Di Pierpaolo Piras*
Roma. Recentemente è stata interrotta la produzione del vaccino anti-Covid per complicanze emerse durante la sperimentazione.

Importante un’ampia vaccinazione contro il COVID-19
Il divieto proviene dal Regno Unito per disposizione della multinazionale del farmaco, “AstraZeneca”, che ha deciso la sospensione dei lavori per una settimana presso l’Università di Oxford per il sospetto di una lesione infiammatoria midollare (mielite) in una persona appena vaccinata.
La notizia è esplosa su tutti gli organi di stampa e sulle Tv, suscitando viva apprensione nella opinione pubblica europea e ponendo in forse gli enormi capitali che “AstraZeneca” ha destinato al finanziamento di questa ricerca.
Oggi, il pericolo corso è passato ma la vicenda è sintomatica di quanta strada rimane ancora da percorrere per tornare alla vita normale e di quanto sia facile generare isteria collettiva seguendo in tempo reale lo sviluppo di un vaccino.
A luglio scorso, negli stessi laboratori clinici di Oxford, è stata adottata un’altra interruzione della ricerca per il riscontro di una sclerosi multipla post-vaccinale.
L’evento è stato tenuto in totale riservatezza, poi si dimostrò nessuna correlazione ma solo la coincidenza temporale tra i due eventi, la vaccinazione e la sclerosi e nessuno andò in ansia da stress.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ci informa che su 35 sperimentazioni vacciniche, solo 9 si trovano nella quarta ed ultima fase della sperimentazione, quella più importante dove i vaccini allestiti dovranno dimostrare la loro affidabilità, efficacia e, ancor più, sicurezza sulle decine di migliaia di persone, assunte in questa prova e vaccinate per mesi.

La sede dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
Da un punto di vista statistico, secondo una considerazione di ordine generale, valutando un campione di 50/70 mila soggetti da sottoporre a valutazione clinica, è praticamente impossibile che non si verifichino eventi avversi a livello locale e/o generale, qualunque sia il farmaco o vaccino utilizzato.
Una risposta più completa sugli eventi avversi potremmo averla solo fra qualche mese ma anche, al variare delle metodiche utilizzate, non prima di un paio d’anni, allorché sarà possibile concludere i necessari studi retrospettivi su questo tragico fenomeno patologico sociale che è l’epidemia/pandemia Covid 19.
Non mancano gli aspetti favorevoli: oggi siamo molto più abili a fare vaccini.
Non si utilizzano più le strategie più classiche del passato, basate sull’utilizzo di virus ad inattivazione parziale come per la poliomielite o totale come nei morbillo, parotite e rosolia.
Le attuali tecniche sperimentali utilizzano i frammenti maggiormente immunogeni (capaci di determinare una risposta immunitaria) del corpo virale, iniettati isolatamente nell’organismo tramite un’iniezione sottocutanea o intramuscolare oppure veicolati verso il sangue da un supporto proteico o assunto dal corpo di un altro virus.
Tra le prove finanziate dalla Unione Europea figura anche il vaccino prodotto dal consorzio anglo-italiano e composto da un supporto di adenovirus inattivato, lo stesso responsabile del raffreddore dello scimpanzè.
Non bisogna dimenticare che qualunque vaccinazione, così come ogni farmaco, può dare effetti collaterali e complicanze di vario livello di gravità.
Queste ultime sono rarissime e, quasi sempre, ad esse si può opporre un rimedio terapeutico immediato o quasi.
Il virus viene quindi modificato con le informazioni genetiche del nuovo coronavirus per stimolare specificamente il sistema immunitario della persona vaccinata, ovvero senza il rischio di malattia acuta da Covid.
Da qualche parte abbiamo letto un’altra notizia secondo la quale il vaccino anti-Covid potrebbe provocare un effetto paradosso, ovvero una esaltazione del processo infettivo.
In letteratura scientifica accreditata non è riportata alcuna conferma validata di questo tipo.
*Specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale
© RIPRODUZIONE RISERVATA