Covid-19 e Affaire Russia, parla il professor Francesco Alberti (esperto d’area): “Artide, Antartide ed Alaska, i prossimi scenari di crisi”

Di Marco Pugliese

Venezia. Francesco Alberti, nato in provincia di Venezia, è ufficiale della Guardia di Finanza. Dal 2016 è collaboratore esterno di cattedra presso le Università “”Magaglianska Akademia” e “Shevchenko” di Kiev.

Il prof. Francesco Alberti

Si occupa di Relazioni Internazionali, della Guerra Fredda e del Blocco Est Europa.

Per il docente “L’Europa è diventata un vassallo economico e militare degli Stati Uniti”.

Il prof. Alberti nel suo libro Guerra fredda e dintorni sviscera tutti gli aspetti di un conflitto mai concluso. Ci narra anche una realtà geopolitica (al tempo del Covid-19) diversa da quella che troviamo sui media.

E’ la Russia il vero spauracchio degli USA, non la Cina come può sembrare ai più.

Prof. Alberti, per capire quanto accade oggi, partiamo da ieri. Ovvero dalla fine della vecchia Guerra Fredda…

Il conflitto (freddo e caldo) tra Stati Uniti e Russia non è finito nel 1989, anzi dopo quella data ha preso una strada più globale e multilaterale a livello strategico.

Ma Vladimir Putin è stato messo in crisi dal Covid-19?

In realtà Putin non è stato messo in crisi dal Covid-19, la pandemia ha sì colpito anche l’ Europa Orientale e quindi anche la Russia, la quale però sta gestendo la situazione non differentemente da come la sta gestendo l’Occidente.

Il Presidente russo Vladimir Putin

La solita narrazione occidentale?

In parte siamo ai soliti pregiudizi sulla Russia, soprattutto a livello mediatico. La NATO e gli Stati Uniti hanno tutto l’interesse a dipingere Mosca debole e in difficoltà, in realtà però, strategicamente, è forte come non mai, dotando le proprie Forze Armate con le più avanzate tecnologie, sia nell’armamento tattico che in quello convenzionale ma soprattutto in quello strategico, cioè quello che altera gli equilibri tra le grandi potenze a livello globale.

In realtà lei sostiene che a livello tecnologico i russi siano al livello, se non avanti, alla NATO e a Washington. Vero?

Lo ritengo plausibile, dal 1999 l’industria russa ha investito moltissimo in tecnologia ed armamenti, anche nel settore spaziale, oggi molto pubblicizzato negli Stati Uniti, ma assai efficiente anche in Russia, e già da molto tempo.

L’industria della difesa russa è assai competitiva, infatti anche la Cina ne trae beneficio diretto (aerei caccia e portaerei cinesi d’ultima generazione sono infatti “disegnati” su modelli russi).

Soldati russi impiegati in un’esercitazione

Quali sono gli scenari strategici oscuri al grande pubblico?

Artide, Antartide ed Alaska su tutti, nel futuro. Ma la macro-area del Pacifico rimane comunque il principale palcoscenico di scontro tra Stati Uniti e Cina, con gli Stati Uniti che operano in simbiosi con l’alleata India, soprattutto nelle nano-tecnologie applicate all’ambito militare ed economica-strutturale.

L’Alaska tra i possibili scenari strategici del futuro

La Cina, invece, partendo dalla piattaforma economica di reciproca collaborazione della Shangai Organization Cooperation, opera un’alleanza strategica globale con la Russia, nel contrasto agli Stati Uniti e ai suoi alleati giapponesi, sud-coreani e australiani nelle strategie economico-commerciali definite dalla Trans Pacific Partnership, oltre che definire collaborazioni di altissima tecnologia aero-spaziale e satellitare, e di sviluppo di armi elettro-magnetiche di ultima generazione applicabili al mutamento ambientale e climatico.

L’asse russo-cinese, infatti, vuole contrastare la leadership statunitense nell’utilizzo di tali armi strategiche primarie che già da decenni hanno soppiantato le armi nucleari come armi di prima scelta strategica per la maggiore duttilità strategico-militare e gli effetti militari destabilizzanti più estesi a livello territoriale (soprattutto senza implicare responsabilità dirette riguardo i devastanti effetti sull’ambiente e il clima globale). Stiamo parlando di scenari reali che vanno al di là della immaginazione della pubblica opinione mondiale.

Quali saranno le armi di una nuova generazione?

Armi di nuova generazione partendo però da una generazione passata. Posso dirvi che per l’ex Presidente statunitense Harry Truman, la bomba atomica non era già allora l’arma strategica di prima scelta, e soprattutto non era l’unica arma a disposizione per annientare il Giappone per porre fine alla Seconda Guerra Mondiale.

Il sistema d’arma elettromagnetico, allora in dotazione a Washington, e sviluppato partendo dagli studi di Tesla, era molto più letale dell’ordigno nucleare sviluppato da Enrico Fermi a Chicago e Robert Oppenheimer, con il Progetto Manhattan, a Los Alamos.

Una storica immagine dell’esplosione della bomba atomica che mise fine alla Ii Guerra Mondale sul fronte del Pacifico

Benché forze politiche e militari interne al Pentagono desiderassero ardentemente l’utilizzo dell’arma elettromagnetica capace di attivare a comando le forze naturali (sismiche vulcaniche e marine) per spazzare il Giappone dalle carte geografiche, Truman scelse l’arma nucleare, arma strategica meno potente e devastante.

Se i sovietici solo quattro anni dopo gli americani (ed una spy-story di mezzo) ebbero l’atomica, Mosca arrivò a duellare con Washington con le armi elettromagnetiche praticamente in contemporanea (grazie anche ai documenti di Tesla trafugati in Serbia ancora prima della fine del secondo conflitto mondiale).

Se dal 1949, con la prima bomba atomica sovietica la deterrenza nucleare prese campo, rimase però il sommerso d’armi strategiche e tattiche poco note o ignote del tutto all’opinione pubblica mondiale.

Nel suo libro, parla di Chernobyl come centrale non civile. Perché?

Esattamente, la famosa centrale, non alimentava l’energia civile ma proprio armi elettromagnetiche della nuova generazione, di allora. Il tutto coperto da segreto militare e con gli apparati protetti dall’Esercito sovietico e dal KGB.

Dopo il periodo di decadenza successivo alla disgregazione sovietica del 1991, con l’avvento di Putin, la Russia ritornò ad investire nello sviluppo delle armi elettromagnetiche di ultimissima generazione, in simbiosi con strutture e apparati militari satellitari e con veicoli tattici spaziali, aerei, marini e sottomarini dotati della potenza nucleare ed elettromagnetica, creati dalla nazionalizzazione di grandi colossi industriali russi.

Un’immagine di Chernobyl nel 1986

Come considera il Covid-19 in questo contesto?

La ritengo un’arma strategica, batteriologica, una delle tante utilizzate nella guerra ibrida che stiamo vivendo.

A molti non è chiaro cosa sia questa guerra ibrida…

Molto semplice: è una guerra perpetua combattuta su più piani, asimmetrici, da quello cibernetico a quello economico e finanziario, passando per quello informativo ed informatico, e coinvolgendo ogni settore della vita sociale globale.

Un conflitto full-spectrum, che rimanda alla guerra totale del generale prussiano Von Clausewitz, ma che non riguarda il solo campo di battaglia e nemmeno e solamente l’aspetto militare dei conflitti ma riguarda l’intera vita sociale del mondo globalizzato. Una guerra silente e letale.

Anche i social ne sono terreno…

Assolutamente si, la guerra alle informazioni e ai flussi, è fondamentale e quindi le potenze si fronteggiano anche in quel contesto tra fake news e verità.

Non è più una guerra “statica”?

Esatto. Non si combatte solo sul piano politico-militare ma su quello politico-economico, che comprende anche lo spazio, e ogni settore della vita umana attuale, la quale così globalizzata come è  in questo contesto storico.

E’ soggetta più che mai ad attacchi di ogni genere e di ogni natura, con effetti devastanti, come il Covid-19 ha evidenziato in maniera sin troppo evidente.

Lo scopo è la destabilizzazione di intere macro-aree continentali o addirittura globali e il mezzo può variare dall’attacco biologico a quello informatico su larga scala, mettendo al tappeto, dal lato economico e sociale, interi continenti. E’ il tipo di guerra più devastante che si possa combattere e vivere, e la globalizzazione è  il detonatore di tali strategie di conquista e di egemonia.

Potremo illuderci di vivere in un mondo di pace perché non sentiamo il fragore dei cannoni e delle bombe ma quello che la gente deve capire è che i conflitti ora si combattono in un’altra maniera, strisciante e silenziosa, una guerra che non si vede e non si sente, come il virus che stiamo vivendo in questi mesi.

L’ Europa in tutto questo gioco geopolitico?

L’Europa è in crisi. Ha dimostrato la sua debolezza come Unione Europea, incapace a livello sociale, politico ed economico a far fronte alla crisi virale, come si è dimostrata innetta nel riuscire a risolvere le questioni migratorie che l’hanno riguardata.

Dei tre pilastri di Maastricht, due non hanno visto la luce, quello giudiziario e quello della sicurezza, un vero Esercito europeo non esiste e anche l’unico pilastro ereditato dal passato dalla vecchia Comunità Economica Europea, e cioè quello economico, è ormai intaccato dalla mancanza di prontezza di adeguarsi ai molti cambiamenti delle regole del gioco a livello economico, finanziario e commerciale (soprattutto di idrocarburi) con le grandi potenze Stati Uniti, Russia e Cina in primis che con i loro alleati d’Oriente e del Pacifico stanno sostituendo al vecchio ordine economico e commerciale internazionale.

La NATO con Gran Bretagna, Francia, Italia e Germania risulta vassalla economica e militare degli Stati Uniti, i quali si stanno sempre più allargando nell’Europa Orientale usando come piattaforma di espansione Paesi alleati come la Polonia e Paesi cuscinetto come l’Ucraina.

La NATO sostiene pienamente l’Ucraina

Nel mentre la Cina e la nuova Russia operano stretti legami con nazioni emergenti come Azerbaijan e Kazakistan (ricchissime di gas e petrolio). E nella zona del Pacifico nascono nuovi blocchi di matrice statunitense proprio in Asia.

Qualcuno parla d’uscita dall’Alleanza atlantica. Sarebbe possibile?

La NATO è la condivisione della difesa per i Paesi occidentali oltre che formare una vera e propria cintura ad argine della espansione della Russia verso ovest.

Essa sta vivendo una fase nuova, di riconversione e, senza gli Stati Uniti, l’Europa Occidentale non ha mezzi militari sufficienti (oltre che d’investimento industriale) per contrastare il desiderio di espansione di Mosca, non disponendo inoltre l’Unione Europea, come già evidenziato, di un proprio Esercito.

Interventi in conflitti localizzati o procedimenti internazionali di peace-keeping di certo non possono far pensare a un ruolo di primaria importanza dell’Europa Occidentale nel tavolo dell’influenza a livello globale.

In conclusione, il post Covid-19 come sarà?

Un teatro mondiale differente, ancora più complesso e diviso in blocchi, soprattutto in Asia.

La partita non sarà solo tra Stati Uniti e Cina, ma avrà anche la Russia come protagonista (lo stiamo vedendo in Libia).

Gli asset mondiali creati nel 1989 nel post vecchia Guerra Fredda muteranno ulteriormente, pur rimanendo intatti gli attori, ma con ulteriori protagonisti che si siederanno nel grande tavolo del potere economico e politico mondiale.

Non solo nuove entità statali e governative con potenti background alle spalle ma anche grandi multinazionali e grandi industrie con importanti centri di potere e di influenza che spingono alle spalle.

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