Di Pierpaolo Piras
Roma. Le massicce emissioni di anidride carbonica e di particolati PM 2,5 hanno , nel corso di tanti anni, determinato una grave alterazione degli equilibri atmosferici planetari e danni gravi alla salute umana , specie nelle aree più industrializzate.

Per i cambiamenti climatici alterati gli equilibri della Terra
Il particolato atmosferico è costituito dall’ insieme di particelle, solide e liquide, con una grande varietà di caratteristiche fisiche, chimiche, geometriche e morfologiche.
Le sorgenti possono essere di tipo naturale (erosione del suolo, spray marino, vulcani, incendi boschivi, dispersione di pollini ed altro) o antropogenico (industrie, riscaldamento, traffico veicolare e processi di combustione in generale).
La dizione PM 2,5 sta a significare che le particelle in sospensione nell’aria atmosferica hanno un diametro medio di 25 microgrammi per metro cubo.
Il risultato finale è stata la comparsa di fenomeni metereologici estremi con incalcolabili danni a livello mondiale.
Da decenni i movimenti d’opinione nati a tutela e all’insegna della integrità della natura, cosiddetti “verdi”, hanno invano cercato di sensibilizzare la classe politica ad essere più assertiva in questo senso.
Uno dei fattori responsabili dei “gas serra” è arcinoto: la produzione di enormi quantità di CO2 derivante dall’utilizzo di combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) per la produzione di energia in molteplici usi.

Il ciclo del carbone
Oggi la politica internazionale ha preso atto dei danni arrecati all’ambiente, inteso in senso lato, di quanto sia necessario risolvere l’inadeguatezza delle odierne fonti energetiche.
E’ entrata in campo la geopolitica del gas e delle risorse petrolifere.
L’Europa sembra il continente più colpito ed in preda ad una crisi energetica.
I prezzi dell’elettricità salgono fortemente mandando in bancarotta molte imprese del mondo produttivo.

Una sala di gestione della rete elettrica
Dando a Vladimir Putin, Presidente della Russia, la possibilità di lucrare sulle risorse economiche dei propri vicini, sfruttando le grandi riserve di gas naturale del proprio Paese.
La Repubblica cinese inizia a presentare i primi blackout energetici e mobilita le proprie agenzie statali per le necessità energetiche invernali.
A fronte degli aumenti che riguardano il costo del gas naturale, il mondo occidentale preme sui maggiori produttori di petrolio affinché ne aumentino l’estrazione.
L’energia pulita
La necessità primaria, quindi, è quella di incrementare con ogni urgenza che il caso richiede, energia pulita sfruttando innanzi tutto le fonti energetiche naturali delle quali la Terra abbonda.
Nel contempo la voglia di “verde” cambierà la geopolitica mondiale riconfigurando le numerose componenti che hanno finora caratterizzato l’assetto della politica internazionale dopo la II Guerra mondiale.
E’ questo il campo nel quale avverranno i cambiamenti maggiori che influenzerà in modo significativo le fonti e ragioni del potere nazionale, il processo della globalizzazione commerciale e finanziaria, le relazioni politiche tra le grandi potenze e le sinergie economiche in corso a favore sia dei paesi sviluppati che di quelli in via di sviluppo.
Già da oggi si sa che il trapasso da gas e petrolio verso l’energia pulita sarà lento e ricco di difficoltà, evitando al massimo gli sconvolgimenti autolesivi.
Nel frattempo, l’energia pulita arriverà a rappresentare una nuova fonte e forma di potere nazionale, che richiederà un’azione politica di maggiore efficacia e qualità. Ma essa stessa sarà foriera di nuovi rischi e incertezze.
Più consequenziali e realistici, in questo momento, appaiono i pericoli a breve termine che arriveranno nei prossimi decenni, giacché il nuovo indirizzo geopolitico dell’energia pulita dovrà convivere combinandosi con la vecchia geopolitica e gli anziani appetiti economici del passato, riferiti sia al petrolio che al gas e carbone.
Il livello zero sarà raggiungibile?
Qualora il mondo dovesse raggiungere il livello zero di emissioni, diverrà difficile fare comunque a meno dei combustibili fossili.
A tale proposito c’è un pronunciamento storico dell’autorevole Agenzia internazionale dell’energia (AIE) del 2021, secondo la quale se il mondo raggiungesse lo zero netto di polluzioni inquinanti entro il 2050, utilizzerebbe ancora quasi la metà del gas naturale odierno e circa un quarto rispetto ai livelli preindustriali di petrolio.
Sul tema interviene anche il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, il quale ritiene necessario evitare di aumentare le temperature medie globali di oltre 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, evitando così ulteriori sconvolgimenti climatici.

il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite interviene per evitare ulteriori problemi
La combinazione tra la conseguente diminuzione degli investimenti sul petrolio ed altri combustibili fossili come il carbone e l’incertezza sul futuro del petrolio, stanno già sollevando preoccupazioni di non poco conto, portando le forniture di petrolio a diminuire più velocemente di quanto la domanda diminuisca o a diminuire anche se la domanda continua ad aumentare, come sta accadendo oggi.
In prospettiva, tale risultato produrrebbe carenze periodiche e quindi prezzi del petrolio e gas non solo più elevati ma anche più volatili.
Inoltre, la transizione verso l’energia pulita finirà per aumentare l’influenza di alcuni esportatori di petrolio e gas concentrando la produzione globale in meno mani.
Alla fine, da un lato la domanda di petrolio diminuirà in modo significativo, ma rimarrà sostanzialmente importante anche nei decenni a venire.
Altri Paesi produttori di petrolio che si propongono come leader, politici e ideologici, quando si tratta di cambiamenti climatici – come Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti – potrebbero in futuro limitare la loro produzione interna in risposta alla crescente pressione pubblica e accelerare la transizione dai combustibili fossili.

Un pozzo petrolifero
Di conseguenza, i grandi estrattori di oro nero come gli Stati del Golfo – che hanno un prodotto più economico e a basse emissioni di carbonio, sono meno dipendenti dalle istituzioni finanziarie e dovranno affrontare minori pressioni per limitare la produzione – potrebbero vedere aumentare le loro quote di mercato.
Fornire più o quasi tutto il petrolio che il mondo consuma, li impregnerà di un peso geopolitico fuori misura, almeno fino a quando l’utilizzo del petrolio non diminuirà in modo molto più marcato.
Una versione ancora più comprensibile e percepibile di questa odierna e cruciale dinamica geopolitica si svolgerà nei mercati del gas naturale.
Man mano che il mondo inizia a utilizzare meno gas naturale, le quote di mercato del piccolo numero di protagonisti che possono produrlo in modo più economico e più pulito aumenteranno.
Ancor più se i paesi che intraprendono forti azioni politiche per il clima decideranno di frenare la propria produzione.
Per l’Europa, ciò significherà una maggiore dipendenza dal gas russo, in particolare con l’avvento ed il completamento del gasdotto Nord Stream 2 che collega la Russia alla Germania.

Importante il completamento del gasdotto Nord Stream 2
Gli appelli di oggi dei legislatori europei a Mosca per aumentare la sua produzione di gas al fine di evitare una crisi energetica continentale questo inverno sono solo un promemoria sulla maggiore importanza che i russi stiano acquisendo nell’ambito della sicurezza energetica dell’Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA