Cisgiordania: a Ramallah, Hamas non ha appeal tra gli studenti universitari della Birzeit. La figura di Arafat è ancora presente nei loro sentimenti

RAMALLAH (CISGIORDANIA) – dal nostro inviato. I palestinesi conservano ancora nella mente e nel cuore la figura di Yasser Arafat.

Lo testimonia il grande mausoleo, con la sua semplice tomba, vigilata dentro e fuori dell’edificio da militari armati.

La tomba di Yasser Arafat (Foto dell’Autore)

E lo testimoniano anche i murales nelle tantissime città palestinesi.

La storia ci ha tramandato che fu l’uomo degli accordi di Oslo (1993) che dettero vita a quella forma di autogoverno a cui i palestinesi tanto ambivano. Volevano dire la loro sia in Cisgiordania che a Gaza.

Fu anche insignito insieme a due leader israeliani (Shimon Peres e a Yitzhak Rabin) del Premio della Pace (quest’anno Donald Trump lo aveva sognato ma è stato battuto dalla venezuelana Maria Carolina Machado).

E nel 1994 furono trasferite nell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) le prerogative dell’entità provvisoria prevista dagli accordi di Oslo.

Il Presidente USA, Bill Clinton con Rabin e Arafat

Il 20 gennaio 1996 Arafat fu eletto presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese con una maggioranza dell’87% rispetto all’altro candidato, Samiha Khalil.

Nelle elezioni legislative al-Fatḥ ottenne 51 seggi su 88.

Ripercorrere tutti i passaggi politici è molto lungo.  Ma vogliamo arrivare a un punto fondamentale nelle relazioni Israele-palestinesi: quello della ripresa, nel 1996, degli attacchi suicidi compiuti da elementi estremistici.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu

Arafat sembrò sempre più di non riuscire a controllare i suoi.

E l’allora (e attuale) capo del Governo israeliano Benjamin Netanyahu bloccò la transizione alla formazione dello Stato palestinese prevista dagli accordi di Oslo.

Un grosso importante sostegno arrivò da oltre Oceano.

Il Presidente USA è Bill Clinton riuscì a far firmare, il 23 ottobre 1998, un memorandum che specifica i passi per il completamento del processo di pace.

Al Governo di Israele arriva Ehud Barak (laburista). Con un po’ di gocce di sinistra, con un po’ di gocce a stelle e strisce ecco arrivare sul tavolo una nuova proposta per Arafat.

Crea, gli dice Barak, uno Stato palestinese nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza con capitale Gerusalemme Est.

E nella proposta Barak aggiunse il ritorno di un limitato numero di profughi e un indennizzo per gli altri.

Ma Arafat disse no al premier israeliano. E rivendicò la sovranità palestinese sulla Spianata delle Moschee, nella Città Vecchia di Gerusalemme.

Nel dicembre 2000, a una visita di Ariel Sharon alla spianata della moschea al-Aqsa – considerata provocatoria dagli osservatori internazionali – lo scontro tra israeliani e palestinesi si riaccese con rinnovata violenza in quella che prende il nome di Seconda intifada palestinese.

Essa rappresentò la fine degli sforzi per modificare e rendere efficace l’apparato di Governo rappresentato dall’Autorità nazionale palestinese, tanto che vi è chi l’ha letta come un modo dell’anziano leader di riprendere il controllo dinanzi a spinte centrifughe.

Arafat è stato il fondatore del Partito al -Fath (La Conquista) e dopo la sua morte (2004) fu sostituito.

Abu Mazen, Presidente dell’ANP

Dopo la morte di Arafat nel 2004, il 25 novembre di quell’anno Abū Māzen  fu scelto dal Consiglio rivoluzionario di al-Fatah come candidato alle elezioni presidenziali, che vinse nel gennaio 2005.

Ma l’anno dopo entrò in gioco Hamas che ottenne un numero maggiore di voti nel corso delle elezioni legislative palestinesi (44% contro il 41% di Fatah) e, a marzo di quell’anno, l’incarico di formare il nuovo Governo dell’Autorità Nazionale Palestinese fu affidato dal Presidente Abū Māzen al leader di Ḥamās.

Qualcuno potrebbe dire: è il gioco della democrazia. Sicuramente, ma quelli di Al Fath non mollarono la presa anzi cercarono di coagulare intorno a se più gente possibile. Ma anche i flussi di soldi che arrivavano dai palestinesi all’estero,

Da questo momento tra Hamas e al Fath è scontro aperto.

Dopo la battaglia di Gaza tra Fatah e Hamas conclusa con l’eliminazione degli esponenti di Fatah dalla Striscia, il 18 giugno 2007, il Presidente palestinese Mahmūd Abbās (Mazen) emise un decreto che metteva fuorilegge Cisgiordania e dalla Striscia stessa, le milizie di Hamas.

Quindi i miliziani di Hamas da seguaci di un Partito politico si sono trasformati in militanti di un’organizzazione armata, che usa il terrorismo per consolidare il proprio potere. E poi si è arrivati alla strage del 7 ottobre 2023.

TRA I GIOVANI STUDENTI DELL’UNIVERSITA’ BIRZEIT DI RAMALLAH

Nell’Ateneo di Ramallah, fondato nel 1972, le bandiere di al-Fatah e la grande immagine di Arafat campeggiano all’entrata di un mercatino pieno di studenti. Si può trovare un po’ di tutto, dai grandi quaderni colorati a tante altre cose.

Un’immagine di Arafat all’Università di Ramallah (Foto dell’Autore)

Gli studenti non amano molto parlare di politica, per paura forse che le loro parole siamo male interpretate e possano creare loro dei problemi.

Quello che è a tutti molto chiaro è la questione dei check-point sia per entrare da Gerusalemme (quello di Qalandia) in città sia all’interno della città stessa. Ci sono giorni che l’attesa può durare anche un’ora o più.

E poi c’è la questione dei coloni e la richiesta di una maggiore equità sociale. Per il resto potremmo dire che sono “cose da grandi”.

E’ emerso, dai colloqui, un’altra cosa interessante.

E che qui a Ramallah, Hamas non attecchisce. In altre parti potrebbe avere più sostenitori, ma in quella che è considerata la capitale e la città del leader Arafat, Hamas non può sfondare nei consensi.

Per i giovani palestinesi Al-Fatah continua ad avere la leadership. Per loro Arafat è ancora vivo ed è  stato un grande politico che ha lavorato per la “causa palestinese”.

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