Conflitto russo-ucraino: gravi esplosioni a bordo dell’incrociatore lanciamissili Moskva. Kiev rivendica di averlo colpito

Di Fabrizio Scarinci

Mosca. Poche ore fa il Ministero della Difesa russo avrebbe confermato la notizia secondo cui l’incrociatore lanciamissili Moskva, nave ammiraglia della Flotta del Mar Nero, avrebbe riportato gravi danni a seguito di alcune esplosioni verificatesi a bordo.

I vertici militari della Federazione avrebbero inoltre dichiarato che tutti i 510 membri dell’equipaggio sarebbero stati evacuati (informazione, questa, da prendere con una certa cautela) e che a causare il disastro sarebbe stato un “non meglio specificato” incendio che avrebbe fatto esplodere una buona parte del munizionamento presente sulla nave.

Dal canto suo, Kiev avrebbe invece dichiarato (già nel corso della giornata di ieri) che l’incrociatore sarebbe stato colpito nel corso di un’azione condotta dalle sue le sue Forze Armate, le quali sarebbero riuscite a penetrare le sue difese con due missili da crociera antinave di concezione nazionale R-360 “Neptune”.

Protagonista, tra le altre cose, del famoso attacco all'”Isola dei serpenti”, dove all’inizio della guerra la guarnigione ucraina presente sul posto aveva rifiutato la resa con un audio che avrebbe poi fatto il giro del mondo, il Moskva risulta essere il più anziano dei possenti incrociatori missilistici della classe “Slava”, le cui unità raggiungono un peso a pieno carico di 11.490 tonnellate e una lunghezza “fuori tutto” di oltre 186 metri.

Il “Maresciallo Ustinov”, altra unità della “classe Slava”

Concepite tra anni 60 e 70 come strumenti finalizzati a colpire (eventualmente anche con l’ausilio di testate nucleari) i “Carrier Battle-Group” della marina statunitense, queste navi risultano oggi equipaggiate con 16 missili antinave a lungo raggio P-1000 (versione avanzata dell’originale P-500 “Bazalt” in uso negli anni della Guerra fredda), 64 missili superficie-aria a lungo raggio S-300F, 40 missili superficie-aria a corto-medio raggio OSA-M, un cannone da 130 mm AK-130 in grado di colpire sia bersagli aerei che di superficie, 6 cannoni leggeri AK-630 per ingaggi ravvicinati, 24 mortai anti-sommergibile RBU-6000 (suddivisi in due sistemi da 12 l’uno) e 10 (2 x 5) tubi lanciasiluri da 533 mm, a cui si aggiunge anche la capacità di trasportare un elicottero multiruolo di tipo Ka-25 o Ka-27.

Se gli ucraini fossero davvero riusciti a colpire un’unità di tale importanza significherebbe non solo che le loro forze sarebbero caratterizzate da un livello di “situational awareness” forse ancor più elevato di quanto immaginato finora, ma anche che esse sarebbero state in grado di assemblare e schierare una batteria di questi missili completa di tutti suoi elementi di supporto nel bel mezzo del conflitto, cosa che certamente costituirebbe un’umiliazione di non poco conto per le Forze Armate di Mosca, che dall’inizio della cosiddetta “operazione speciale” in Ucraina hanno già più volte mostrato numerose lacune sia in campo ISR (Intelligence, Suvelliance and Reconnaissnce), sia per quanto concerne la capacità di neutralizzare i sensori avversari.

 

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