Bogotà. Da ieri, la Colombia, con l’insediamento del Presidente della Repubblica Iván Duque Márquez ha svoltato, ufficialmente, a destra. Al fianco di Duque, Marta Lucía Ramírez, la prima donna vicepresidente.
Duque arriva alla carica più alta del Paese a 42 anni. E’ il più giovane Presidente della Colombia nella storia moderna. È stato eletto da oltre 10 milioni di cittadini ed ha sconfitto il suo avversario politico Gustavo Petro nel secondo turno.
La vittoria del centro destra colombiano in verità, altro non è che il prosieguo della politica dell’ex capo dello Stato, Alvaro Uribe, un uomo politico che ha gestito le sorti dello Stato nei momenti più critici della lotta al narcotraffico.
E quello che viene chiamato l’uribismo torna così al potere dopo 8 anni di Juan Manuel Santos, il Presidente che ha firmato un accordo di pace con i guerriglieri delle FARC (Forze Armate rivoluzionarie della Colombia) già smobilitati e fondatori di un partito politico.
Duque, a proposito di quel periodo storico che ha provocato numerosi lutti ed una forte spesa economica per rispondere agli attacchi dei narcos e dei guerriglieri, nel suo discorso di investitura, non ha voluto chiudere la porta in faccia ad un possibile dialogo con quelli dell’ELN. I dialoghi sono attualmente in stallo.
colombia. accordo di pace governo-farc
Ma Duque stima che, nel giro di un mese, verrà fatta una “valutazione responsabile, prudente e completa del processo di dialogo che è stato portato avanti con l’ELN per 17 mesi”.
Ai familiari delle vittime della guerriglia andrà, ha assicurato il capo dello Stato, “un risarcimento morale, materiale ed economico da parte dei loro carnefici e non ci sarà impunità”.
Sono tante le parole d’ordine presidenziali: smobilitazione, disarmo e reintegrazione della base di guerriglia, visto che molti dei militanti sono stati reclutati con la forza o separati dal loro ambiente con l’intimidazione delle armi. E pace e cultura della legalità. Per fare questo occorre sconfiggere i cartelli della droga che minacciano diverse parti del territorio, ha evidenziato il Presidente.
“È giunto il momento di impedire che i gruppi armati illegali che rapiscono e trafficano la droga guadagnino profitti imitando i loro crimini con cause ideologiche (strettissimo il legame traffico di droga e guerriglia filo comunista Ndr) – ha affermato – Dobbiamo semplicemente chiarire che, in futuro, il traffico di droga ed il rapimento non saranno reati legati al crimine politico o a meccanismi legittimi per finanziare e promuovere qualsiasi causa”. Saranno reati e basta e per questo puniti.
Un processo credibile di pace deve essere basato sulla totale cessazione delle azioni criminali, con una stretta supervisione internazionale e tempi definiti.
Un altro capitolo chiave dell’agenda presidenziale colombiana è la lotta alla corruzione. “Oggi, con piacere e motivazione- ha detto Duque- presento un pacchetto anticorruzione al Paese ed al Congresso perché la difesa dell’etica pubblica appartiene a tutti e insieme dobbiamo realizzarla”. Sanzioni per i corrotti e nessun godimento degli arresti domiciliari o di sconti di pena è scritto nel documento. Così come saranno punite severamente le aziende, i proprietari, i gestori ed i funzionari corrotti.
In politica estera, la Colombia rispetterà Carta Democratica Interamericana. Sarà promossa la libertà dei popoli della regione e si riporteranno nelle sedi multilaterali, con gli altri Paesi, quelle dittature che “cercano di sottomettere i propri cittadini”. Non tanto velato è il riferimento al vicino Venezuela.
Nel suo discorso c’è stato spazio anche per l’imprenditorialità e la ricerca di equità, attraverso la cura della popolazione disabile e delle minoranze, il miglioramento delle condizioni degli anziani, una riforma delle pensioni e lo sviluppo della cultura e dello sport. Ha anche detto che promuoverà una riforma politica che apra lo spazio per eliminare il voto preferenziale, promuovere la democrazia all’interno dei partiti e garantire il finanziamento pubblico delle campagne”.
E rivolto ai sindacati ha detto: “Non ci sono più divisioni di destra e di sinistra. Noi siamo la Colombia. Non c’è nessuna delle più falsi divisioni tra i neo-liberali ed i socialisti. Noi siamo la Colombia”.
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