Covid-19, disagio sociale, sicurezza nazionale e cyber nel post pandemia. Cosa svela una ricerca della Società Italiana di Intelligence

di Maria Enrica Rubino

ROMA. L’elemento più grave da affrontare nella fase di post pandemia da Covid-19 sarà il disagio sociale. Lo afferma una ricerca condotta dalla Società Italiana di Intelligence, curata dal Presidente Mario Caligiuri, Direttore del Laboratorio sull’Intelligence dell’Università della Calabria, e redatta insieme a un gruppo di ricercatori, dal titolo “Analisi di Intelligence e Proposte di Policy sul Post-Pandemia COVID-19 (aprile 2020 – aprile 2021)”.

Cosa accadrà dopo la pandemia?

Il disagio sociale, quale conseguenza degli aspetti sanitari, economici e politici, rischia anche di riaccendere le spinte separatiste nelle aree più sviluppate del Paese. L’aspetto centrale – secondo i ricercatori – sarà questo: dal punto di equilibrio che si raggiungerà tra le condizioni di indigenza e la riduzione del benessere, potrebbe dipendere la sicurezza delle istituzioni democratiche del nostro Paese. Allo stesso tempo, stanno emergendo tendenze verso un potenziale allontanamento dall’Unione Europea.

A livello di policy, la ricerca si è focalizzata anche sulle misure che possano riequilibrare il divario tra classi sociali e in particolare tra le élite pubbliche e i cittadini, attraverso interventi strutturali sulla riduzione dei costi della politica e dell’apparato burocratico. Provvedimenti per i quali, in gran parte, basterebbe un decreto legge.

Si tratta di somme che incidono poco sul bilancio dello Stato ma rispondono molto a criteri di ragionevolezza per riavvicinare le élite ai cittadini. Dallo studio della SOCINT è emersa la necessità di ridefinire i poteri tra Stato e Regioni, specie in ambito sanitario. A livello geopolitico, si è posto il tema di un chiaro posizionamento italiano rispetto alle alleanze internazionali, avendo come punto di riferimento l’interesse nazionale.

Sul piano militare, l’analisi ha preso in esame il probabile ridimensionamento dei fondi nel bilancio dello Stato nel settore della difesa, stimato in circa 3 miliardi di Euro. Inoltre, si è posto l’accento sulla protezione del dominio cyber e la prevenzione di minacce nucleari, biologiche e chimiche, considerato che l’attuale pandemia potrebbe non essere l’ultima.

Nell’ambito economico e industriale, la previsione è una maggiore debolezza italiana sui mercati internazionali, che potrebbe comportare infiltrazioni criminali e acquisizioni degli asset nazionali da parte estera.

Nella ricerca, a cui hanno collaborato i ricercatori Roberto Macheda (Ricaduta Economica), Francesco Napoli (Ricaduta Industriale – Piccola e Media Impresa), Luigi Barberio (Ricaduta Economica – Ricaduta Industriale) e Luigi Rucco (Ricaduta Scientifica), viene auspicato l’aggiornamento della normativa del golden power, valutando in questa fase il divieto di vendita delle aziende strategiche.
Per i ricercatori della Socint i rischi vanno monitorati non solo nell’immediato, ma anche nel medio periodo, poiché la criminalità organizzata, le multinazionali, le banche d’affari, i fondi sovrani e i Paesi stranieri potrebbero agire a distanza di tempo ponendo però adesso le basi per i loro interventi futuri. Inoltre, proprio ora andrebbero predisposte le condizioni legislative e fiscali per incentivare il rientro delle sedi legali delle aziende e delle attività produttive.
A livello scientifico si è evidenziata la necessità di rafforzare la sicurezza dei dati e delle infrastrutture digitali, in particolare delle strutture sanitarie e della ricerca.
È stata richiamata l’importanza di bilanciare il ruolo degli scienziati con quello dei decisori politici, poiché si è passati da una iniziale sottovalutazione degli esperti a far in modo che le scelte politiche siano dettate da loro.
Un’analisi, infine, anche sull’emergenza educativa, che non può essere affrontata semplificando ulteriormente i percorsi di studio perché questo porterebbe inevitabilmente ad accrescere le distanze sociali e le differenze territoriali tra Nord e Sud.
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