CNR, una ricerca evidenzia l’aumento degli stranieri nati in Italia. In crescita anche l’emigrazione italiana

Roma. Sono stati tra 153 mila ed i 181 mila immigrati sono sbarcati in Italia dal 2004 al 2006. Le cifre, nell’ottobre scorso, si sono sensibilmente ridimensionate a 112 mila unità.

In aumento gli stranieri nati in Italia

Sempre più rilevante appare, invece, l’impatto demografico della popolazione immigrata nel nostro Paese. Un quinto dei nati in Italia ha la madre straniera. Ma cresce anche l’emigrazione dei nostri connazionali.

Le partenze verso l’estero sono quasi triplicate tra il 2008 ed il 2016. A restituire un quadro dei flussi migratori e dell’integrazione degli stranieri è il volume intitolato “Migrazioni e integrazioni nell’Italia di oggi” curato da Corrado Bonifazi, direttore dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (IRPPS-CNR; http://www.irpps.cnr.it) che sarà presentato, domani a Roma.

 

Una vecchia foto di emigrazione. In aumento i nostri connazionali che vanno a lavorare all’estero

Il libro affronta con dati e analisi qualitative problematiche quali: le dimensioni della popolazione straniera, la condizione dei minori e il loro inserimento nella scuola, le aree di disagio.

La popolazione straniera, quasi quadruplicata dall’inizio del secolo, è diventata parte importante della società italiana, con un processo di integrazione non esente da aspetti critici.

“Gli stranieri registrati in anagrafe superano i 5 milioni. Il 19,4% dei nuovi nati ha la madre straniera, così come è straniero il 13,8% dei bambini con meno di cinque anni e il 12,6% degli under 20: un adeguamento della legge sulla cittadinanza agevolerebbe sicuramente il loro processo di integrazione – spiega Bonifazi nel suo libro -. Negli ultimi tre anni il numero degli stranieri residenti è però aumentato di sole 125 mila unità, soprattutto per effetto delle acquisizioni di cittadinanza che hanno raggiunto livelli che ci pongono ai primi posti tra i Paesi sviluppati”.

La crisi economica ha chiuso, per l’Italia, un periodo di straordinaria crescita dell’immigrazione, iniziato con la caduta del Muro di Berlino. “Tra il 1990 ed il 2008 – prosegue il ricercatore del CNR – tramite i flussi migratori, abbiamo guadagnato quasi 3,5 milioni di persone, un valore che trova pochi riscontri nella storia delle migrazioni internazionali. Dal 2008 sono diminuiti gli arrivi degli stranieri per lavoro, sono aumentati i ricongiungimenti famigliari e gli sbarchi sulle nostre coste”.
Il contributo economico degli immigrati è importante ma la loro condizione è peggiorata con la crisi. Quanto guadagna un immigrato? “Nel complesso, anche se si segnala un leggero miglioramento dal 2013 – risponde Bonifazi – le retribuzioni medie risultano inferiori a quelle degli italiani, gli stranieri sono più frequentemente occupati in mansioni inferiori alla loro qualificazione e i livelli di povertà sono maggiori. Anche sul fronte scuola si evidenziano problematiche che riguardano l’inserimento, gli esiti scolastici, i livelli di apprendimento e gli abbandoni”.
A livello mondiale, secondo l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati l numero di persone bisognose di protezione ha raggiunto i 65,6 milioni.

Secondo la ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche si stima che, nell’Africa Sub-sahariana, tra il 2015 e il 2050 la popolazione totale aumenterà di circa 1,2 miliardi, da 969 milioni a quasi 2,2 miliardi, e quella in età lavorativa (20-64 anni) crescerà più di 700 milioni, da 419 milioni a 1,1 miliardi.

“In Europa invece – spiega ancora il direttore dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche sociali – nonostante l’apporto migratorio, si avrà un calo di 25,1 milioni della popolazione totale e di 82 milioni di quella in età lavorativa, a cui l’Italia darà un contributo rilevante con perdite, rispettivamente, di 4,4 e 8,9 milioni. Questi dati mostrano come immaginare un futuro dell’Europa e dell’Italia senza immigrazioni sia del tutto irrealistico e come sia necessaria una governance internazionale”.
Anche gli italiani hanno ripreso le vie dell’emigrazione. “Le partenze verso l’estero sono quasi triplicate tra 2008 e 2016, da 40 mila a 115 mila – conclude Bonifazi -. Un fenomeno, quest’ultimo, composto per un quarto da persone tra i 40 e i 64 anni, per due terzi da cittadini con basso titolo di studio o con il diploma, che ha origine soprattutto nel Centro-Nord. Un quarto degli emigrati dall’Italia è nato all’estero”.

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