Di Giuseppe Gagliano
PECHINO. Hu Shisheng, ricercatore senior presso il China Institutes of Contemporary International Relations (CICIR), è una figura che sfuma i confini tra Accademia e Intelligence.

Hu Shisheng,
Affiliato a un think tank legato al Ministero della Sicurezza dello Stato cinese (Guoanbu), Hu si è imposto come una delle menti più influenti nella definizione della strategia di Pechino in Asia meridionale.
Ma chi è davvero questo accademico, e quanto pesano i sospetti che lo dipingono come un maestro di spionaggio sotto copertura? A pochi mesi dal rifiuto del visto francese che lo ha escluso da un seminario su Tibet a Parigi, la sua storia merita un’analisi più approfondita.
Un visto negato e un segnale forte
Lo scorso autunno, le autorità francesi hanno bloccato l’ingresso di Hu Shisheng nel paese, un episodio datato 30 settembre 2024 che ha fatto scalpore nei circoli diplomatici.
Ufficialmente, Hu avrebbe dovuto partecipare a un evento accademico organizzato a Parigi, ma i servizi di sicurezza transalpini hanno visto in lui qualcosa di più di un semplice studioso.
I legami del CICIR con il Guoanbu, l’apparato di Intelligence cinese, hanno alimentato i sospetti che Hu potesse rappresentare una minaccia per gli interessi nazionali francesi, soprattutto su temi sensibili come il Tibet.
Il rifiuto del visto non è stato un caso isolato, ma un riflesso della crescente diffidenza europea verso i ricercatori cinesi affiliati a istituzioni vicine al governo di Pechino.
Non è la prima volta che Hu attira l’attenzione internazionale.
Nel 2020, un’analisi da lui firmata sul conflitto di confine tra Cina e India, circolata anche su piattaforme come X, aveva colpito per la sua profondità. Intitolata “La logica comportamentale della diplomazia dura dell’India verso la Cina”, il testo mostrava una conoscenza dettagliata delle mosse di Nuova Delhi, suscitando interrogativi sulla provenienza delle sue informazioni.
Per molti, era la prova di un accesso privilegiato a dati sensibili, un’ipotesi che il suo ruolo al CICIR non fa che rafforzare.
La mente dietro la strategia regionale
Direttore dell’Istituto di Studi sull’Asia Meridionale presso il CICIR, Hu Shisheng ha dedicato la sua carriera a decifrare le dinamiche di potere tra Cina, India, Pakistan e Afghanistan.
I suoi studi e interventi pubblici lo presentano come un difensore degli interessi cinesi nella regione, spesso con un linguaggio che oscilla tra rigore accademico e retorica di Stato.

La regione himalayana del Ladakh molto importante per le relazioni India-Cina
In un’area cruciale per la Belt and Road Initiative per il controllo dell’Himalaya, Hu appare come una figura centrale nel disegno di Pechino di espandere la propria influenza, in competizione diretta con l’India e gli Stati Uniti.
Ma il suo ruolo è davvero quello di un “architetto” strategico, o è solo un accademico i cui legami istituzionali lo rendono un facile bersaglio? Il CICIR opera in una zona grigia: ufficialmente un think tank, ma con una storia di collaborazione con l’intelligence cinese.
Questa ambiguità rende complesso distinguere il lavoro di ricerca di Hu da eventuali attività più opache, alimentando le teorie che lo vedono come un anello di congiunzione tra accademia e spionaggio.
Influenza e sospetti
L’Asia meridionale è un teatro geopolitico chiave per la Cina, e Hu sembra occupare una posizione privilegiata in questa partita.
La recente pressione di Pechino sul Pakistan per rafforzare la protezione militare degli interessi cinesi – riportata il 15 novembre 2024 – suggerisce una strategia assertiva in cui figure come Hu potrebbero avere un ruolo di guida, anche se non diretto.
Allo stesso modo, il suo interesse per il Tibet, evidenziato dal tentativo di partecipare al seminario parigino, lo collega a un dossier che resta un nervo scoperto nelle relazioni sino-occidentali.

il Tibet è un nervo scoperto delle relazioni tra Cina e Occidente
Il rifiuto del visto da parte della Francia non è stato solo un incidente diplomatico, ma un messaggio: l’Europa sta alzando la guardia contro l’influenza cinese, e Hu ne è diventato un simbolo. Eppure, le prove concrete di un suo coinvolgimento diretto in attività di intelligence restano elusive, lasciando spazio a speculazioni più che a certezze.
Tra verità e narrazione
La figura di Hu Shisheng solleva interrogativi complessi.
È un accademico strumentalizzato dal Guoanbu, o un agente che usa il CICIR come facciata? La sua influenza sull’Asia meridionale è reale, o è amplificata da una narrazione occidentale che tende a vedere minacce ovunque?
Quel che è certo è che il suo profilo incarna le tensioni di un’epoca in cui la Cina cerca di ridefinire gli equilibri globali, mentre l’Occidente risponde con diffidenza crescente.
Per ora, Hu continua il suo lavoro tra le mura del CICIR, lontano dai riflettori che lo scrutano. Ma in un mondo di ombre, la linea tra studioso e stratega resta sfumata, e la sua storia è destinata a rimanere al centro del dibattito geopolitico.
©RIPRODUZIONE RISERVATA