CIMIC, una più stretta collaborazione civile e militare per rispondere alle varie minacce

Di Andrea Gaspardo

Oderzo (Treviso). I comandanti delle Unità specializzate in Cooperazione Civile-Militare (CIMIC – Civil Military Cooperation) si sono incontrati, ieri ed oggi, ad Oderzo (Treviso) per il 10° Forum Internazionale di settore,

L’evento ha riunito 49 comandanti delle unità, sia appartenenti ai Paesi della NATO che non, alla cosiddetta “Partnership for Peace” (PfP) oltre a specialisti del settore provenienti da 19 Paesi.

L’indirizzo di saluto del Generale di Brigata, Francesco Bindi

Oggetto della discussione della conferenza di quest’anno è stata la cooperazione civile-militare nell’ambito delle cosiddette “Operazioni Articolo 5”, ossia quelle azioni intraprese dai Paesi dell’Alleanza Atlantica in termini di difesa collettiva e di attacco armato oltre alle nuove minacce rappresentate dalle diverse forme della cosiddetta “Guerra Ibrida”.

Hanno preso parte alla conferenza, come relatori, il generale Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore della Difesa ed attuale vice presidente dell’Istituto Affari Internazionali (IAI) ed il generale Toon van Loon, già comandante del 1° German/Dutch Corps e con pluriennale esperienza nei vari comandi NATO.

il Generale Camporini durante il suo intervento

La conferenza ha permesso ai partecipanti di focalizzare l’attenzione su alcune tematiche di primaria importanza nel mondo contemporaneo. Anzitutto, la collaborazione esistente tra mondo civile e militare, soprattutto nelle aree di crisi.

E’ necessario, infatti, che le Forze militari NATO abbiano a disposizione nuovi elementi, sia a livello dei quadri che a livello di truppa, conoscano profondamente i costumi, le tradizioni, la cultura e, più in generale, l’ambiente in cui si deve operare al fine di sviluppare la capacità di interagire con le molteplici e diversificate entità civili e con le autorità ed i “potentati” locali.

La necessità della presenza di questi elementi è diventata ancora più impellente con l’esperienza in Afghanistan, dove le Forze NATO hanno dovuto adattarsi ad operare in un ambiente totalmente estraneo, cercando di costruire delle sovrastrutture amministrative in un Paese assolutamente non preparato ad accoglierle.

Un altro teatro che ha reso palesi le debolezze dell’approccio della NATO come “connettore” per la società civile locale é stato il Kosovo. A 18 anni dalla fine della guerra che ha devastato quel territorio, la società kosovara resta ancora profondamente divisa al suo interno e la NATO non é riuscita a stimolare un dialogo tra le parti; il risultato é che la missione militare della NATO da “temporanea” é diventata “perpetua”.

Tuttavia é sbagliato ritenere che la missione della CIMIC si esaurisca nei teatri di crisi. Da molto tempo infatti, il cosiddetto “fronte domestico” ha assunto la stessa importanza di quello di battaglia. Se il compito di vincere il supporto dell’opinione pubblica spetta in realtà alla politica – e, per questo, esula dalle competenze della CIMIC -, la sinergia tra modo civile e militare si declina nella formulazione di chiari indirizzi strategici senza i quali ogni avventura militare diventa pericolosa.

Proprio per questo, il dialogo tra autorità civili e militari deve essere sempre costante, perché nelle democrazie occidentali il supporto del pubblico non può mai essere dato per scontato. Non solo, ma entità una volta assenti dal panorama internazionale come le Organizzazioni Non-Governative (ONG) sono diventate a tutti gli effetti degli attori comprimari negli scenari di crisi e, spesse volte, i contatti che esse possono vantare a livello politico e di società civile sono notevoli.

Gli stessi strumenti di coercizione sono cambiati ed oggi abbracciano settori apparentemente non collegati con quello militare come l’informazione (fake news), il cyberspazio, i sistemi legali, il commercio internazionale, il settore bancario e via dicendo.

Tale “anarchia sistemica” fa sì che i confini del “campo di battaglia” oggi siano assai nebulosi tanto da risultare quasi invisibili. Il primo passo per affrontare tali minacce è quello di “immaginarle” e “studiarle” con un approccio intellettuale di ampio respiro che convogli le energie tanto del mondo civile quanto di quello militare verso un percorso il quanto più armonico possibile.

Sono tutte sfide alle quali la CIMIC sarà chiamata a rispondere sempre più in futuro ed il nostro paese potrà svolgere in questo campo un ruolo di prim’ordine dato che proprio qui in Italia é acquartierato uno dei pochi comandi dedicati proprio all’universo CIMIC.

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