Carabinieri: oscurati 102 siti Web che vendevano farmaci anti Covid illegali. Pugno duro contro il cybercrime farmaceutico

Roma. Continua, da parte dei Carabinieri del Comando per la Tutela della Salute, la lotta al cybercrime farmaceutico.

I Carabinieri dei NAS  impiegati in un’indagine

A conclusione di una mirata operazione di vigilanza telematica condotta in questo mese, nell’ambito della collaudata collaborazione tra i NAS e il Ministero della Salute, i militari della Sezione Analisi del Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute hanno eseguito 102 provvedimenti d’inibizione all’accesso (cosiddetto “oscuramento”) emessi dalla Direzione Generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Dicastero, su proposta del citato Reparto.

Interessati dal provvedimento 102 siti Web collocati su server esteri e con riferimenti di gestori non individuabili, sui quali venivano effettuate la pubblicità e l’offerta in vendita, anche in italiano, di svariate tipologie di medicinali che, in questi mesi, sono stati a vario titolo collegati all’emergenza COVID-19.

Con i provvedimenti eseguiti, salgono a 237 i siti oscurati dai Carabinieri per la Tutela della Salute nel corso di quest’anno. Ben 217 dei quali connessi con l’emergenza pandemica COVID-19.

Oltre a una serie di farmaci recanti varie indicazioni terapeutiche e soggetti a obbligo di prescrizione, nonché vendibili solo in farmacia da parte di farmacista abilitato, i Carabinieri del NAS hanno individuato l’offerta in vendita di medicinali che sostenevano di contenere i principi attivi soggetti a particolari restrizioni d’uso e sa pecifiche indicazioni d’impiego in relazione all’infezione da SARS- COV-2.

In particolare, l’attenzione sui è posata sull’antimalarico clorochina, in relazione alla quale, analogamente all’idrossiclorochina, l’AIFA il 22 dicembre scorso aveva pubblicato una scheda aggiornata contenente elementi utili a orientare la prescrizione e a definire un rapporto tra benefici e rischi sul singolo paziente.

Oltre alla clorichina, i siti pubblicizzavano gli antivirali lopinavir/ritonavir, di cui la medesima Agenzia regolatoria ha sospeso l’utilizzo off label al di fuori degli studi sperimentali clinici.

Presenti, sulle vetrine virtuali dei siti individuati, anche l’antivirale ribavirin, per il quale è stato autorizzato l’uso compassionevole limitatamente a pazienti ospedalizzati con difficoltà respiratorie legate al COVID-19, l’antibiotico azitromicina, rispetto al quale l’AIFA ha diramato una scheda che offre elementi necessari per una corretta prescrizione e per valutare il rapporto tra benefici e rischi sul paziente, nonché l’antinfiammatorio colchicina, oggetto di uno studio sperimentale nel trattamento del COVID-19.

I militari si sono imbattuti anche in altri medicinali contenenti rispettivamente l’antinfiammatorio indometacina, la cui assunzione fuori stretto controllo medico può cagionare gravissimi effetti collaterali e l’antivirale daclatasvir, offerto in rete nonostante l’EMA, a seguito del mancato rinnovo dell’autorizzazione all’immissione in commercio deciso dal titolare, ne abbia vietato l’uso in tutta l’Unione Europea.

L’incessante l’attività dei NAS in relazione all’emergenza sanitaria connessa con la diffusione dell’epidemia di COVID-19 e volta, oltre a mirati interventi sul territorio, al monitoraggio dell’offerta in vendita su Internet di medicinali, ha dimostrato, come già emerso in precedenti operazioni (da ultimo quella che ha portato all’oscuramento di due piattaforme che proponevano vaccini antinfluenzali e per il COVID-19), che il mercato virtuale veicolato dalla rete è diventato un’importante fonte di commercio e approvvigionamento di farmaci ad uso umano.

Si tratta di prodotti molto spesso non autorizzati, con claim accattivanti e asseritamente vantanti proprietà in grado di prevenire e curare diverse patologie, spesso facendo riferimento a presunti studi di sedicenti esperti, che espongono i cittadini a gravissimi rischi per la salute.

Particolarmente a rischio è quella ampia parte di persone che consulta liberamente il surface Web, ovvero la parte “in chiaro” e indicizzata della rete agevolmente accessibile e alla portata di tutti, che maggiormente si presta a raggiungere una platea pressoché illimitata di utenti costituendo, quindi, un grave fattore di pericolo rispetto al potenziale acquisto e alla conseguente incontrollata assunzione di farmaci di dubbia provenienza e distribuiti al di fuori dei canali e delle modalità autorizzate, che non rispettano i rigorosi standard di qualità, sicurezza ed efficacia previsti dalle vigenti disposizioni.

È, dunque, più che mai opportuno rinnovare, anche alla luce dell’avviata profilassi vaccinale per il COVID-19, l’invito ad attenersi solo alle indicazioni fornite dagli Organi ufficialmente preposti, consultando i relativi siti istituzionali e diffidando della presenza di offerte sul web di farmaci non autorizzati.

Va, infine, ribadito che la vendita e l’acquisto di “medicinali con obbligo di prescrizione” attraverso Internet, oltre ad essere vietati dalla normativa italiana, sono soprattutto estremamente pericolosi per la salute, non essendovi affatto contezza né della reale composizione degli stessi, né delle corrette modalità di produzione e conservazione, né degli effetti e delle reazioni che la loro assunzione può cagionare.

Va, dunque, ricordato che l’offerta in vendita e la pubblicità dei “medicinali senza obbligo di prescrizione” (SOP/OTC) possono essere effettuati on line solo attraverso i siti di farmacie ed esercizi espressamente autorizzati secondo quanto previsto dal decreto legislativo 24 aprile 2006 n. 219, il cui elenco è consultabile sul sito del Ministero della Salute (www.salute.gov.it), riconoscibili attraverso il previsto Logo Identificativo Nazionale che deve essere chiaramente visibile su ciascuna pagina del sito web dedicata ai medicinali.

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