Barcellona. La Polizia nazionale vigila sul Tribunale di Barcellona. Si teme, infatti, che se domani dovesse essere proclamata l’indipendenza dalla Spagna, l’edificio potrebbe essere fatto oggetto di attacchi o soppresso. Otto furgoni della Polizia nazionale sono stati parcheggiati nella parte posteriore dell’edificio, mentre davanti ad una delle porte laterali ci sono vari veicoli dei Mossos.
Intanto, il vicesegretario per la Comunicazione del Partito popolare, Pablo Casado ha lanciato un duro monito al presidente catalano Carles Puigdemont avvertendolo che se dichiara l’indipendenza rischia di finire in carcere come il suo predecessore Lluis Companys che tentò di proclamarla nel 1934.
Una dichiarazione che durò solo poche ore e venne soffocata dall’Esercito spagnolo. Companys ed i suoi ministri vennero arrestati e condannati al carcere. Companys fu arrestato per ordine del Presidente della II Repubblica dell’epoca, Niceto Alcalá Zamora ed incarcerato in una nave prigione di fronte alla costa di Barcellona.
Companys, nell’ottobre 1940 fu fatto fucilare da Francisco Franco nel castello di Montjuïc, a Barcellona. Nel 1934 fu il incaricasto di fermare l’esponente indipendentista il capitano generale Domingo Batet. Il quale poi fu fatto fucilare da Franco.
Il Partito popolare di Mariano Rajoy è pronto ad usare tutti gli strumenti a sua disposizione, dalla Costituzione al Codice penale che stabilisce 15 anni di carcere per sedizione e 25 per ribellione. Ma Ma anche alla forza per impedire che la Catalogna si stacchi dal resto del Paese.
Intanto, il commissario dei Diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks ha chiesto inchieste tempestive, indipendenti ed effettive su tutte le denunce contro la Polizia per la cattiva condotta e l’uso sproporzionato della forza durante il voto per il referendum del 1° ottobre. Nella missiva, inviata il 4 ottobre, ma resa nota solo oggi, Muizniks afferma di aver ricevuto “rapporti su un uso sproporzionato della forza da parte della Polizia su manifestanti pacifici e persone che conducevano azioni di resistenza passiva sia attorno che all’interno dei luoghi dove erano in corso le votazioni”.
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