COVID-19: solo le globuline iperimmuni potranno salvare al momento le vite dei malati. In attesa che arrivi il vaccino

Di Pierpaolo Piras*

Washington. Il mondo intero sta impegnando risorse senza limite per l’acquisizione di un qualsiasi rimedio farmacologico e/o, meglio ancora, vaccinico per curare la grave malattia da Distress Respiratorio da Coronavirus.

Una radiologia di un malato di Distress Respiratorio da Coronavirus

Attualmente il presidio che sembra più promettente è rappresentato dagli anticorpi specifici contro il COVID-19 da ricercarsi nel plasma dei soggetti convalescenti da questa infezione.

Gli USA sono scesi in campo in forze con il ruolo di circa 40 grandi aziende, al vertice della ricerca in campo clinico, come la John Hopkins University, la Washington University, l’Einstein Medical Center, la Ichan School e tante altre. Tutti questi soggetti sono e saranno sotto la ispirazione e controllo della Food and Drug Administration (FDA), decisivo ente sanitario americano.

Analoghi studi sono stati avviati in due rinomati centri italiani, a Padova e Pavia. Contestualmente grandi gruppi del settore farmaceutico (Takeda, CSL Boering, Bio Product Laboratory, Octafarma e altre, partecipano a questa ricerca.

Anche Microsoft partecipa con un ingente contributo finanziario.

Il primo obiettivo è quello di riuscire ad ottenere una grande quantità di “ globuline iperimmuni” (dirette esclusivamente contro il COVID-19), dette “IG-H”, dal sangue di un numero di migliaia di donatori.

Globulina Anticorpale

Si tratta fondamentalmente di una proteina anticorpale prodotta da particolari cellule specializzate (iperimmuni) presenti nel sangue e immesse nel plasma (parte liquida del sangue che si ottiene separandola dalla componente corpuscolata ovvero fatta di cellule) in caso di reazione ad un contatto con sostanze o entità biologiche percepite dal nostro sistema immunitario come estranee alla composizione del nostro organismo.

Il primo obiettivo è quello di riuscire ad ottenere una grande quantità di “ globuline iperimmuni”

Globulina e Cellule Iperimmuni

Il Paziente, reduce sano dalla malattia da COVID-19, presenta nel suo sangue le proteine anticorpali prodotte specificamente (di qui il termine monoclonali) contro il Coronavirus o verso parti di esso.

Oggi c’è il sistema di laboratorio capace di selezionare ed estrarre tali globuline dal resto del plasma rendendole disponibili per la infusione parenterale in un Paziente COVID-19.

L’intenzione è quella di conferire al malato una difesa immediata capace di inattivare o eliminare direttamente l’agente virale.

Naturalmente il processo da realizzare non è così semplice come a dirsi se si considera l’alto numero dei Pazienti da reclutare e la complessità della procedura di selezione ed estrazione (plasmaferesi) in laboratori necessariamente molto sofisticati.

Trovarsi di fronte ad un virus che mai ha determinato patologie umane, verso il quale non avevamo e abbiamo sia le conoscenze cliniche che, tanto meno, i rimedi farmacologici, effettuerà un rallentamento delle procedure di produzione.

L’urgenza della crisi preme sugli scienziati per risolvere quam primum le necessità della società.

Una volta estratte le globuline anticorpali iperimmuni, dovremo imparare come si possano usare, ovvero la posologia, all’ottenimento dei migliori risultati terapeutici e quale sia il momento migliore per la loro somministrazione, in condizioni di biosicurezza ottimale.

A tale proposito sarà rispettato la identità del gruppo sanguigno tra donatore e ricevente.

Il mondo scientifico è comunque ottimista a breve termine sull’esito di questa così difficile sperimentazione clinica, foriera in futuro di ulteriori vantaggi terapeutici in altri settori cruciali della Medicina.

*Specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale

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