Carabinieri: operazione “SKANDERBEG” a Catania. In manette 99 persone per reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti

Catania. Su delega della Procura Distrettuale di Catania, i Carabinieri del Comando Provinciale etneo con il supporto dei Reparti specializzati dell’Arma (Compagnia di Intervento Operativo del 12° Reggimento “Sicilia”, Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, Nucleo Elicotteri e Nucleo Cinofili), hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Catania, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia (DDA).

Operazione antimafia dei Carabinieri a Catania

L’operazione vede indagate 99 persone, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo e della finalità mafiosa e per detenzione illegale e porto di armi da fuoco.

Contestualmente è stato eseguito un altro provvedimento cautelare emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale per i Minorenni di Catania, su richiesta della competente Procura della Repubblica, nei confronti di 2 persone, di cui uno ancora minorenne, in ordine al reato di associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.

L’indagine, denominata “SKANDERBEG”, coordinata dalla DDA e condotta dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Catania Fontanarossa, ha consentito di disarticolare i diversi sodalizi criminali che gestivano 12 imponenti piazze di spaccio radicate nel popolare quartiere di San Giovanni Galermo, considerato una roccaforte storica del traffico e della vendita di stupefacenti nel capoluogo etneo.

I tempi di intervento sono stati particolarmente brevi in attuazione di un consolidato protocollo di indagini seguito dalla DDA per contrastare il fenomeno delle piazze di spaccio a Catania e che ha consentito di eseguire l’ordinanza cautelare nei confronti dei 99 indagati solo dopo pochi mesi rispetto alla condotta contestata (l’informativa finale è stata depositata a fine giugno 2019 mentre la richiesta di misura cautelare è stata depositata nel novembre 2019).

E’ emerso dalle indagini che le diverse organizzazioni che gestivano le piazze di spaccio godevano di una chiara autonomia sotto il profilo della competenza territoriale e della gestione organizzativa, ma agivano comunque sotto il diretto controllo del clan Nizza della famiglia di “Cosa Nostra” catanese, clan Santapaola – Ercolano, che imponeva ai “capi piazza” il rifornimento esclusivo dello stupefacente dal clan Nizza, nonché i costi e i quantitativi di stupefacente da acquistare.

Numerose le piazze di spaccio scoperte a Catania

Ciascuna piazza di spaccio veniva, infatti, gestita da un responsabile (il cosiddetto capo piazza) operante sotto la supervisione del noto pluripregiudicato Lorenzo Michele Schillaci, personaggio di notevole caratura criminale e già condannato per associazione mafiosa, il quale oltre ad imporre in modo esclusivo e continuativo la fornitura della sostanza stupefacente per conto del citato gruppo Nizza, dirimeva i contrasti interni ai gruppi (ad esempio in casi di “concorrenza sleale” per aver protratto l’attività di spaccio oltre l’orario consentito o per aver dirottato i clienti presso altra piazza di spaccio).

Le attività di video ripresa eseguite per ciascun gruppo hanno consentito, di volta in volta, di registrare centinaia e centinaia di cessioni giornaliere all’interno delle piazze di spaccio, ubicate in siti prestabiliti e organizzate imprenditorialmente con precisi orari di lavoro e turnazioni che coprivano l’intero arco della giornata.

L’indagine ha altresì permesso di accertare la disponibilità di armi da fuoco, anche da guerra, in capo ai gruppi organizzati pronte ad essere utilizzate in caso di richiesta di spedizioni punitive da parte del clan Nizza.

Inoltre in occasione dei festeggiamenti del 31 dicembre 2018, sono stati video ripresi i momenti in cui proprio Scillaci con Mario Maurizio Calabretta e Giambattista Spampinato, considerati entrambi responsabili di un’importante piazza di spaccio, esplodevano diversi colpi di arma da fuoco sia con kalashnikov che con una pistola, noncuranti, tra l’altro, della presenza di più persone, tra le quali un bambino, mentre il pusher della piazza continuava a spacciare ai clienti incuranti degli spari.

Le indagini sono state condotte dall’ottobre 2018 al maggio 2019, avvalendosi di attività tecniche di intercettazione e di videoripresa, e sono state riscontrate dalle dichiarazioni di due recenti collaboratori di giustizia: Dario Caruana e Silvio Corra.

Quest’ultimo, come spiegano dalla Procura catanese, in particolare, è quello che ha sostituito Schillaci come responsabile del clan Nizza, fornendo un rilevante contributo alla ricostruzione delle dinamiche mafiose.

Schillaci è stato arrestato l’8 novembre 2019 per porto abusivo di arma, ma nel corso della perquisizione sono stati rinvenuti e sequestrati 60 mila euro considerati dagli inquirenti provento dell’attività delle piazze di spaccio, la “carta degli stipendi”, la “carta delle estorsioni”,e la “carta delle piazze di spaccio”, tutte detenute dall’uomo, in quanto responsabile del clan.

Parte dei proventi delle piazze di spaccio servivano, infatti, anche al mantenimento delle famiglie degli affiliati detenuti.

In particolare nella “carta” venivano indicate le iniziali di 43 soggetti detenuti con accanto la somma spettante alla famiglia per un importo totale mensile di circa 42 mila euro.

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