Carabinieri, operazione contro il caporalato nell’Agrigentino: 8 persone fermate

Agrigento, Le indagini dei Carabinieri di Agrigento hanno portato su disposizione della locale Procura della Repubblica al fermo di 8 persone sfruttamento del lavoro nelle campagne fra Agrigento e Licata.

L’intervento dei Carabinieri

L’indagine denominata “Ponos” è partita maggio scorso. Il Nucleo Operativo della Compagnia di Agrigento in sinergia con il locale Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro ha svelato l’esistenza di una complessa organizzazione che sfruttava lavoratori extracomunitari per lavori agricoli di vario tipo su tutto il territorio agrigentino e anche oltre.

Tutti gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al caporalato nonché dell’illecita permanenza dei lavoratori extracomunitari sul territorio nazionale.

Un fenomeno di caporalato, insomma, articolato e con una solida struttura verticistica, che vedeva come capi due donne di origine slovacca, madre e figlia.

E’ stata o ricostruito nel corso dell’indagine che tutto era iniziato con l’ingresso dei lavoratori, nella maggior parte dei casi ucraini, all’interno delle frontiere europee.

Le due donne e gli altri sodali, facendo ottenere ai futuri braccianti visti turistici che consentissero l’ingresso negli Stati ai confini orientali dell’Unione Europea, ad esempio la Polonia.

Aggiravano così i limiti alla libera circolazione posti dal Trattato di Schengen ed organizzavano il viaggio verso l’Italia utilizzando autobus vecchi ed angusti.

Una volta arrivati nell’Agrigentino, i circa 100 braccianti ucraini sono stati “ospitati”, pagando un affitto salato, presso diverse abitazioni messe a disposizione dai membri dell’organizzazione, pronti per essere sfruttati nei campi.

Le due promotrici e gli altri intermediari contrattavano a questo punto le prestazioni con i proprietari dei fondi e delle aziende agricole e una volta raggiunto l’accordo (ogni lavoratore “costava” circa 42 euro al giorno, e riceveva una paga corrispondente a meno di 3 euro all’ora) i lavoratori venivano trasportati, in condizioni di estremo disagio.

L’operazione dei militari dell’Arma

Le indagini hanno accertato che in alcuni casi sono state caricate 40 persone su un furgone. C’era a disposizione una vera e propria flotta di minivan e furgoni condotti dagli stessi caporali.

Nei campi i braccianti erano costretti a stare in piedi per ore, a sgrappolare l’uva o a cogliere pesche, senza poter fare pause o riposarsi, nemmeno sedersi su una cassetta di frutta.

Non avevano a disposizione alcun dispositivo di protezione ed erano esposti al forte caldo e all’umidità delle serre e alla pioggia battente senza poter trovare riparo, lavorando fra le 10 e le 12 ore al giorno, costantemente intimoriti e controllati dai caporali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Autore