Di Fabrizio Scarinci
KIEV. Stando a quanto si è avuto modo di apprendere nel corso delle ultime ore, la Russia avrebbe lanciato un massiccio attacco missilistico su tutto il territorio ucraino.
Intesa, probabilmente, come risposta ai fatti di questa notte (ovvero alle esplosioni verificatesi negli aeroporti militari di Engels e Ryazan, entrambe verosimilmente causate dagli ucraini), l’azione, non diversamente da quanto accaduto nelle scorse settimane, si starebbe concentrando prevalentemente sulle infrastrutture energetiche, contro cui, almeno fino a questo momento, sarebbero stati lanciati almeno una settantina di missili (secondo alcune fonti soprattutto ad opera della flotta presente nel Mar Nero e dei bombardieri dell’Aviazione Strategica).
Nondimeno, almeno stando a quanto comunicato da fonti ufficiali dell’aeronautica di Kiev, almeno sessanta dei missili lanciati dalle forze di Mosca sarebbero stati abbattuti.
Se così fosse (e potrebbe davvero essere, considerando il rateo di successi già ottenuti in altre occasioni dalle contraeree di Kiev), i russi sarebbero certamente di fronte ad un’ulteriore umiliazione, che si aggiungerebbe a quella già subita la notte scorsa, dove, soprattutto con riferimento a quanto accaduto nella base di Engels, tutte le falle che caratterizzano il loro apparato difensivo sembrerebbero essere venute a galla in tutta loro problematicità.
Proprio a tal proposito, infatti, non si può non notare come, qualora a causare l’esplosione fosse stato un drone a lungo raggio, i militari del Cremlino si troverebbero di fronte ad una vera e propria dimostrazione plastica della grave inefficacia delle loro difese antiaeree, mentre qualora fosse stato un drone operato da forze speciali infiltratesi oltreconfine, dovrebbero addirittura prendere atto di avere una scarsa capacità di controllo del loro stesso territorio.
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