COLOMBIA: EL BATALLÓN DE INGENIEROS N. 3 “CORONEL AGUSTIN CODAZZI”

Di Gerardo Severino*

BOGOTA’ (nostro servizio particolare). Negli ultimi mesi, avendo aderito al programma per i festeggiamenti connessi con il 160° anniversario delle relazioni diplomatiche “Italia-Colombia”, Report Difesa ha voluto ricordare, in particolare, anche le figure di due grandi italo-colombiani: il Generale Agostino Codazzi, originario di Lugo (Ravenna) e quella di suo figlio, Lorenzo, ingegnere e Console italiano a Bogotà.

Il Generale Agostino Codazzi in uniforme

Purtroppo, nei singoli contributi non è stato possibile, per questioni di spazio, evidenziare anche altri aspetti, che in qualche modo hanno legato e legano la Colombia a tali illustri personaggi.

Ciò nonostante, non si può fare a meno di ricordare che, oltre al Venezuela, ove pure opera un reparto dell’Esercito che ne porta orgogliosamente il nome (la Brigada de Acondicionamiento de Ingenieros “G/B. Agustín Codazzi”), anche la Colombia, agli inizi degli anni ’30, volle onorare il nostro Paese, dando vita ad un Battaglione del Genio militare, oggi meglio conosciuto come “Batallón de Ingenieros n. 3 Agustin Codazzi”, del quale parliamo in questo articolo  approfittando anche di una triste circostanza: il 68° anniversario della strage di Cali ( 7 agosto 1956).

 

La Bandiera di combattimento del 3° Battaglione Codazzi

In questa occasione, gran parte del Battaglione fu decimato, a causa – si è sempre detto – di una fatalità, piuttosto che di un vile attentato terroristico, della quale, ancora oggi se ne sa poco.

 Da Cartago a Palmira per il benessere del popolo (1933 – 2024)

Il Battaglione del Genio fu istituito a  Cartago, Comune del Dipartimento della Valle del Cauca (a circa 200 chilometri da Bogotà) il 10 marzo del 1933, prendendo il nome dell’illustre geografo Agustín Codazzi, colui che realizzò la prima vera mappa geografica della Colombia, così come stabilito dal Presidente Enrique Alfredo Olaya Herrera [1].

Sin dalla sua fondazione, al Battaglione di Genieri fu affidato, tra i compiti principali, anche quello di costruire e mantenere in efficienza le strade statali del Dipartimento, non trascurando, tuttavia, anche la costruzione di capannoni, scuole e altri edifici pubblici al servizio delle comunità.

Nel 1941, l’unità militare trasferì il proprio Quartier Generale nella città di Palmira, località facente anch’essa parte del Dipartimento della Valle del Cauca (area metropolitana di Cali), ma a circa 160 chilometri da Cartago.

In realtà, per i due anni seguenti, gran parte del Battaglione si trasferì a Putumayo, dove realizzò ed aprì al traffico le strade tra Mocoa e Puerto Asís, per poi tornare nella storica “Città delle Palme”, nella quale opera tuttora, nella bella Caserma di Calle 30 Vía a Pradera.

 

L’entrata della Caserma di Palmira

Il 12 febbraio 1951, per effetto del Decreto Presidenziale n. 329, l’Arma del Genio (definita anche “Arma de Ingenieros”) fu riformata.

In tale ambito, furono soppressi gli storici “Battaglioni Ingegneri” ed istituiti nuovi reparti misti (Genio e Fanteria), tanto che, a norma degli articoli 5 e 6 furono contemplati il 1° Battaglione “Caldas”, con sede a Bogotà, il 3° Battaglione “Codazzi”, riconfermato a Palmira e il 4° “Cisneros”, con Guarnigione a Medellín, dipendenti tutti dai Comandi della Brigata “Istituti Militari[2].

In base all’art. 8 dello stesso Decreto Presidenziale, dai tre Battaglione sarebbero dipese anche alcune Compagnie del Genio Ferrovieri.

Dal Battaglione “Codazzi” furono, quindi, distaccate apposite Compagnie a Cali, Cartago e a Buenaventura. Il 3° Battaglione “Agustín Codazzi”, come è facile immaginare, è particolarmente legato alla città di Palmira, così come a tutto il Dipartimento della Valle del Cauca.

Non pochi sono stati gli attestati di stima e di riconoscimento che sia il glorioso reparto, che i suoi uomini, hanno ricevuto dal 1941 ad oggi.

Nell’ottobre 2022, a pochi mesi dalla fine della terribile pandemia per il Covid 19, in occasione delle celebrazioni per il 208° anniversario di fondazione dell’Arma del Genio Militare, l’Alcalde (sindaco) di Palmira conferì ben 19 decorazioni (classificate in oro, argento e bronzo) del prestigiosissimo Ordine “Francisco de Paula Santander” ad altrettanti ufficiali, sottufficiali e soldati professionisti appartenenti sia al Battaglione n. 3 che al Battaglione del Genio “Sminamento Umanitario” n. 6, con sede nella località di Agustín Codazzi, nel Dipartimento di Cesar, al confine con il Venezuela.

In quella circostanza, l’allora Segretario alla Sicurezza e alla Convivenza di Palmira, Colonnello (RA) Rodrigo Cepeda Ascencio, pronunciò la seguente allocuzione: “Queste decorazioni sottolineano l’importante lavoro che i nostri soldati dell’Esercito Nazionale Colombiano svolgono quotidianamente a favore della comunità di Palmira. È un onore come Pubblica Amministrazione celebrare il 208° anniversario dell’Arma del Genio Militare, insignendo il Battaglione Agustín Codazzi. Allo stesso modo, si tratta di un riconoscimento molto alto per i membri del Gruppo Sminamento Umanitario, che preparano e mettono il servizio alla comunità con il loro lavoro umanitario prima della loro vita”.

Ebbene, numerose sono state, anche negli ultimi anni, le realizzazioni stradali messe a punto dal Team (ufficiali ingegneri e genieri) del Battaglione.

Fra esse la costruzione dell’autostrada Palmira-Ataco, lunga ben 40 chilometri; la costruzione, sistemazione e manutenzione dell’autostrada Tacueyó – Tóez, sempre nel Dipartimento di Cauca, con una lunghezza di 55 chilometri, così come l’autostrada Puerto Leguízamo – La Tagua a Putumayo.

Vi è stato, quindi, l’ampliamento e la manutenzione dell’autostrada La Salvajina Dam – Mindalá, ma anche la costruzione della pista di atterraggio dell’aeroporto Puerto Leguízamo, a Putumayo. Importanti sono stati anche gli accordi stipulati con talune amministrazioni comunali, come nel caso del Municipio di Candelaria, ove il Battaglione ha lavorato all’adeguamento e alla costruzione di alcune strade, sia nella sede municipale che nelle sue frazioni.

Si pensi che grazie a tale accordo, il Comune ha risparmiato sulla pavimentazione stradale ben il 70% rispetto alla somma che avrebbe speso con ditte civili.

Ovviamente, il Battaglione ha operato anche nell’ambito della propria Forza Armata, curando, in particolare, anche il restauro e l’erezione di varie caserme della Terza Divisione e della Terza Brigata, cui lo stesso appartiene.

Ma il 3° Battaglione non è solo “ingegneria edile e stradale”.

È molto di più, essendo assurto quale punto di riferimento per molti Comuni poveri del Dipartimento.

Ancora oggi, infatti, il Battaglione che porta il nome del grande ufficiale e ingegnere italo-colombiano assicura a migliaia di colombiani una buona assistenza medica, dentistica, un’assistenza sociale, ma anche taluni servizi di natura “spicciola”, se così possiamo dire, quali la sartoria, la calzoleria e persino quello di barberia, aprendo quotidianamente lo porte delle proprie caserme.

Ma il 3° Battaglione – non ce lo dimentichiamo – è pur sempre un’unità militare del glorioso Esercito Colombiano, con tutti i “nessi e connessi”, come si suole dire in queste circostanze.

Ed è proprio grazie alla sua peculiare natura operativa che il reparto partecipa soventemente al pur sempre delicato e rischioso servizio di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, assicurando, soprattutto nell’area di Palmira, servizi di pattugliamento, posti di blocco e di vigilanza ad obiettivi sensibili.

Tra le operazioni memorabili, per le quali è stato più volte attaccato dalle opposizioni politiche di estrema sinistra, vi è certamente quella messa a segno il 7 maggio 1991, allorquando una Squadriglia del Battaglione “Codazzi” sferrò un vigoroso attacco  contro un gruppo di banditi riconducibili alle “F.A.R.C.[3], nella zona rurale della contrada Combia, sempre nel Comune di Palmira.

Si trattò di un’operazione militare di grande spessore tattico, la quale  contribuì a far tornare, almeno per qualche tempo, la tranquillità nelle zone rurali della Valle del Cauca.

La banda criminale era dedita, in particolare, al furto di case di campagna e fattorie. Le sue violente azioni consistevano nell’entrare di notte negli edifici e se trovavano persone all’interno, le imbavagliavano per impossessarsi di oggetti di valore. In caso di resistenza, non esitavano a far fuoco o a sgozzare.

Molti anni dopo, esattamente lo scorso febbraio, è toccato allo stesso Battaglione dare manforte alla Polizia locale, consentendo la cattura di una pericolosa banda di ladri dedita anch’essa ai furti nelle abitazioni private.

È, molto probabilmente, anche per tale ragione che in un recente passato, il Reparto ha dovuto piangere anche qualche giovane caduto, che si è andato così a sommare ai tanti che persero la vita in quell’ormai quasi dimenticato giorno del 7 agosto 1956.

Il sacrificio del “Battallón Codazzi” (Cali, 6 – 7 agosto 1956)

La storia della Repubblica di Colombia ci ricorda che il tutto ebbe inizio all’alba del 6 agosto 1956, allorquando una colonna militare, composta da dieci camion, si mise in marcia lungo l’autostrada Buenaventura-Cali, trasportando ben 1.053 casse di dinamite, destinate ad alcuni lavori pubblici, allora in corso di esecuzione a Bogotà.

 

Uno dei quartieri distrutti dall’eplosione del 7 agosto 1956

Giunti a Cali, nelle ore pomeridiane, sette dei dieci camion furono ospitati in un Distaccamento del Battaglione Codazzi, altri nei pressi di una vecchia stazione ferroviaria poco distante dalla caserma (circa 2 chilometri), in attesa di riprendere la via, il giorno seguente.

Ciò, purtroppo, non avvenne, in quanto, all’alba del 7 agosto, una fragorosa esplosione svegliò la città. Le cronache del tempo ci riferiscono che interi blocchi di edifici furono ridotti in cenere. “Era come se il cimitero fosse saltato in aria”, confessò un aviatore che stava sorvolando la città al momento dell’esplosione, notando pezzi di cadaveri ovunque.

La catastrofe provocò, infatti, più di 1.300 morti, 4 mila feriti e distruzioni per un valore di 100 ilioni di pesos.

Gli edifici della Guarnigione Militare (ben 8 blocchi) ove, in quel momento, erano accasermati sia il ​​Battaglione “Codazzi”, la Polizia Militare che la stessa 3^ Brigata Fanteria scomparvero completamente [4].

I soccorsi dopo l’esplosione del 7 agosto 1956

Quella di Cali è stata certamente, almeno a memoria nostra, la più grande strage accaduta in Colombia nel secondo dopoguerra. Inizialmente, tra le cause che avrebbero innescato la tragedia, si parlò del surriscaldamento dei camion che trasportavano la dinamite (cosa poco probabile, considerata l’ora mattutina), di un soldato che aveva sparato accidentalmente con la sua pistola, ovvero della manipolazione di proiettili per le salve della festa nazionale del 7 agosto, anniversario della celebre “Batalla de Boyacá” [5].

Ma a correggere il tiro fu l’allora Presidente colombiano, il Generale Gustavo Rojas Pinilla, salito al potere nel 1953, dopo aver rovesciato il dittatore Laureano Gómez Castro.

Egli, infatti, parlò di un vero e proprio “sabotaggio politico” da parte dell’opposizione e in particolare di coloro che avevano firmato il poco conosciuto “Pacto de Benidorm”, del 24 luglio 1956 (vale a dire il liberale Alberto Lleras e il conservatore Laureano Gómez) [6].

In effetti, la situazione politica colombiana era alquanto compromessa, ma ciò non avrebbe certamente giustificato – almeno sul piano etico-morale – una eventuale responsabilità da parte di coloro che volevano riconquistare la libertà.

Per tale ragione, le dichiarazioni del Generale Pinilla furono giudicate false e inopportune.

Anche se, nel precedente mese di giugno, preceduto da una clamorosa pubblicità, il Presidente aveva illustrato alla Nazione il suo nuovo progetto politico, la “Terza Forza”, il “Fronte Civile” aveva optato comunque per il rovesciamento di quel regime. Fu così che lo stesso “Fronte Civile” approfittò anch’esso della strage, per i suoi fini.

Una protesta di Alberto Lleras contro l’accusa mossagli dal Presidente in carica fu, quindi, diffusa in tutto il Paese con volantini, sui quali fu riportata la seguente frase: “Al dolore indicibile che mi provoca la tragedia di Cali, la mia tribolazione si aggiunge all’orrore di essere governato in questo modo”.

Monumento in onore dei caduti del Battaglione nella piazza d’armi della caserma di Palmira

Gli avrebbe fatto eco il noto giornalista Enrique Santos Montejo, detto “Calibán“, il quale, in una lettera spedita da Parigi e pubblicata su El Universo de Guayaquil (il 4 settembre) definendosi “interprete dell’opinione pubblica colombiana da più di quarant’anni”, chiese al Pinilla di dimettersi, in quanto ciò rappresentava un “urgente bisogno colombiano”.

Le vicende colombiane ci ricordano che l’era del Presidente Rojas Pinilla, il quale aveva dato, in effetti, un’impronta altrettanto dittatoriale al suo Governo, ebbe fine con la sua deposizione dalla carica e con la sostituzione, da parte di una Giunta militare che il 10 maggio 1957 prese il controllo del Paese, mantenendolo, per fortuna, sino al 7 agosto del 1958, quando alla Presidenza della Repubblica tornò il liberale Alberto Lleras Camargo.

Ma questa è un’altra storia.

NOTE

[1] Sull’argomento vedasi Gerardo Severino, El hombre de las tres Patrias. Storia di Agostino Codazzi, ufficiale geografo che tracciò le linee di confine con Colombia ed Ecuador”, in www.reportdifesa.it, 20 agosto 2024.

[2] Cfr. Diario Oficial, n. 27554 del 10 marzo 1951, p. 6.

[3] Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo (in spagnolo Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo, note anche con gli acronimi di FARC o FARC-EP) sono state un’organizzazione guerrigliera comunista, di ispirazione marxista-leninista e bolivariana, fondata il 27 maggio 1964.

[4] Nel complesso, l’esplosione distrusse 41 blocchi di edifici, lasciando un cratere largo 50 metri e profondo 25 metri. L’esplosione distrusse interi palazzi, case e attività commerciali, peraltro provocato un terremoto di magnitudo 4.3, il quale fu avvertito anche nelle località di Buga, Palmira, Santander de Quilichao, Caloto e Jamundí.

[5] La battaglia di Boyacá fu combattuta e vinta dai patrioti colombiani il 7 agosto 1819 nell’odierno Dipartimento di Boyacá, nell’ambito delle Guerre d’indipendenza ispanoamericane, guidate, in particolare dai grandi Generali Simon Bolivar, Francisco de Paula Santader e José Antonio Anzoátegui.

[6] Firmato nella località spagnola di Benidorm, il patto aveva la finalità di porre fine al periodo di crisi politica in Colombia, una vera e propria guerra civile perenne: un’epoca passata alla storia col nome di La Violencia, iniziata nel 1948 con l’assassinio del leader liberale Jorge Eliécer Gaitán e alla presa del potere del Generale Gustavo Rojas Pinilla. L’accordo prevedeva una tregua che metteva virtualmente fine alla stessa guerra civile. Nel riconoscere la responsabilità reciproca delle due parti nella grave situazione politica del momento, il patto avrebbe consentito l’istituzione di un sistema che garantiva un’equa distribuzione del potere politico.

*Colonnello l(Aus) Guardia di Finanza – .Storico Militare.  Membro del Comitato di Redazione di Report Difesa

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