CONFLITTI: UN’ANALISI SUGLI SCENARI FRA ANTINOMISMO E INSIDIOSE “TRAPPOLE COGNITIVE”

Di Giuseppe Santomartino*

ROMA.  Le recenti e drammatiche evoluzioni degli scenari di conflittualità in  particolare ( ma non solo) in Ucraina e Medio Oriente, vanno comprensibilmente generando un vasto ed articolato profluvio di analisi, opinioni, malferme ipotesi geopolitiche/diplomatiche e quant’altro, profluvio (o almeno una parte di esso) che appare però sempre più orientato verso un discutibile e forse pericoloso antinomismo (dottrina basata sulla deriva / disimpegno da precetti / norme etiche e giuridiche) specie in riferimento ad alcuni fondamentali principi della cultura internazionalistica e corredato da pericolose “trappole cognitive”.

Un’immagine scattata durante il primo giorno dell’attacco russo in Ucraina

Lo scopo di questo breve saggio non è affollare ulteriormente tale “profluvio” (sarebbe anche difficile ormai esprimere cose “non ancora dette”) ma proporre una riflessione critica sui fondamentali principi da esso investiti.

E’ appena il caso di evidenziare che ciascuno di tali principi meriterebbe una approfondita trattazione specifica, ma lo spazio qui consente solo una loro sintetica indicazione, rimandando all’ autorevole bibliografia per ogni approfondimento.

La Carta dell’ONU e il Diritto Internazionale

L’antinomismo investe in particolare la Carta dell’ ONU, e quindi il Diritto internazionale di cui la Carta è principale presidio e fonte primaria, ed in particolare incide sulle attribuzioni, alcune esclusive, dell’ONU e del Consiglio di Sicurezza (CdS) in materia di “mantenimento della pace e della sicurezza  internazionale” (art. 1) e di prevenzione dei conflitti.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres

Questa criticità è stata ricordata negli ultimi anni in varie autorevoli sedi ed anche nell’ Enciclica “Fratelli Tutti” di Papa Francesco.

Essa sta generando, da anni, una progressiva emarginazione del CdS in particolare a causa dell’ abuso del diritto di veto.

Il fatto che incontri / vertici per le mediazioni, cessate il fuoco, tregue etc si svolgano ormai sistematicamente in contesti diversi del CdS è il sintomo più paradigmatico di tale grave criticità.

Altri importanti principi investiti da tale antinomismo sono:

  • Inammissibilità di ipotesi che possano giustificare in qualunque modo l’aggressione o l’ invasione di uno Stato sovrano e il ricorso alla guerra, l’ unica eccezione a tale principio è il diritto all’autodifesa e comunque nei limiti ex-art. 51 della Carta; principio confermato dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU in occasione dell’invasione russa dell’Ucraina del 2022. L’indiscutibilità di tale principio dovrebbe bastare a demolire ab origine ogni “creatività” nei ricorrenti pretesti di invasioni o comunque interventi armati verso uno Stato sovrano anziché ricondurre i relativi contenziosi al CdS come previsto dal Diritto internazionale
  • Immodificabilità dei confini manu militari, questo appare essere il principio più discusso e compromesso nell’ attuale scenario ucraino; il fatto che in passato molte annessioni siano state conseguenza di occupazione bellica è ormai del tutto sorpassato nel DI contemporaneo in cui l’ acquisizione o annessione di territorio attraverso l’uso della forza è assolutamente vietata; ogni deroga o “pragmatica tolleranza” verso tale principio significherebbe incoraggiare future risoluzioni manu militari dei numerosi contenziosi di confine esistenti nel mondo;
  • Assoluta illegalità di qualsiasi ipotesi di “Guerra Preventiva”, tale principio trova fondamenti, oltre che nella Carta dell ONU, anche nei classici di Ugone Grozio (XVI secolo, il padre del Diritto internazionale) e finanche nella “Summa Theologiae” di San Tommaso.
Il libro di Ugone Grozio padre del Diritto internazionale

Lo sciagurato, talvolta disinvolto e forse inconsapevole, antinomismo in tali materie sta rendendo le conseguenti violazioni, spesso configurabili quali crimini di guerra o contro l’Umanità,  quasi giustificabili con l’ effetto finale di una progressiva demolizione del Diritto internazionale (specie nello ius ad bellum e ius in bello) che si è andato costituendo con molta fatica  nel XX secolo dopo ben due Guerre Mondiali.

Le Relazioni Internazionali e le analisi dei conflitti

Un’ altra vistosa criticità riguarda le Relazioni internazionali e le analisi dei conflitti e si manifesta in particolare attraverso quattro “trappole cognitive” che spesso operano in “sinergia”.

La prima deriva dal fascino apparentemente “risolutivo” della teoria del realismo (spesso associata frettolosamente al concetto di Realpolitik, che a sua volta è da anni oggetto di una degenerazione progressiva dal suo significato originale, o con frettolose interpretazioni del “realismo politico” di Niccolò Machiavelli) supportato da arbitrari e presunti benefici del cosiddetto “pragmatismo”.

Il discorso su tali distorsioni ermeneutiche sarebbe lungo ed al di fuori degli scopi di questo brano, qui preme ricordare da un lato la profonda crisi che investe da anni tutta la vasta panoplia delle oltre dieci principali teorie delle RI ed in cui non a caso va emergendo una Critical Theory, dall’altro l’evidente appiattimento su una diffusa incapacità di bilanciare gli irrinunciabili principi etici e valoriali nel campo internazionalistico con gli innegabili condizionamenti derivanti dai rapporti di forza e pesi geopolitici dei vari attori statuali e non-statuali.

Giova qui ricordare la frase di Winston Churchill dopo l’appeasement di Monaco 1938: “Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra” e del Presidente Sergio Mattarella “ Non sarebbe pace la resa alla sopraffazione del più forte…far prevalere il DI riflette il comune sentire dell’ umanità. Non è esercizio astratto o utopico”.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

La seconda “trappola cognitiva” riguarda la diffusa tendenza in molte analisi conflittuali a privilegiare gli esiti tecnico-militari/tattici di breve periodo trascurando gli esiti politico-strategici.

In questo secolo abbiamo già avuto vari drammatici  esempi di vicende conflittuali con successi tattici anche notevoli e apparentemente “risolutivi” nel breve periodo ma poi coronati da fallimenti politico-strategici nel medio-lungo termine: Afghanistan, Libia , Siria, Iraq, Sahel, Yemen e probabilmente ne vedremo ancora.

A margine va ricordato che, contrariamente a diffuse interpretazioni, Clausewitz ha sempre teorizzato la netta prevalenza dell’esito politico-strategico rispetto a quello tattico e militare (la guerra parte della più generale categoria della politica).

La “terza trappola cognitiva” riguarda la diffusa tendenza ad associare, ma sarebbe meglio dire “appiattire”, il concetto di “Pace” col concetto di “Tregua /Cessato il fuoco”.

Va qui ricordato che in tutta la storia del pensiero filosofico, politico e anche religioso, si è sempre affermata la “Pace” quale categoria molto più ampia e complessa dell’ interruzione di conflittualità e/o del disarmo unilaterale (Modello Positive Peace vs Negative Peace).

La “quarta trappola cognitiva” riguarda la limitata attenzione dedicata alle radici ideologiche dei conflitti a favore delle cause evenemenziali di breve periodo, più immediate e tangibili e quindi catturabili, purtroppo anche nelle iniziative di mediazione, da un illusorio “pragmatismo”.

Il quadro di antinomismo e “trappole cognitive” qui, seppure sommariamente, delineato non vuole alimentare paturnie accademiche o perfezionismi formali, ma contribuire all’ unica vera riflessione all’ ordine del giorno: la Sicurezza Internazionale. Il rischio che corriamo è una fatale regressione cognitiva in materia e l’ incapacità di confrontarci con la complessità geopolitica di questo secolo.

La copertina del libro di Immanuel Kant: “Per una pace perpetua”

Il pensiero di Kant nella sua opera seminale  una delle principali mai scritte in materia) “Per una pace perpetua” (1795)  appare quanto mai attuale: la “Pace Duratura” non è una chimera ma necessita della “Perfetta Cultura”, oggi rischiamo di allontanarci dall’ una e dall’ altra.

*Generale di Divisione (ris). E’ laureato in Scienze Strategiche e Scienze Politiche – Indirizzo islamico presso l’Istituto Universitario Orientale. E’ stato Addetto per la Difesa presso le Ambasciate in Amman e Baghdad,  capo delegazione italiana presso lo US Centcom e capo Dipartimento presso l’European Union Military Staff in Bruxelles.  Ha pubblicato testi sul Jihadismo e la geopolitica del XXI secolo.  E’ docente di Intelligence presso la facoltà di  Science Politiche dell’ Università della Tuscia e presso il Master di Intelligence dell’Università di Udine.

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