Di Pierpaolo Piras
Mosca. La Crimea è terra di aspri conflitti fin dai tempi dei greci (VI sec. A.C.) e delle guerre mitridatiche, vinte dai Romani contro Mitridate VI, Re del Ponto. Seguirono i conflitti nell’ambito dell’Impero Bizantino e nei numerosi confronti militari tra gli imperi russo ed ottomano.
Attualmente il problema in quell’area riguarda la stabilizzazione politica e geografica dell’Ucraina, Paese sovrano, in particolare della sua parte orientale compresa la Crimea, dibattuta con la Federazione Russa e nata sulle ceneri dell’ex Unione Sovietica.
Il referendum sulla popolazione del 2014 è andato a favore della Russia con altisonante sequela di accuse di macroscopici brogli che ne hanno valso il non riconoscimento, anzi la condanna, da parte della comunità internazionale. La Russia prosegue la sua aggressione, occupando militarmente l’Ucraina orientale.
Lo scontro armato è cessato sotto la mediazione dell’Organizzazione della Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OCSE) con la firma del “Protocollo di Minsk”, firmato il 5 settembre 2014, delle rappresentanze dell’Ucraina, Russia, Repubblica Popolare del Doneck (DNR) e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR).
A seguito delle ripetute violazioni di tale intesa ed in risposta all’annessione, ritenuta illegale, ed alla deliberata destabilizzazione di un Paese sovrano, l’Unione Europea ha imposto misure restrittive alla Federazione Russa (divieti di visto, diplomatiche, nella cooperazione di settore e svariate sanzioni in campo economico e numerose altre).
L’Unione Europea è risoluta nel pretendere la piena attuazione del “Protocollo di Minsk” e, fin dal 2014, si sta concentrando nel sostegno economico e della integrità territoriale dell’Ucraina .
La stessa UE ha deliberato una seconda fase di ulteriori sanzioni con conseguenze di più ampia portata qualora la Russia persista in tale illegale destabilizzazione della situazione in Ucraina.
Gli Stati membri dell’Unione hanno deciso di non tenere regolari vertici bilaterali. Sono stati sospesi i colloqui bilaterali con la Russia sui visti e sul nuovo accordo tra UE e Russia. Nel marzo 2015, il Consiglio europeo ha collegato, poi, la durata delle restrizioni economiche alla completa attuazione degli accordi di Minsk.
Nel novembre 2017, l’Unione Europea aggiunge il “Governatore di Sebastopoli” all’elenco dei poteri ed istituti oggetto delle sanzioni.
Allo stato attuale, l’UE prolunga le sanzioni fino 15 settembre 2018 e l’ostinazione del Cremlino fa presagire che esse verranno prorogate ulteriormente.
In quadro politico così articolato e complesso è e sarà difficile giungere ad un processo di riconciliazione. Meglio sarà anche per l’Italia per i preziosi rapporti economici che, da decenni, intraprende con la Russia. E’ vero che alcune interpretazioni vorrebbero incrementare le relazioni italiane col Paese di Putin, senza peraltro che alcuno specifichi i dettegli di tali preferenze. In ogni caso , sussistono trattati da onorare, liberamente sottoscritti dal Governo italiano .
E, si sa, che “Pacta Servanda Sunt”!
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