di Pierpaolo Piras
Palermo. Mercoledì scorso, a Palermo, si è conclusa la Conferenza Internazionale sulla Libia . Come da tradizione in tutti gli incontri internazionali, non è mancata la calorosa stretta di mano finale fra il Generale Haftar, rappresentativo della Cirenaica ed Al Sarraj, esponente di punta del “governo di unità nazionale” della Libia orientale.
La conferenza di Palermo è nata dopo un abile ed efficace lavoro della nostra diplomazia che, dopo alcuni decenni , riassume l’iniziativa diplomatica di organizzare e realizzare un summit con circa trenta rappresentanti di altrettante nazioni.
“Noi ci siamo!”, così sonoramente, Giuseppe Conte, Primo Ministro Italiano, ha significato la volontà politica di confermare, per l’Italia, il ruolo di principale intermediario europeo in Libia.

La stretta di mano tra Sarraj ed Haftar
E’ chiara la determinazione nel Governo italiano nel voler riconquistare l’iniziativa politica in un territorio di grande rilievo strategico, in campo economico e politico, come la Libia, specie dopo la convocazione a sorpresa nel maggio scorso, a Parigi, da parte del presidente francese, Emmanuel Macron, col tentativo (fallito) di ottenere elezioni libiche nei primi giorni di dicembre senza, però, curare gli aspetti legati alla sicurezza. La posizione italiana va in senso opposto: prima la pacificazione poi la sicurezza, senza le quali ogni consultazione elettorale sarebbe improponibile.
Francia, Stati Uniti e Germania, hanno partecipato con loro delegazioni e la Russia col primo ministro Medvedev. È stato rilevante che tutti i più importanti esponenti libici abbiano registrato la loro presenza. Paesi mussulmani come Tunisia, Egitto, Qatar, Marocco, Algeria e Sudan erano presenti, come anche la rappresentante della Unione Europea, Federica Mogherini.
All’avvio della conferenza di lunedì scorso, Ghassan Salame, capo dell’UNSMIL (United Nations Support Mission in Libya), ha comunicato che confiderà sulla data di gennaio-febbraio 2019 per lo svolgimento di libere elezioni in Libia, valide per l’approvazione di una Costituzione nel maggio-giugno successivo. E che quest’ultima sia riconosciuta pacificamente da tutti come primo passo per promuovere e stabilizzare un processo di pacificazione e di progresso economico-sociale per tutto il popolo libico.
Largo spazio è stato dato alle discussioni tra i delegati su questioni economiche e di sicurezza , sul ruolo della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, la gestione delle migrazioni illegali, la riduzione della corruzione e del mercato nero ed una equa distribuzione delle entrate petrolifere.
Da un punto di vista strettamente politico, l’incontro di Palermo è stato un primo parziale successo, visto che gli obbiettivi strategici da raggiungere erano: raggiungimento di un effettivo cessate il fuoco , sostituire le logiche fallimentari delle fazioni armate con una seria e duratura azione politica. Senza questi elementi, in un clima di riconciliazione nazionale, sia l’ONU che gli Stati più interessati allo scenario libico non riterranno plausibile un efficace intervento pacificatore nel territorio libico .

Villa Igiea, sede della conferenza a Palermo
Non è un caso che il rappresentante delle Nazioni unite, Gasham Salamè, abbia commentato la chiusura dell’avvenimento con positiva soddisfazione.
“Vogliamo chiedere alla conferenza nazionale: che tipo di elezione volete, parlamentare o presidenziale, e che tipo di Costituzione?”, ha detto in maniera, invitando i libici ad avere un comportamento più inclusivo.
E’ difficile trarre conclusioni in questa prima tornata. La mancanza di un documento finale non fa la differenza in questa fase preliminare d’incontri. La crisi libica è complessa. Numerosi sono gli ambiziosi protagonisti locali mentre sono in gioco enormi appetiti in campo economico, legati alla abbondanza e rara qualità del petrolio libico.
La conoscenza fisica tra le persone ha, certamente, facilitato un clima di maggiore comprensione tra le parti, ma sarà necessario prolungare il dialogo nei mesi a venire.
La Conferenza di Palermo ha avuto due riscontri positivi ed innovativi : la ripresa dell’iniziativa diplomatica da parte dell’Italia e il compimento di un primo passo avanti nel processo di pacificazione libico, l’unico finora nel panorama internazionale.
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