Cipro, una divisione che dura da oltre 40 anni. Verso la ricerca di soluzioni di pace tra Grecia e Turchia

Di Pierpaolo Piras

Nicosia. Nell’isola di Cipro che, secondo la mitologia dell’Antica Grecia, diede la nascita alla dea dell’amore, Afrodite, regna, ancora oggi, la tensione fra le due comunità, greca e turca.

La lunga divisione di Cipro

 

Cipro, già provincia dell’ Impero Ottomano, passò sotto l’amministrazione britannica il 4 giugno del 1878 a seguito degli atti deliberati dalla Conferenza di Costantinopoli. Fu, quindi, annessa all’Impero britannico nel 1913 per diventare “Colonia” inglese nel 1925 in seguito alla sconfitta e successiva dissoluzione dell’Impero Ottomano, dopo il primo conflitto mondiale. L’isola ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna il 16 agosto 1960 con Grecia e Turchia come nazioni tutelari.

Lo stesso anno nacque la Repubblica di Cipro con una Costituzione posta a tutela del necessario compromesso da perseguire tra la maggioranza greca e la minoranza turca della popolazione. Una delle norme prevedeva tassativamente che il vice-presidente dello Stato ed un terzo dei parlamentari dovessero essere turco-ciprioti.

A seguito del “colpo di Stato dei Colonnelli”, avvenuto in Grecia nel 1974, la Turchia occupò militarmente il territorio nord-orientale dell’isola, attribuendogli il nome di “Repubblica Turca di Cipro del Nord” , finora riconosciuta solamente dalla Turchia.

Tuttora, i militari delle forze di pace delle Nazioni Unite a Cipro (UNFICYP – https://unficyp.unmissions.org) pattugliano all’interno della zona cuscinetto che divide il territorio turco-cipriota da quello greco-cipriota del Sud-Ovest dell’isola.

Un casco blù dell’ONU a Cipro

Cipro è rimasta divisa per oltre quattro decenni e le due comunità, greca e turca, sono rimaste isolate, l’una dall’altra, fino a quando le autorità turco-cipriote hanno aperto la strada alla libera circolazione delle persone nel 2003. Da allora sono stati numerosi i colloqui di riunificazione politica, ma con lenti e scarsi progressi. I colloqui tra il leader greco-cipriota Nicos Anastasiades e il presidente turco-cipriota Mustafa Akinci sono falliti nel luglio 2017.

Le problematiche politiche sono cambiate nel mese scorso , in seguito all’incontro tra il leader greco-cipriota Nicos Anastasiades ed il Presidente turco-cipriota Mustafa Akıncı nell’area protetta delle Nazioni Unite a Nicosia.

Il 12 novembre scorso, funzionari e militari ciprioti, dopo aver rimosso il filo spinato, hanno aperto i due suddetti nuovi valichi di frontiera. I passaggi sono quelli di Dheryneia, nel Nord-Ovest di Cipro e di Lefka, prossimo alla costa orientale dell’isola del Mediterraneo occidentale.

“Oggi è un buon giorno per Cipro”, ha rapidamente commentato Elisabeth Spehar, rappresentante delle Nazioni Unite e comandante della forza di mantenimento della pace nell’isola.

Elisabeth Spehar, rappresentante delle Nazioni Unite e comandante della forza di mantenimento della pace a Cipro

Tutto l’assetto e la volontà politica delle due parti in conflitto, sembrano radicalmente e positivamente cambiate in seguito alla scoperta di enormi giacimenti di gas e petrolio. Da un lato, il Governo della parte greca ha già concesso le trivellazioni e lo sfruttamento ad alcune compagnie energetiche come la TOTAL e l’italiana ENI.

La Turchia non sta a guardare e rivendica un ruolo primario nel ricco sfruttamento di queste risorse energetiche, attribuendosi alcune parti del fondale marino (zona 6) ritenuti come compresi nella stessa piattaforma continentale dell’Anatolia turca.

I nuovi punti di attraversamento (Lufka e Dheryneia) svolgeranno un ruolo importante nell’incrementare i contatti, personali ed economici, tra le persone, contribuendo a creare un positivo clima di fiducia.

Un ulteriore aspetto è rappresentato dalla posizione geografica di Cipro che ben si presterebbe al comodo ed abbreviato passaggio di un oleodotto per il gas proveniente dal medio-oriente.

In conclusione, tutte le parti hanno moltissimo da guadagnare da una ritrovata pacificazione politica con prosperi sviluppi in campo economico.

E poi, il “pecunia non olet” è sempre valido!

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