Brescia. I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Brescia, nel corso della prima mattinata del 2 dicembre 2021, in Monza e in Cesano Boscone (MI), in applicazione di un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal Tribunale di Milano su richiesta della locale Procura della Repubblica, hanno tratto in arresto tre persone ritenute responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di corruzione, falso, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, indebita percezione del reddito di cittadinanza.
L’arresto delle tre persone – un uomo e una donna conviventi di origini comunitarie ed una donna italiana rispettivamente di 27, 26 e 48 anni – ha rappresentato solo la fase conclusiva di una articolata attività di indagine, condotta dai Carabinieri di Brescia e coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, che ha consentito di ottenere un importante quadro indiziario a carico degli indagati.
Le investigazioni sono state avviate dai militari della Compagnia Carabinieri di Brescia a seguito dell’analisi del contenuto degli smartphone dei due conviventi, nell’ambito di altra attività investigativa – conclusasi con il fermo di tre persone nel novembre 2020 – che li ha visti coinvolti a vario titolo nel reclutamento di giovani lavoratori stranieri, anche minorenni, che venivano poi costretti a lavorare incessantemente senza retribuzione, sotto minaccia e violenza fisica, all’interno di un terreno agricolo occupato abusivamente nella zona industriale di Usmate Velate (MB), in attività di raccolta, smaltimento e recupero per la rivendita di “pallet”.
I successivi approfondimenti – sempre condotti dai Carabinieri di Brescia sotto la direzione della Procura della Repubblica di Milano – hanno consentito di accertare che i due, destinatari di custodia cautelare in carcere, richiedevano ed ottenevano la concessione del beneficio del “Reddito di cittadinanza” in favore di loro connazionali del tutto inconsapevoli e peraltro privi di requisiti, riscuotendo personalmente le relative somme in danaro tramite le apposite carte.
A tal fine, corrompevano sistematicamente la 48enne italiana, destinataria invece della custodia cautelare agli arresti domiciliari, che, quale operatrice di sportello impiegata presso un ufficio postale del milanese, riceveva dagli stessi denaro o regalie varie quali t-shirt, profumi e prodotti alimentari, per compiere atti contrari ai propri doveri d’ufficio. In particolare la stessa, rivestendo la qualità di pubblico ufficiale nell’ambito dell’istruttoria per il rilascio delle cd. “carte reddito di cittadinanza”, riceveva dai due delle attestazioni di soggiorno permanente – relative ai futuri intestatari del beneficio – visibilmente contraffatte in quanto difformi dal modello originale previsto, attestando quindi falsamente la
regolarità della procedura e l’identità dei soggetti, ai quali peraltro consegnava materialmente le carte per la riscossione del beneficio (emesse da Poste Italiane all’esito di riconoscimento del beneficio da parte dell’INPS).
Le contraffazioni avvenivano tramite l’utilizzo di timbri e firme artefatti riconducibili all’Ufficio Anagrafe del Comune di Milano ed a dipendenti del Comune di Milano realmente esistenti e del tutto ignari.
La compiacente dipendente dell’ufficio postale inoltre, in accordo con gli altri due destinatari del
provvedimento cautelare, si avvaleva occasionalmente della “collaborazione” di un collega impiegato nel
medesimo ufficio, deferito in stato di libertà.
Complessivamente, i Carabinieri della Compagnia di Brescia hanno quantificato la truffa ai danni dell’Erario in un importo complessivo di 19.030,00 euro, prelevati in soli 7 mesi, tramite l’utilizzo di 16 “carte reddito di cittadinanza” ottenute illecitamente.
Sin dalle prime luci del mattino odierno, inoltre, i Carabinieri di Brescia effettuavano una lunga perquisizione all’interno delle abitazioni degli indagati e dell’ufficio postale in questione, grazie anche al supporto dei Carabinieri dei Comandi Provinciali di Milano e Monza Brianza.
Al termine delle attività, l’uomo e la donna di origine comunitaria venivano associati presso la casa
circondariale di Monza mentre la 48enne italiana veniva sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari presso il proprio domicilio nel milanese.
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