sono eventi che coinvolgono tutti noi, da un punto di vista geo-strategico e socioeconomico, generando nei cittadini paura e incertezza. In una sola parola il concetto di “solitudine”.
In tale contesto, si è sviluppata una maggiore consapevolezza delle relazioni umane e sociali. Si sono coltivati rapporti interpersonali di qualità e si è percepita la propria realtà sociale. Tutti coinvolti nelle dinamiche quotidiane del proprio lavoro.
DOVE NASCE IL DISAGIO E LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA DEL BENESSERE
Il disagio nasce nei luoghi di vita e servizio delle persone e va prevenuto proprio dove i cittadini vivono la loro quotidianità.
La qualità della vita dipende da numerosi fattori, sui quali a volte è difficile intervenire.
Si parla di attività di prevenzione (l’etimologia della quale, appunto, è “giungere prima”) e di promozione, che rappresenta uno dei concetti nuovi della realizzazione dell’individuo.
A queste due attività si aggiunge la maturazione di un approccio culturale, una consapevolezza condivisa, poiché sviluppare e diffondere una cultura del benessere ancora oggi è una sfida impegnativa.
È importante, dunque, assicurare il benessere dei lavoratori e garantire agli uomini in divisa la migliore qualità della vita, la quale non dipende esclusivamente dall’ambiente lavorativo, ma anche da altri fattori, che possono essere generali e individuali, in cui spesso è difficile, se non impossibile, intervenire.
La sicurezza del cittadino e il benessere del Carabiniere sono traguardi che si raggiungono tutti insieme, valorizzando le persone e il loro ruolo.
L’Arma si è sempre impegnata nella diffusione della cultura del benessere e della prevenzione.
IL CONVEGNO
Al convegno è intervenuto il sottosegretario di Stato Ministero della Salute, Pierpaolo Sileri, il quale ha specificato come si tenda a concentrarsi sulla malattia che ha come conseguenza il dolore fisico, senza considerare quella mentale ugualmente grave.
Se non vengono prevenuti, questi disturbi travolgono in maniera implacabile e la depressione ne rappresenta la forma più grave.
A questo scopo il Governo Draghi ha stanziato fondi economici , come ad esempio il bonus per lo psicologo.
È fondamentale prendere in carico l’individuo prima che il danno sia irreversibile e questo rappresenta un valore aggiunto.
In accordo con quanto detto, il sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, Niola Molteni ha sottolineato l’importanza dell’Arma come garanzia per il nostro Paese.
Difatti, se l’Italia ha sostenuto con grande capacità e perseveranza i momenti difficili che si sono presentati, garantendo il senso di coesione sociale tipico del nostro Paese, è proprio grazie ai medici e alle Forze di Polizia, le cui modalità sono tipiche dello svolgimento delle Forze dell’Ordine, che con grande senso di serenità ed equilibrio hanno contenuto la situazione pandemica.
Il Governo opera affinché i comparti della Sicurezza e della Difesa siano valorizzati nelle specificità delle Forze di Polizia.
A tal proposito, il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, David Lazzari , nel suo discorso ha contestualizzato il “benessere” come “buon funzionamento della persona”.
La psicologia, infatti, è interessata non solo al benessere dell’individuo, ma anche a quello della collettività.
Il contesto che ha caratterizzato gli ultimi due anni ha fatto emergere come l’attenzione al benessere dell’organizzazione aumenti il buon funzionamento della stessa.
Da un punto di vista scientifico, negli ultimi 20 anni alcune ricerche hanno restituito l’importanza dell’essere umano come un sistema complesso di processi tra loro connessi.
Per capire la relazione tra la funzione psicologica e il nostro funzionamento è stato condotto un esperimento che ha coinvolto un gruppo di studenti, sottoposti a prove che producono stress psicologico, durante le quali sono stati monitorati attraverso un fattore NF-kB che regola soprattutto problemi relativi all’infiammazione, legato allo stress, poiché elemento protettivo dell’organismo.
Dopo pochi minuti, nei corpi dei ragazzi si è presentata un’infiammazione.
Ognuno di loro hA presentato un diverso valore. da questo esperimento è scaturito che la differenza, che è stata rilevata nei giovani, è data dal modo in cui l’individuo affronta una determinata situazione.
La cura della salute è attenzione all’efficienza della situazione, la quale altrimenti tende a diminuire danneggiando la validità della performance.
L’importanza dell’aspetto della dimensione psicologica, dunque, dona all’essere umano un’identità.
Il Colonnello medico Ernesto Taraschi ha elencato tutti i protocolli che si stanno siglando in queste settimane.
Nelle determinanti della salute mentale intervengono anche fattori complessi (sociali, economici, politici) e, in questo senso, l’Arma si è mossa tempestivamente nella convinzione che, se non si tiene conto della salute, non è possibile garantire benessere al personale.
L’obiettivo principale è il benessere psico-fisico, raggiunto attraverso lo svolgimento di diverse attività.
Un primo intervento è stato quello del “Servizio di Psicologia Medica”, nel 2013 rinominato “Servizio di Psicologia”, il quale, durante la pandemia, ha svolto un ruolo fondamentale di prevenzione di emergenza nei confronti del personale di servizio e dei loro familiari, fornendo gli strumenti necessari per fronteggiare la situazione complicata.
Il Colonnello Taraschi ha analizzato, inoltre, la circolare 2018 (riguardo alle procedure di valutazione delle sofferenze comportamentali), importante perché aggiunge la figura del Comandante di reparto, il quale, a diretto contatto con il personale, intercetta per primo il disagio, risolve e rimuove le cause, facendo sì che non rientri nella sfera di carattere medico.
Tuttavia, esiste ancora il timore che rivolgersi ad un medico, ad uno psicologo per rappresentare i propri disagi sia un rischio per l’idoneità lavorativa.
A questo proposito la circolare dello scorso anno obbliga, in caso di problematiche psicologiche a rivolgersi ad un esperto.
Nel suo intervento il professor Pompili ha parlato del progetto “Help Line” che mira a prevenire le situazioni di disagio e ad aiutare chi combatte con la fragilità per aver perduto una persona cara.
Il disturbo psicologico appartiene alla nostra quotidianità e, a volte, il suicidio sembra essere la migliore soluzione per porre fine al dolore mentale (al quale contribuiscono sentimenti come paura, terrore, vergogna) divenuto ormai insopportabile.
Il professore ha parlato della “Signs of things to come”: tecnica dell’autopsia psicologica che può identificare, studiando la storia di chi si è tolto la vita, i segnali che precedono i disturbi che conducono al suicidio. Anche un piccolo gesto può fare la differenza.
“La prevenzione del suicidio riguarda tutti”, ha detto.
A questo si aggiunge un’ulteriore risorsa, come ha spiegato chiaramente Isabel Fernandez, rappresentante dell’Associazione Scientifica EMDR in Italia che contribuisce e collabora con le Istituzioni e le Forze dell’Ordine (in particolare i Carabinieri).
Secondo quanto illustrato dalla Fernandez trasformare in parole i pensieri, le emozioni e le sensazioni è un passaggio terapeutico per il nostro cervello.
Ogni operatore porta con sé una storia. Quello che rimane è il ricordo dell’esperienza ed è importante lavorare sui ricordi.
Le Forze dell’Ordine, anche se hanno una tolleranza al trauma più forte, possono sviluppare disagi mentali in conseguenza a guerre, aggressioni fisiche, rapimenti, attacchi terroristici, incarcerazioni e molto altro, andando a soffrire di un forte stress post-traumatico e ciò può accadere, non solo per esperienza diretta, ma anche venendo a contatto con persone traumatizzate.
Quando si verifica un evento traumatico le prime vittime sono coloro che hanno subito l’impatto. In secondo luogo i parenti e al terzo posto i soccorritori, il personale in prima linea che interviene.
Negli ultimi anni la letteratura scientifica ha conosciuto un grande sviluppo delle conoscenze, andando a migliorare non solo la salute mentale della singola persona, ma anche della famiglia e della comunità in generale.
Un concetto che ha sensibilizzato molto è quello di “accumulo a lungo termine”.
Anche se non è diagnosticato un disturbo è possibile avere qualche sintomo, sul quale è in ogni caso importante intervenire.
“Non sempre il tempo guarisce le ferite – ha aggiunto la dottoressa Fernandez – il cervello non sempre elabora ciò che è accaduto”.
Ciò che crea disagio, dunque, è il ricordo delle esperienze e su questo bisogna lavorare più che sul disturbo stesso.
È fondamentale, dunque, intervenire il prima possibile a medio e lungo termine per evitare la cronicità del problema.
Percorrendo i passi adeguati, i risultati sono evidenti e portano a una crescita sia dal punto di vista personale che professionale.
“Tuttavia, i sociologi sono più positivi rispetto agli psicologi” ha sostenuto il docente di Sociologia, Domenico De Masi, il quale ha tracciato un interessante e coinvolgente excursus storico-culturale, focalizzandosi sul benessere e la cultura organizzativa del lavoro del futuro (proiettato al 2030).
Si avrà, infatti, un tipo di lavoro destrutturato, un incremento della femminilizzazione, un aumento di tecnologia e di digitalità, oltre alla totale scomparsa del concetto di privacy.
Il convegno si è concluso con la partecipazione da remoto del professor Vittorino Andreoli, il quale si è concentrato sull’impegno operativo e le risposte psichiche del singolo e del gruppo.
Il nostro comportamento è lo specchio di come siamo e ci sentiamo e tutto questo è frutto di una dinamica.
La paura è qualcosa di cui si deve avere consapevolezza e che è all’origine di gran parte dei nostri comportamenti.
Esiste una teoria che mostra come all’inizio la paura sia qualcosa che conduca ai disturbi mentali.
È il caso, ad esempio, di chi ha paura della partecipazione sociale e di conseguenza diventa un asociale.
Alla paura si collega il termine di coraggio. “L’esistenza- ha aggiunto Andreoli – è lo sforzo di adeguare le caratteristiche individuali all’ambiente in cui viviamo, paure comprese”.
La fragilità, invece, è una caratteristica della nostra personalità che ci permette di sentire il bisogno dell’altro ed è la percezione della propria condizione esistenziale.
L’uomo ha dei limiti, tra i quali la fine del tempo, la morte, il dolore.
Pensando al servizio ordinario delle Forze dell’Ordine, vi sono consapevoli o inconsapevoli paure e attese che nell’esercizio dei propri compiti ci possano essere dei rischi.
La soluzione sta nella coesione e nella condivisione. La solitudine è un altro punto della dinamica che può portare a comportamenti difficili.
Non è più possibile che il singolo operi se non fuori dalla solitudine.
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