Carabinieri: Stazione di Monreale, i militari a fianco dei cittadini che vogliono un riscatto sociale dalla criminalità organizzata

Monreale (Palermo) – dal nostro inviato. Camminiamo per il centro di Monreale (Palermo).

Qui sono avvenuti, ai tempi in cui Cosa Nostra faceva sentire la “forza” delle sue armi numerosi omicidi di mafia.

La sera del 3 maggio 1980, il comandante della Compagnia Carabinieri Capitano Emanuele Basile dopo avere partecipato a un ricevimento organizzato dal Comune di Monreale al Palazzo di Città, in occasione della Festa del Santissimo Crocifisso, patrono della città, si unì alla tradizionale processione per l’omaggio della cittadinanza al simulacro di Cristo in croce.

Verso mezzanotte e mezza, mentre lo spettacolo pirotecnico era ancora in corso, Basile si avviò verso la Caserma con la moglie Silvana e la figlia Barbara di 4 anni che teneva in braccio.

In Corso Pietro Novelli, tra la folla, i tre furono però raggiunti da un killer, che sparò alle spalle del Carabiniere.

La moglie Silvana tentò di parare il colpo di grazia diretto al Capitano e si salvò per miracolo grazie a un’agendina 3×4 cm con una copertina d’argento massiccio regalatagli dal marito, dove il proiettile si conficcò.

L’assassino scappò in auto insieme a due complici.

Basile, ferito gravemente, fu trasportato d’urgenza all’ospedale di Palermo dove i medici tentarono di salvarlo con un delicato intervento chirurgico.

Ma invano. Morì verso le 2 di notte.

In ospedale accorse anche il magistrato Paolo Borsellino, a cui Basile aveva affidato l’ultimo rapporto.

Oggi una lapide lungo la strada ne ricorda il sacrificio.

La lapide che ricorda il sacrificio del Capitano Emanuele Basile, nel luogo in cui fu ucciso nel 1980

Il suo posto fu preso dal Capitano Mario D’Aleo. E il 13 giugno, a Palermo, insieme ad altri due colleghi Giuseppe Bommarito e Pietro Morici in Via Cristoforo Scobar fu ucciso da tre killer mafiosi mentre erano sull’auto di servizio.

Una lapide che ricorda l’omicidio del Capitano Mario D’Aleo da parte della mafia

Nella nostra passeggiata in compagnia del Maresciallo Maggiore Antonio La Rocca sono molte le attenzioni che i cittadini riversano sul comandante della locale Stazione dell’Arma.

Il Maresciallo Maggiore Antonio La Rocca, Comandante della Stazione Carabinieri di Monreale (Palermo)

Una Stazione che garantisce la sicurezza a circa 40 mila abitanti.

Ogni più piccolo particolare del controllo del territorio non sfugge al personale.

Il controllo del territorio dei Carabinieri

Nella nuova caserma poco distante dal centro della cittadina, è stata da poco istituita una sala protetta per le vittime di violenza di genere grazie anche al costante lavoro del giovane Maresciallo Rosaria Lupoli, che fa parte, insieme ad altri militari del Comando Provinciale, selezionati per particolari attitudini personali e professionali, della “R.A.CC -Rete Antiviolenza Carabinieri Di Palermo”, con il compito di affiancare i colleghi delle Stazioni Carabinieri della Provincia di Palermo nel complesso e poliedrico dialogo con le vittime di reati di genere.

In questa sala della Stazione Carabinieri di Monreale si ricevono le donne che denunciano casi di violenza di genere

Sono stati già trattati vari casi grazie all’aiuto degli psicologi. I motivi che per lo più prevalgono nella violenza di genere sono relativi alla gelosia.

La forte presenza dei militari dell’Arma è vista dalla gente come il rafforzamento della sicurezza, di sentire vicine le istituzioni nazionali in un’isola che, nel passato, ha cercato di alimentare movimenti indipendentisti che hanno “trescato” con Cosa Nostra.

“I cittadini – commenta il Maresciallo La Rocca – ci vogliono bene  perché siamo sempre vicino a loro. C’è, tra la gente di Monreale, un grande senso di riscatto, dopo gli efferati omicidi che hanno colpito l’Arma dei Carabinieri negli anni ‘80. E’ la voglia di riscatto dei cittadini che sono vicini alle istituzioni e che giornalmente dimostrano il loro affetto”.

I militari sono vicini alla gente a 360 gradi. In una realtà, come quella di Monreale composta da molte persone anziane, i Carabinieri nel lungo periodo di lock-down hanno aiutato, sostenuto questa parte della popolazione.

I Carabinieri sono stati vicino alla gente. Il loro compito è stato molto apprezzato.

In 40 anni, la criminalità organizzata ha cambiato “pelle”?

“Non ci sono più – spiega il Maresciallo La Rocca – come negli anni ’80 episodi eclatanti e la criminalità organizzata non ha più quella stessa visibilità di un tempo. Ora lavorano nel sommerso”.

Rispetto a prima, dunque, si percepisce una netta differenza. Ma i Carabinieri conoscendo le carte, gli atti processuali li sanno individuare ma i mafiosi riescano ancora a mischiarsi tra la gente.

I militari chiaramente continuano, giorno per giorno, nelle loro attività info-investigative.

E sempre riguardo alla nuova mafia, quanto le giovani generazioni sono un filo conduttore con le vecchie.

“Non sempre – risponde il comandante della Stazione di Monreale – i figli seguono i padri nelle attività criminali. Ma tanti altri restano legate all’antico”.

Il controllo del territorio è un altro compito quotidiano che il personale della Stazione porta avanti. Centro e periferia della cittadina sono monitorate, senza sosta.

Molte denunce che i Carabinieri ricevono sono relative alle frodi informatiche e ai cosiddetti “Codici rossi”, ovvero di reati commessi contro le donne e spesso contro i minori.

Nei prossimi mesi, i Carabinieri di Monreale intendono proseguire nel loro giro di conferenze, nelle scuole, sulla legalità, sull’ambiente per formare i cittadini del domani.

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