Coronavirus Delta: la variante si diffonde. Gli scienziati europei si preparano all’impatto nel Continente

Di Pierpaolo Piras*

Londra. Il rapido aumento dei contagi nel Regno Unito ha messo sotto stretta vigilanza i Paesi europei, nord americani e africani.

La cosiddetta “variante Delta” del Coronavirus preoccupa molti Paesi

Quando i primi casi della cosiddetta “variante indiana”, per la scienza “DELTA SARS-CoV-2”, furono rilevati nel Regno Unito a metà aprile scorso, la nazione si stava preparando a ridurre drasticamente le restrizioni igienico-sanitarie nella società.

I numeri dei casi di COVID-19, i ricoveri ospedalieri e i decessi erano in forte ribasso, grazie a mesi di severo lockdown e alla efficiente pratica uno dei programmi di vaccinazione più veloci al mondo.

Due mesi dopo, la “variante”, rilevata per la prima volta in India, ha determinato una terza ondata epidemiologica nel Regno Unito , costringendo il governo a dilazionare la riaperture di tutte le attività socio-economiche per la fine di luglio.

Ora, dopo aver osservato la rapida ascesa della variante Delta nel Regno Unito, altri paesi si stanno preparando per l’impatto nel Continente europeo.

Le nazioni con ampio e sicuro accesso alle forniture vacciniche, come quelle europee, e nordamericane, confidano che la vaccinazione di massa possa smorzare l’inevitabile diffusione del virus Delta.

Ma nei Paesi poveri, indebitati e con scarsissime scorte di vaccini, in particolare in Africa, alcuni scienziati temono che questa variante possa avere effetti clinici devastanti sulla popolazione.

Nella gran parte dei casi queste nazioni non dispongono neanche di alcun servizio sanitario territoriale e tanto meno ospedaliero.

 

Un Centro vaccinazione in India

Il coronavirus Delta, codificato nella ricerca clinica come “B.1.617.2”, appartiene a una specie virale identificata per la prima volta in India nel corso di una virulenta ondata di casi infetti.

La diffusione dei contagi crebbe rapidamente in alcune parti del paese, e mostrò segni di parziale resistenza ai vaccini.

Sulle prime è stato difficile per i ricercatori discriminare le proprietà biologiche strutturali e cliniche della variante rispetto ad altri fattori riscontrati nei casi confermati in India in oltre i 400.000 al giorno, come in alcuni raduni di massa.

I dati del virus “Delta”

La variante Delta è stata collegata biologicamente a una rinascita del COVID-19 in Nepal e nel sud-est asiatico , ma la sua diffusione nel Regno Unito ha consentito agli scienziati di analizzare molto più approfonditamente le caratteristiche fisiologiche, strutturali e cliniche del Delta , ottenendo un quadro patologico chiaro sulla natura e gravità patologica che rappresentava.

I dati sulla diffusione del Delta nel Rego Unito

Quali sono i risultati dimostrati finora?

Alcuni studi dimostrano che Delta sembra essere circa il 60% più trasmissibile rispetto alla già altamente virulenta variante Alpha (chiamata anche B.1.1.7) identificata nel Regno Unito alla fine del 2020.

Delta è moderatamente resistente ai vaccini, in particolare nelle persone che hanno ricevuto una sola dose.

Uno studio di “Public Health England”, pubblicato il 22 maggio scorso, ha rivelato che una singola dose di vaccino di AstraZeneca o di Pfizer ha ridotto del 33% il rischio di una persona di sviluppare sintomi da Covid-19, causati dalla variante Delta, rispetto al 50% per la variante Alpha.

Una seconda dose del vaccino AstraZeneca ha incrementato i livelli di protezione verso il Delta al 60% (rispetto al 66% contro Alpha), mentre due dosi di Pfizer sono state efficaci all’88% (rispetto al 93% contro Alpha).

Queste preliminari prove di laboratorio, provenienti dall’Inghilterra e dalla Scozia, suggeriscono che le persone infettate da Delta hanno circa il doppio delle probabilità di essere ospedalizzati, rispetto a quelle infettate da virus Alpha.

Anche la Danimarca, che, come il Regno Unito, è leader mondiale nella sorveglianza genomica Covid-19, ha registrato un costante aumento dei casi provocati dalla variante Delta, anche se molto meno della maggior parte degli altri paesi europei.

Ma è solo questione di tempo, dicono alcuni esperti, prima che questa variante diventi dominante in Danimarca.

La speranza è che la sua espansione possa essere rallentata attraverso la vaccinazione, la sorveglianza e il tracciamento dei contatti.

Nel frattempo, il governo danese sta alleggerendo le restrizioni: ristoranti e bar hanno iniziato la riapertura da mesi, limitatamente a quelle persone che sono state vaccinate o hanno manifestato un recente test negativo.

E poi, a partire dalla fine di giugno, le mascherine non saranno più necessarie nella maggior parte degli ambienti interni.

I casi della variante Delta nel Regno Unito raddoppiano all’incirca ogni undici giorni.

Ma i Paesi con ampie scorte di vaccini dovrebbero essere rassicurati dal rallentamento del rialzo dei ricoveri ospedalieri.

E’ in corso una vaccinazione globale

Ulteriori studi sono in corso per ottenere più numerosi e probanti elementi epidemiologici di valutazione.

Un recente studio di “Public Health England” ha posto in evidenza che le persone che hanno ricevuto la prima dose di vaccino presentano il 75% in meno di probabilità di essere ricoverate in ospedale, rispetto agli individui non vaccinati, e coloro che sono completamente protetti con la seconda dose hanno avuto un incidenza del 94% in meno di sviluppare sintomi clinici meritevoli di ospedalizzazione.

La diffusione negli Stati Uniti

Il virus Delta è in aumento anche negli Stati Uniti, in particolare nel Midwest e nel Sud-Est.

Il 15 giugno i Centri degli Stati Uniti per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno dichiarato la presenza di questa variante.

Secondo un campionamento nazionale, Delta sta crescendo rapidamente.

Utilizzando un test di genotipizzazione rapida, si è scoperto che l’ incidenza dei casi causati da Alpha è scesa da oltre il 70% a fine aprile a circa il 42% a metà giugno.

Si è riscontrato anche un aumento della sensibilizzazione al Delta, presente nella gran parte delle determinazioni di laboratorio.

Alla fine, potrebbe diventare dominante anche negli Stati Uniti, e che la sua virulenza potrebbe essere attenuata dalla vaccinazione di massa.

Tuttavia, le grandi disparità nei tassi di vaccinazione potrebbero portare a variazioni regionali e locali nei casi clinici e nel numero dei ricoveri ospedalieri.

Il caso di New York

Il 70% dei newyorkesi idonei ha ricevuto almeno una dose di vaccino. E’ stata una pietra miliare che alcuni giorni fa ha deciso la revoca della maggior parte delle restrizioni Covid-19 .

Nella “Grande Mela” sono numerose le comunità con alte percentuali di individui afroamericani e ispanici, dove i tassi di vaccinazione tendono ad essere bassi.

Per tali considerazioni queste comunità sono continuamente oggetto di attente misure e provvedimenti di profilassi.

I dati emersi da quasi 20 mila campioni, sequenziati a partire da aprile, suggeriscono che la variante Delta si sta diffondendo più velocemente nelle contee degli Stati Uniti dove meno del 30% dei residenti è stato completamente vaccinato, rispetto alle contee con tassi di vaccinazione superiori a quella soglia.

Stando a confermare quanto sia protettiva la vaccinazione.

L’Africa a rischio

Oggi, Delta rappresenta il rischio maggiore per i Paesi che hanno un accesso limitato ai vaccini come in Africa, dove la maggior parte delle nazioni ha potuto vaccinare solo il 5% della propria popolazione.

In tali nazioni, se il vaccino non arriverà in tempo, sarà troppo tardi e inutile intervenire. Allora la gravità dei contagi sarà devastante.

La sorveglianza nei Paesi africani è estremamente limitata.

Non ci sono le risorse umane, strutturali ed economiche per praticarla. Ma vi sono indizi che la variante sta già causando un aumento dei casi clinici .

Diverse sequenze (sottotipi) della variante sono state intercettate nella Repubblica Democratica del Congo, dove un focolaio nella capitale Kinshasa ha determinato un elevato numero di persone ospedalizzate.

La stessa variante è stata rilevata anche in Malawi, Uganda e Sudafrica.

Gli Stato che hanno stretti legami economici con l’India, come quelli dell’Africa orientale, sono probabilmente più esposti per avere una prossima impennata di contagi causati da Delta.

A Durban, in Sudafrica, i casi Delta sono stati rilevati negli equipaggi del porto commerciale, senza ancora segni di diffusione nella comunità cittadina.

Fattori simili potrebbero già esistere nei porti del Brasile, il quale sta affrontando un’ulteriore variante (individuata con metodo immunitario) chiamata “P.1”, o “Gamma”, individuata dall’apparato di sorveglianza nazionale.

Finora, il Paese sudamericano ha sequenziato solo quattro casi della variante Delta.

Tutti gli Stati sono impegnati contro la variante Delta ma gli scienziati affermano che dobbiamo vigilare sulla eventualità di minacce virali ancora maggiori.

Finora non è stata riscontrata alcuna variante virale totalmente resistente alla protezione conferita dai vaccini.

*Specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale

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