CARABINIERI: VIAGGIO A BOLOGNA, UNA CITTA’ CHE FECE RICCA L’EMILIA. MA OGGI VI PROLIFERA TANTISSIMA MICROCRIMINALITA’

BOLOGNA (dal nostro inviato). Ai tempi della scuola elementare ci hanno sempre insegnato due nomignoli per Bologna: la Dotta (per la sua più antica Università del mondo occidentale, nata nel 1088) e la Grassa (per la sua indiscutibile ottima cucina).

 

Piazza Maggiore di Bologna (Foto dell’autore)

 

Il terzo nomignolo, quello della Rossa completa questa brevissima introduzione che merita una spiegazione.

Rossa perché, come si può leggere sulle guide turistiche, se si sale in cima alla Torre degli Asinelli il particolare che prima balza all’occhio, sono le sfumature di rosso.

 

Le due Torri di Bologna (Foto del’autore)

 

Deriva tutto questo dall’uso del “mattone bolognese” che rappresenta la tradizione della muratura la quale nei secoli, soprattutto a partire dalla dissoluzione dell’Impero Romano, permane principalmente in quei territori che vanno dalla Romagna al Lazio.

Rossi sono i suoi chilometrici portici (molti in restauro) e i palazzi del bellissimo centro storico.

Ma oltre al rosso diciamo architettonico c’è anche quello, forse più conosciuto: il politico.

Una politica monocorde che ha reso questa bellissima città un “laboratorio chimico” dove una serie di elementi hanno provocato “un’esplosione” di insicurezza tra i cittadini.

Un’insicurezza che si riscontra in strada.

Prima di arrivare in città avevo pensato ad una Bologna diversa. Ricca ed elegante. Ma, purtroppo, è stato molto facile ricredermi.

Politiche troppo di manica larga hanno fatto sì che quella che prima era una Bologna “ricca signora che fu contadina. Benessere, ville, gioielli. E salami in vetrina” come cantava Francesco Guccini diventasse una città insicura.

Per dimostrare questo, basta girare un po’. E’ molto facile imbattersi infatti in chi, tra extracomunitari di colore, ti offre droga, in un’ora pomeridiana, in Piazza XX Settembre, a due passi dalla Stazione Centrale.

 

Stranieri in Piazza XX Settembre (Foto dell’autore)

Sono sempre lì a bighellonare. A bere, a giocare a carte e a spacciare.

Ma grazie ai cittadini che collaborano e al quotidiano, duro lavoro delle Forze di Polizia si mantengono alti i livelli di sicurezza e di protezione delle attività commerciali e della vita di bolognesi e di turisti.

A bordo delle Gazzelle del Nucleo Radiomobile felsineo, vivendo i turni 18-24, 24-6, è stato possibile conoscere una città ricca di cultura ma anche di microcriminalità e come detto prima di tanta droga.

Una Gazzella del Nucleo Radiomobile dei Carabinieri di Bologna (Foto dell’autore)

UN’ANALISI SULLA SITUAZIONE DELLO SPACCIO DI DROGA E DELLA CRIMINALITA’ DA STRADA

Sono 5 i tipi di droghe presenti nelle piazze di spaccio bolognesi: hashish, marijuana, cocaina, droga sintetica (quella cosiddetta dello stupro non è stata finora riscontrata) ed eroina.

Aumenta il consumo di cocaina

E se prima i militari dell’Arma monitoravano la situazione all’uscita delle discoteche, oggi, visto che la movida giovanile si è stanziata nelle vie limitrofe all’Università, ogni giorno, accendono i riflettori su queste strade.

Le vie della movida giovanile sono: Via del Pratello, Via Petroni, Via Zamboni, Piazza Verdi. Gli altri si incontrano nei locali vicino a Piazza Maggiore.

Il controllo del territorio, operato dalle Gazzelle dell’Arma nel cosiddetto turno in quinta, copre tutta la città che è stata suddivisa in 3 zone (centro, prima cintura urbana, ovvero fuori le mura, zona collinare, che è l’area residenziale).

Se volessimo prendere a prestito Napoli potremmo dire che la “Spaccanapoli” felsinea è Via dell’Indipendenza.  Al compimento della mezzanotte, ogni giorno, i settori ruotano tra le auto della Polizia di Stato e quelle dei Carabinieri.

Gazzelle dei Carabinieri in Via dell’Indipendenza (Foto dell’autore)

La richiesta di intervento, qui in città, è ancora divisa tra il numero 112 (Carabinieri) e 113 (Polizia di Stato). Infatti non è ancora attivo in Emilia-Romagna il numero unico di emergenza (NUE) 112.

Girando in città osserviamo che non esistono aree free crime se parliamo di strade o di orari. E’ così possibile essere rapinati, a tarda sera o di notte se si sbaglia strada, dei propri cellulari o dei propri averi. Uomo o donna che sia.

L’uso delle cosiddette armi improprie è comune. Stiamo parlando di coltellini (facilmente occultabili), di bottiglie rotte, di bastoni. Le vittime possono essere gli stessi stranieri. Come ci è capitato di vedere una sera, quando la Centrale ha ricevuto la chiamata dall’Ospedale Maggiore.

 

L’intervento dei Carabinieri all’Ospedale Maggiore (Foto dell’autore)

La nota diramata parlava di due stranieri che stavano protestando e molestando il personale sanitario.

Giunti sul posto, i Carabinieri hanno appreso che si trattava di due somali ai quali altri stranieri, picchiandoli, avevano rubato loro il telefono cellulare e altri beni. Entrambi i somali erano ridotti veramente male.

Un’altra area a rischio è anche il Parco della Montagnola, Piazza 8 Agosto, Piazza XX Settembre (con l’attigua Galleria 2 Agosto), Piazza Medaglie d’Oro (Stazione Centrale).

Il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza pubblica della Prefettura chiede sempre più un pattugliamento rafforzato.

Qui di giorno si possono incontrare stranieri provenienti da vari Paesi africani che stazionano sulla bellissima scalinata che conduce al Monumento dedicato all’8 Agosto 1848 (una data profondamente importante non solo per la storia di Bologna, ma in generale per quella del Risorgimento italiano. La data ricorda infatti la vittoriosa battaglia qui combattuta fra i cittadini e le truppe dell’Impero austriaco – https://nonocentenario.comune.bologna.it/769-2/#:~:text=L%278%20agosto%201848%20segnò,le%20truppe%20dell%27impero%20austriaco) oppure seduti alle panchine a bere, parlare, ad oziare.

 

Il monumento in ricordo dei fatti dell’8 agosto 1848 (Foto dell’autore)

O quelli di religione islamica a pregare all’aria aperta.

Islamici in preghiera all’aria aperta nel parco della Montagnola (Foto dell’autore)

 

Di sera il passaggio delle Gazzelle dell’Arma garantisce la sicurezza, ma la fioca luce dei lampioni copre spesso la commissione dei reati.

Oltre al Parco della Montagnola sistematici controlli vengono operati dai militari anche nei Giardini Margherita o nei giardinetti di quartiere di cui Bologna è ricca e dove si nascondono piazze di spaccio.

Un altro tema caldo che vede sempre gli stranieri protagonisti dei reati è quello delle violenze sessuali. Le vittime non hanno età.

Sui giornali bolognesi si parla ancora del caso del somalo accusato di violenza sessuale per avere aggredito una ragazza di 24 anni in zona universitaria la sera del 6 febbraio e di avere poi colpito a calci un’altra, intervenuta per salvarla.

In occasione dell’udienza di convalida del suo arresto operato dalla Polizia di Stato, il giudice per le indagini preliminari (GIP) ha disposto l’obbligo di dimora nel comune di Malalbergo, dove c’è un Centro di accoglienza straordinaria (CAS) di cui è ospite e l’obbligo di firma ogni giorno presso la Stazione dei Carabinieri di Altedo.

L’uomo, nel corso dell’udienza aveva dichiarato di essere ubriaco e di non ricordare nulla di quanto fatto. Indagini sulla presenza di alcol nel sangue, come riportano i giornali bolognesi, hanno confermato il suo stato di ebbrezza.

Controlli su strada operati dai Carabinieri del Radiomobile di Bologna (Foto dell’autore)

Il racconto delle ragazze agli agenti di avere subito violenza ha portato all’arresto del somalo.

Ma ci sono stati anche casi di stupri tra gli stessi sbandati che vivono in strada come quello che ha visto protagonista un marocchino che ha aggredito una clochard.

Le attività su strada dell’Arma prevedono anche posti di controllo in particolari orari della sera o della notte (e anche in particolari giorni della settimana) contro l’abuso di alcol.

Uno speciale strumento (per nulla invasivo) consente all’operatore di sapere se la persona alla guida abbia bevuto o meno. Si tratta di un pre test dove i vari colori segnalano l’assunzione più o meno alta di alcol (verde, verde lampeggiante, arancione, rosso e rosso lampeggiante). Qualora l’indicazione fosse di arancione o di rosso allora i militari utilizzano uno strumento più performante.

Con l’applicazione delle norme di rito.

Ci spostiamo, nel corso di un turno, verso la Bolognina (famosa per la celebre Svolta che portò il 3 febbraio 1991 allo scioglimento del Partito Comunista italiano e alla sua trasformazione nel Partito Democratico della Sinistra. Prese nome dalla sezione del PCI della Bolognina dove il 12 novembre 1989 il segretario Achille Occhetto fece l’annuncio di questo cambiamento).

Qui, raccontano le cronache cittadine che si tratta di una zona da non frequentare in orari notturni. Così come il Quartiere del Pratello dove nel periodo 2016-2018 alcuni gruppi di rom entrarono nelle case dei bolognesi, occupandole.

L’intervento dei Carabinieri dopo la segnalazione di un tentato furto su un’auto in sosta. Il militare ha in mano il sasso “corpo del reato” (Foto dell’autore)

Per un militare del Nucleo Radiomobile non ci sono soste. Giorni fa sono state arrestate 3 persone e denunciate altre 5, nell’ambito di una serie di controlli per evitare le occupazioni abusive e i furti all’interno delle abitazioni.

Sono stati arrestati un 19 enne tunisino per detenzione di droga ai fini di spaccio, resistenza a pubblico ufficiale e invasione di edificio e un 25 enne albanese insieme a una 24 enne italiana, entrambi noti alle Forze dell’Ordine, per tentato furto aggravato in concorso. Di notte, un Carabiniere fuori servizio ha dato l’allarme.

Stava seguendo un 25 enne e una 24 enne, i quali avevano appena perpetrato dei furti alle cantine di un condominio. Dopo pochi minuti i militari hanno fermato i due.

Perquisiti, hanno rinvenuto la refurtiva, successivamente riconosciuta dai proprietari delle cantine forzate, e degli arnesi da scasso.

Un altro intervento dell’equipaggio di una Gazzella invece, si è verificato alle 8 del mattino. Un cittadino ha segnalato che la porta d’ingresso di uno stabile in disuso in zona Arcoveggio era stata forzata e chiusa dall’interno con un catenaccio.

Al loro arrivo, i Carabinieri hanno trovato in una delle stanze 5 nordafricani, senza fissa dimora e noti alle Forze dell’Ordine. Alla vista dei militari, i soggetti hanno tentato la fuga ma sono stati immediatamente bloccati.

DENTRO CASA

L’intervento dei militari avviene anche perché persone segnalano studentesse universitarie un poco troppo chiassose per una festa. Ma basta un bel rimbrotto e l’identificazione delle stesse per far tornare tutto alla normalità.

Ma quello che però non è normale sono i tanti interventi per il cosiddetto “codice rosso”.  Liti in famiglia, tra coppie sono all’ordine del giorno anche a Bologna.

L’intervento dei Carabinieri consente di evitare la commissione di reati più gravi, dalle lesioni all’omicidio.

E grazie all’applicativo denominato SCUDO, entrato in funzione nel 2021, tutte le Forze di Polizia sono a conoscenza della singola storia.Questo applicativo è, infatti, nato per essere un supporto alla gestione delle attività di “Pronto intervento” per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni connessi alle violenze domestiche o di genere.

 

L’App Scudo in uso alle Forze di Polizia

SCUDO integra i sistemi operativi multimediali e informativi già in uso alle Forze di Polizia.

L’applicativo opera sul portale del Sistema informativo interforze che consente di evidenziare i precedenti interventi degli equipaggi nei confronti di vittime di lite, o di violenza, anche nei casi in cui non sia stata proposta denuncia o querela.

In particolare, attraverso la sua consultazione gli operatori delle Forze di Polizia possono avere contezza dei precedenti interventi sul medesimo obiettivo attraverso la consultazione di diverse chiavi di ricerca.

Gli equipaggi chiamati a intervenire possono utilizzare i tablet in dotazione, anche nelle fasi di primo intervento, per consultare e implementare le loro Banche Dati valorizzando i dettagli informativi disponibili per tutti gli operatori della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, per decisioni tempestive e sinergiche.

Gli interventi inseriti in SCUDO riguardano sia gli episodi rientranti nel cosiddetto “codice rosso” sia i fatti che, seppur non caratterizzati da particolari gravità o aggressività, come le liti verbali, attraverso una condotta abituale potrebbero assumere, in futuro, rilievo penale, come atti persecutori o maltrattamenti ai danni di familiari o conviventi.

Tutto questo consente di inserire e di valorizzare dati riferibili a situazioni di rischio, anche se, in costanza di intervento, non si configurino chiare ipotesi di reato.

L’applicativo mette a disposizione un patrimonio informativo sui precedenti esistenti nei conflitti di genere che si arricchisce e si aggiorna ad ogni intervento nel controllo del territorio.

SCUDO è nato uno specifico progetto elaborato dalla Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri.

E’ stato sviluppato dal Servizio per i sistemi informativi interforze della Direzione centrale della Polizia criminale, d’intesa con l’Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di Polizia.

Controlli su strada del Nucleo Radiomobile in orari notturni (Foto dell’autore)

A BORDO CON IL RADIOMOBILE

Si arriva in caserma prima dell’inizio del turno (0-6, 6-12, 12-18 e 18-24) per essere pronti, dopo la distribuzione del materiale in uso al personale costituito da tonfa, spay al peperoncino, una pistola PM 12 e una pistola Beretta S-92, alla partenza delle auto che saranno dislocate sul territorio assegnato.

Ogni militare ha anche in dotazione una body cam con la quale si possono registrare le attività operative. Una volta tornati in caserma le immagini vengono scaricate in un apposito server, gestito da figure responsabili individuate, per essere messe a disposizione della magistratura.

I rispettivi capo turno coordinano il lavoro delle pattuglie. La loro Gazzella è l’unica autorizzata a muoversi in tutti i settori di competenza.

Uno di loro è il Vice Brigadiere Mattia Ciaffoni che è andato sui giornali per avere salvato un’adolescente dal fiume Savena.

Del Nucleo Radiomobile agli ordini del Maggiore Alessio Perlorca fanno parte anche i motociclisti e le API (Aliquote di Primo Intervento) con un loro apposito equipaggiamento.

OMAGGIO AI CADUTI AL PILASTRO

Grazie all’equipaggio del Nucleo Radiomobile veniamo accompagnati al cippo al Quartiere del Pilastro, per rendere omaggio ai Carabinieri Caduti: Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Mitilini.

Una coroma d’alloro e un cippo in ricordo dei Carabinieri Caduti al Pilastro nel 1991 (Foto dell’autore)

Era il 4 gennaio 1991, quando intorno alle ore 22.00, nel Quartiere Pilastro una pattuglia dell’Arma fu colpita da armi da fuoco.

Ricordano le cronache che la banda si trovava in quel luogo per caso, essendo diretta a San Lazzaro di Savena per rubare un’auto. All’altezza delle Torri, in Via Casini, l’auto della banda fu sorpassata dalla pattuglia dall’Arma.

La manovra fu interpretata dai criminali come un tentativo di registrare i numeri di targa e pertanto decisero di uccidere i tre militari. Dopo averli affiancati, Roberto Savi esplose alcuni proiettili verso i militari, sul lato del conducente Otello Stefanini.

Seppure colpito duramente, Stefanini cercò di fuggire, ma andò a sbattere contro dei cassonetti della spazzatura. In breve tempo l’auto dei Carabinieri fu investita da una pioggia di proiettili.

Gli altri due militari riuscirono a uscire dall’abitacolo e a rispondere al fuoco, ferendo tra l’altro Roberto Savi.

La potenza delle armi utilizzate dalla banda però non lasciava speranze ed entrambi i Carabinieri che caddero feriti sull’asfalto. Furono assassinati con un colpo alla nuca.

Il gruppo criminale si impossessò anche del foglio di servizio della pattuglia e si allontanò dal luogo del conflitto a fuoco.

La Uno bianca sulla quale viaggiavano gli assassini fu abbandonata a San Lazzaro di Savena nel parcheggio di Via Gramsci e incendiata. Uno dei sedili era sporco del sangue di Roberto Savi, rimasto lievemente ferito all’addome durante il conflitto a fuoco.

Il fatto di sangue fu rivendicato dal gruppo terroristico “Falange Armata“. Tale rivendicazione fu però ritenuta inattendibile, in quanto giunta dopo il comunicato dei mass media.

In questo link: https://pilastro2016.files.wordpress.com/2017/01/pilastroricostruzioneeprimeindagini.pdf è possibile avere una conoscenza più approfondita anche delle indagini della magistratura.

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