Messina. I Carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno eseguito, oggi, 2 ordinanze applicative di misure cautelari personali e reali, emesse dal GIP presso il Tribunale di Messina, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Messina, nei confronti di 33 persone.

Operazione dei Carabinieri a Messina
Tutte sono state ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, corse clandestine di cavalli, scommesse clandestine su competizioni sportive non autorizzate, maltrattamento di animali, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanze stupefacenti.
In esecuzione dei provvedimenti, 18 persone sono state associate in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 9 sono state sottoposte all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
Le misure cautelari si basano sulle risultanze acquisite dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Messina nell’ambito dell’indagine convenzionalmente denominata “Cesare”, concernente l’attuale operatività della famiglia mafiosa denominata “clan Galli”, operante nel rione “Giostra” di Messina e riconducibile a Luigi Galli considerato capo storico del sodalizio, la cui esistenza, negli anni, è stata riconosciuta in varie sentenze passate in giudicato.
L’indagine, basata anche sul contributo dichiarativo di un collaboratore di giustizia, ha consentito di individuare ulteriori 7 affiliati alla citata compagine mafiosa, ai quali è stato contestato il reato di partecipazione ad associazione mafiosa e di documentarne, fra l’altro, l’operatività con metodo mafioso, nell’organizzazione di corse clandestine di cavalli e nella gestione delle relative scommesse illecite, i cui proventi alimentavano le casse del sodalizio criminale.
Tale settore criminale è da sempre appannaggio della criminalità organizzata messinese, come accertato in passato in varie indagini.
Le investigazioni hanno fatto emergere il ruolo di un commerciante di prodotti ortofrutticoli e genero di Luigi Galli, rappresentante di spicco del clan sul territorio, in forza della fiducia accordatagli dal suocero che da anni è recluso in regime dell’articolo 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario.
Secondo quanto emerso dalle indagini il genero di Galli e i suoi sodali erano, fra l’altro, dediti all’organizzazione di competizioni clandestine di cavalli, da cui traevano ingenti profitti attraverso la gestione del correlato e proficuo business delle scommesse illecite.
Il gruppo criminale aveva base operativa presso un noto negozio di rivendita di frutta e verdura di proprietà dell’uomo, sito nel popoloso quartiere cittadino di Giostra, ove avvenivano anche le riunioni per organizzare le competizioni.
Alcuni sodali si occupavano di accudire e preparare i cavalli, sottoponendoli agli allenamenti e, grazie ad un veterinario compiacente, alla somministrazione illecita di farmaci per migliorarne le prestazioni, nonché provvedendo alla raccolta del denaro puntato dagli scommettitori e alla gestione dei successivi pagamenti.
Le corse clandestine si svolgevano nel corso della notte, in pochissimi minuti, su strade urbane ed extraurbane che venivano rapidamente chiuse al transito delle auto da gruppi di giovani a bordo di scooter e motocicli, con il fine di consentire il passaggio di cavalli e calesse e di rallentare l’eventuale intervento di pattuglie delle Forze di Polizia.
Le dinamiche che caratterizzano il controllo delle gare clandestine di cavalli ad opera della criminalità mafiosa, emergono proprio da un incontro tra il genero di Galli ed esponenti del clan Santapaola di Catania, finalizzato a dirimere una controversia relativa ad una corsa che il messinese considerava irregolare, in quanto truccata da una scuderia rivale di catanesi. .
L’operazione ha anche consentito di procedere all’arresto di numerose persone dedite alla distribuzione di droga di vario genere nella città di Messina, contestando il reato di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ad 11 indagati.
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