Di Chiara Cavalieri*
GAZA. Un rapporto pubblicato dal sito israeliano Globes ha rivelato che la Cina sta muovendo i primi passi per inserirsi economicamente nella Striscia di Gaza, sfruttando la cooperazione strategica con l’Egitto come canale privilegiato per partecipare al processo di ricostruzione post-bellico.
Secondo l’inchiesta, redatta dal giornalista Dean Shmuel Alms, documenti interni delle Nazioni Unite mostrano che aziende cinesi hanno già iniziato a prendere parte alle gare d’appalto dell’UNOPS (Office for Project Services), l’Agenzia incaricata di gestire parte dei progetti di ricostruzione.

Una delle offerte vincenti è stata presentata dalla società Haika, con sede a Qingdao, specializzata originariamente nella produzione di sistemi di refrigerazione. L’azienda si è aggiudicata la fornitura di edifici prefabbricati per Gaza, con un prezzo inferiore del 50–60% rispetto ai concorrenti.
Una strategia di penetrazione economica aggressiva
Il fatto che Haika non operi nel settore edile tradizionale ha sollevato diversi interrogativi tra osservatori israeliani e internazionali. Secondo Globes, questa mossa riflette una strategia cinese mirata a penetrare mercati strategici grazie a una forte concorrenza sui prezzi, offrendo prodotti e servizi a costi estremamente bassi per acquisire rapidamente fette di mercato e posizionarsi nei grandi progetti di ricostruzione.
La ricostruzione della Striscia di Gaza, devastata da anni di conflitti, rappresenta un affare stimato in circa 70 miliardi di dollari — una cifra che ha attirato l’interesse di diversi attori internazionali. Secondo il rapporto, Pechino avrebbe individuato in questa ricostruzione un’opportunità economica e geopolitica di primo piano.
Il “canale egiziano” e l’influenza politica
Nonostante la Cina mantenga una posizione ufficialmente prudente e silenziosa sul conflitto israelo-palestinese, il rapporto di Globes sostiene che Pechino abbia trovato una sorta di “porta sul retro” per entrare nella Striscia, appoggiandosi a reti di influenza egiziane.

Tra i nomi citati emerge quello dell’imprenditore Ibrahim al-Arjani, figura di spicco nel panorama economico e della sicurezza egiziana, che avrebbe facilitato — secondo le fonti israeliane — l’ingresso delle merci cinesi nel territorio palestinese.
Tuttavia, il rapporto sottolinea che non sono state fornite prove documentali a sostegno di tali affermazioni.
Nato a Sheikh Zuweid, nel Sinai settentrionale, nel 1977, Al Organi ha studiato Agraria e ha successivamente fondato Sons of Sinai ad Arish, dando vita a un impero economico diversificato a sostegno dell’economia egiziana.
Attraverso la Sinai Foundation for Good and Economic Development, si concentra sull’assistenza alla comunità, tra cui istruzione, assistenza sanitaria e sviluppo economico.
L’obiettivo principale è migliorare le condizioni di vita della popolazione locale del Sinai attraverso interventi mirati e sostenibili, che favoriscano l’accesso all’educazione, potenzino i servizi sanitari e stimolino la crescita economica.
Questa iniziativa non solo rafforza la coesione sociale e riduce l’emarginazione, ma contribuisce anche alla stabilità e alla sicurezza della regione, creando opportunità reali di sviluppo per le famiglie e le nuove generazioni.
La cooperazione tra Il Cairo e Pechino è in crescita
Parallelamente, l’inchiesta segnala che i rapporti economici e di sicurezza tra Il Cairo e Pechino stanno vivendo una fase di rafforzamento senza precedenti. Tale cooperazione strategica offre alla Cina un vantaggio competitivo significativo nella corsa per l’influenza sul futuro della Striscia di Gaza, in un contesto in cui altri attori regionali, come Qatar e Turchia, stanno cercando di assumere un ruolo chiave nella governance e nella ricostruzione del territorio.
Washington monitora l’espansione militare egiziana e il riavvicinamento alla Cina

Questo scenario economico si intreccia direttamente con un quadro strategico più ampio.
Secondo un recente rapporto di Intelligence trasmesso al Congresso degli Stati Uniti, Washington sta monitorando con crescente attenzione il rafforzamento delle capacità militari egiziane e la cooperazione con la Cina.
La rivelazione, pubblicata dalla rivista militare israeliana Israel Defense, descrive un Egitto sempre più autonomo nelle proprie scelte strategiche, sostenuto da ingenti investimenti esteri e da nuovi accordi bilaterali.
Nel documento si evidenzia come Il Cairo, pur restando un partner strategico per la stabilità regionale e continuando a ricevere 1,3 miliardi di dollari annui in aiuti militari statunitensi, stia diversificando i propri rapporti internazionali.
Oltre alla cooperazione economica, sono in corso negoziati per l’acquisto di moderni caccia cinesi J-10 e J-35, con potenziali conseguenze sugli equilibri di potenza nel Mediterraneo orientale.
Il crescente ruolo della Cina in Medio Oriente si intreccia con la competizione strategica globale tra Pechino e Washington.
In questo contesto, la Casa Bianca ha annunciato che il Presidente Donald Trump incontrerà l’omologo cinese Xi Jinping la prossima settimana a margine del vertice APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) che si terrà a Busan, in Corea del Sud.

L’incontro, previsto per giovedì mattina, si svolgerà al termine del tour asiatico di Trump, che comprende tappe in Malesia, Giappone e Corea del Sud, e sarà centrato sui principali dossier economici e strategici, inclusa la crescente influenza cinese nelle aree di crisi globali.
L’appuntamento tra i due leader è considerato cruciale non solo per i rapporti bilaterali tra Washington e Pechino, ma anche per gli equilibri regionali in Medio Oriente, dove l’ingresso economico della Cina a Gaza e la cooperazione con l’Egitto rappresentano uno sviluppo che gli Stati Uniti intendono monitorare da vicino.
Un nuovo fronte geopolitico in Medio Oriente
La crescente presenza economica cinese a Gaza potrebbe modificare gli equilibri regionali. Se confermata, rappresenterebbe un ingresso indiretto ma rilevante di Pechino nel conflitto israelo-palestinese, non come attore politico dichiarato, ma come potenza economica capace di influenzare il futuro della ricostruzione e, di conseguenza, della stabilità regionale.
Il ruolo dell’Egitto come ponte strategico tra la Cina e Gaza accentua ulteriormente il peso geopolitico del Cairo e apre scenari di cooperazione internazionale che potrebbero ridisegnare l’architettura economica e politica della Striscia nei prossimi anni.
Fonti: Globes (Israele), Nazioni Unite (UNOPS).
*Presidente dell’Associazione Italo-Egiziana Eridanus, vice presidentedelCentroStudiUCOI-UCOIM.
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