LARNACA (CIPRO) – dal nostro inviato. L’isola di Cipro è sempre di più al centro della geopolitica del Mediterraneo.
Con una storia fatta di dominazioni e di divisioni (a Nicosia basta attraversare un check-point e sei nella Repubblica turca di Cipro del Nord, fatta di crisi economiche come quella del 2013.

Nell’occasione l’isola dovette affrontare una grave crisi finanziaria, che mise in ginocchio il sistema bancario locale.
Infatti, una cattiva supervisione del settore aveva portato alcune banche ad assumere dimensioni sproporzionate rispetto alle proprie risorse.
E gli istituti di credito persero solidità.
Per correre ai ripari il 16 marzo dello stesso anno l’Eurogruppo approvò un piano di salvataggio con un prestito di 10 miliardi di euro, a condizione che il Governo varasse un aggiustamento fiscale di 5,8 miliardi.
Oggi Cipro è un crocevia turistico molto importante. Turisti inglesi (ricordiamo che qui ci sono due basi militari del Regno Unito) ma anche italiani e di altri Paesi trascorrono le loro vacanze in queste calde giornate di giugno.
Ma in queste settimane, l’isola è stato (e lo è seppure parzialmente) un hub molto importante per il ritorno in Israele di quei cittadini che mentre era in corso la guerra con l’Iran si trovavano in varie parti del mondo.

Questa mattina , siamo stati nella Sinagoga chassidica di Cipro. La comunità non è molto grande, circa 3 mila famiglie (1% della popolazione cipriota).

Il rabbino Arie Zeev Raskin è il rabbino capo di Cipro,. Dal 2003 guida la comunità.
Progettata in stile modernista, è stata completata nel 2005. È la più grande e antica delle cinque sinagoghe di Cipro.
Rispetta un rito ebraico ortodosso ma accoglie anche ebrei che invece appartengono ad altri riti.
Dopo avere superato un professionale e gentile livello di sicurezza (un’auto della Polizia ha chiuso l’accesso da un’altra strada) ci hanno spiegato che, in queste settimane, hanno dovuto assistere molte famiglie che volevano tornare a casa.
In molti si sono sobbarcati ore ed ore di volo, dagli USA, da molti Paesi europei.
Con voli incerti, con i ritardi e le chiusure dello spazio aereo a causa del conflitto, le persone si sono rivolte alla sinagoga per un un pasto kosher, una pausa per andare in bagno e per ricaricare i cellulari in attesa di notizie dalle autorità.
L’isola nelle scorse settimane ha ospitato oltre 6 mila israeliani. E nel momento più duro dello scontro con Teheran 2.400 persone hanno avuto il loro volo dirottato su Cipro, perché la sicurezza non era garantita.
Il flusso non si è fermato. Sia usando l’aeroporto di Larnaca che il suo porticciolo turistico gli israeliani tornano indietro,
Ieri sera, nel porticciolo turistico, tra barche che diffondevano canzoni degli Abba c’era una che diffondeva musica ebraica.
In essa, una famiglia israeliana stava preparandosi per rientrare a casa.
Avevano affidato uno yacht, uno di quelli che qui si usano per le crociere turistiche.
Hanno fatto cambusa e sono partiti.
La scorsa settimana, una nave da crociera la “Mano Maritime” ha trasportato 2 mila cittadini israeliani da Limassol ad Ashod nell’ambito dell’Operazione di rimpatrio “Safe Return”.
Il tutto è stato coordinato dal Ministero dei Trasporti israeliano.
Il ministro dei Trasporti israeliano Miri Regev, il direttore generale del Ministero Moshe Ben Zaken, il presidente del Porto di Ashdod Saul Schneider hanno accolto i passeggeri all’arrivo.
“L’Operazione Safe Return è una missione nazionale – ha commentato Regev – Continuiamo a lavorare intensamente, con tutti i mezzi, per il rientro in sicurezza dei cittadini israeliani”.
Circa 50 autobus e minivan hanno atteso al porto per il trasporto gratuito di passeggeri verso la stazione ferroviaria di Ashdod, così come verso Beersheba, Tel Aviv e Gerusalemme.
Il Ministero dei Trasporti ha sottolineato che lo spazio marittimo rimane aperto e che le operazioni di rimpatrio continuano sotto l’approvazione delle autorità di sicurezza per la protezione dei passeggeri.
Altri viaggi sono in agenda per i prossimi giorni.
Intanto, nei giorni scorsi il Partito di sinistra cipriota AKEL (Partito progressista dei lavoratori) come il suo leader Stefanou Stefanou, in un’intervista alla radio cipriota CyBC, ha ribadito le sue preoccupazioni per quella che ha definito “l’acquisizione massiccia di immobili a Cipro da parte di cittadini extracomunitari, in particolare israeliani, con acquisti mirati di terreni che hanno creato comunità residenziali recintate a Larnaca e Limassol”.
A questo proposito il suo Partito ha presentato due proposte di legge che limiti quelli che vengono definiti “visti d’oro”.
È la prima volta, nella storia politica dell’isola, che un partito sollevi seriamente una questione come questa .
“Negli ultimi anni, con l’impennata del settore edile – ha aggiunto – si è assistito a un massiccio acquisto di immobili da parte di cittadini di Paesi terzi (extra-UE). Mentre notiamo che Spagna, Italia, Germania impongono restrizioni alla vendita di immobili a cittadini di Paesi terzi perché vogliono proteggere il loro territorio e perché le vendite massicce portano a un aumento dei prezzi degli immobili”.
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