Crisi russo-ucraina: il conflitto complica il potere di Putin in Patria

Di Pierpaolo Piras

Kiev. Il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha meritato il plauso dei suoi cittadini per aver conferito stabilità al tormentato quadro politico succeduto alla dissoluzione dell’Unione Sovietica.

Il Presidente russo Vladimir Putin

Con l’attacco all’Ucraina, Putin  sta creando profonde e  plausibili divisioni nell’opinione pubblica nonché pericolosi cali di consenso in seno alle élites che governano insieme a lui la Russia.

Per tutto il tempo del suo potere, Putin ha saputo, tenere a bada le due principali minacce con le quali anche gli autocrati hanno a che fare: i colpi di Stato provenienti da altre élite e/o reazioni di massa sulle piazze.

Nel decennio 2000-2010, l’economia russa ha fatto sensibili progressi che gli hanno consentito di espandere facilmente il suo potere al Cremlino.

Mentre l’acquisizione pressoché esangue della Crimea nel 2014 gli ha garantito prestigiosi indici di approvazione nel popolo russo.

Nell’ultimo decennio, la crescita economica è sensibilmente diminuita, la risposta alla pandemia è stata confusa.

Questi due importanti aspetti, insieme alla trasversale stanchezza tra la popolazione hanno ridimensionato i suoi strumenti utilizzati per il  governo della Russia.

Sulla scia di tali insuccessi, Putin è quindi giunto ad appoggiarsi agli (ancora) potenti Servizi segreti per mantenere la sua forte presa sul potere dello Stato.

Che in brevis comporta anche l’esercizio di una maggiore ed impopolare attività repressiva negli affari interni e decadimento della sua immagine presso la popolazione.

Questo è uno dei principali motivi per il quale il potere di Putin si esercita più con gli uomini in uniforme piuttosto che una illuminata proposta politica a beneficio della intera società.

Pericoloso equilibrio

Oggi, nelle stanze del potere in  Russia, è manifesto il più stretto legame di Putin con i Servizi di sicurezza, specie nella gestione e trattamento  dei suoi maggiori oppositori politici.

Per anni, il leader dell’opposizione, Alexei Navalny, ha denunciato il malaffare di potenti figure nei Servizi di sicurezza.

 

L’oppositore del presidente russo, Alexei Navalni

Ora è in carcere mentre la sua organizzazione non esiste più.

Le autorità russe hanno anche preso di mira organizzazioni non governative e numerosi media condizionano così il mondo dell’informazione di massa.

Questa esasperazione dei rapporti politici interni di potere, intesa a risolvere solo così i propri problemi, ha comportato un costo molto elevato.

Affidarsi eccessivamente ai Servizi di sicurezza, alla lunga non sarà di alcun aiuto alla soluzione o alleggerimento dei profondi problemi sociali ed economici che odiernamente affliggono il tessuto sociale della società russa.

E’ invece più realistico ipotizzare che li aggraverà.

Per il futuro di Putin vige ancora la duplice minaccia al suo potere sia di colpi di Stato che rivolte popolari, ma i suoi strumenti per gestirli dovranno essere obbligatoriamente più blandi e accettabili.

L’ “entente cordiale” con il suo popolo successivo alla affermazione russa in Crimea.

I più nazionalisti dei russi potranno pure gioire alla vista dei carri armati russi che invadono militarmente un Paese libero e sovrano come l’Ucraina, ma poi, grazie a questo discredito, molto difficilmente si ripeterà l’ondata di popolarità della quale il Cremlino ha piacevolmente beneficiato dopo la sua annessione quasi incruenta della Crimea nel 2014.

La Penisola di Crimea

I sondaggi presso l’opinione pubblica

I sondaggi condotti nell’ultimo decennio,da vari giornali americani, rivelano che circa l’80% dei russi riconosce costantemente l’Ucraina come uno Stato indipendente.

Un’altra incertezza, che comunque aleggia su Mosca, riguarda la reazione fisica e psicologica che avranno quei cittadini russi di fronte alla sanguinosa violenza rivolta contro i propri amici, conoscenti e familiari residenti in Ucraina.

Se il conflitto dovesse durare, potrebbe inaridire il sostegno pubblico al Cremlino.

Storicamente, l’opinione pubblica russa è stata a lungo solidale con le vittime: lo si è visto nel maggio 2014, quando i combattimenti nell’Ucraina orientale erano intensi.

In occasione dell’intervento russo in Siria nel 2015 è stato altrettanto modesto, e il Cremlino ha dovuto prenderne atto riducendo la potenza e pertanto la letalità delle proprie azioni militari.

Il Cremlino può contare sulla gran parte dei maggiori mass media nazionali nel narrare una versione edulcorata – e giammai negativa verso la politica di Putin – degli avvenimenti violenti in corso in Ucraina.

Tuttavia, oggi sarà un compito molto più arduo da realizzare in quanto   dovrà anche censurare le numerose fonti alternative d’informazione, utilizzando strumenti di oppressione ancora più potenti e lesivi rispetto a quelli odierni.

Anche perché la popolazione russa ha raggiunto un grado di istruzione e scolarità molto elevato: essa è maggiormente cosciente, dotata di pensiero autonomo e capace di interpretare una fonte editoriale guidata da altri in forma tendenziale.

Sono improbabili altre proteste contro la guerra come quelle organizzate a Mosca e San Pietroburgo dei giorni scorsi, specie dopo che le autorità di polizia hanno arrestato più di 1.800 manifestanti: non è difficile ammetterlo, ma non avverrà neanche un’appassionata ondata di sostegno popolare.

Il rischio

Putin è un autocrate. Sotto questo profilo non dovrebbe avere necessità dell’approvazione pubblica per occupare le stanze del potere.

Resta da vedere quanto tempo potrà durare un dittatore che basa la sua azione politica sulla insensibilità verso la politica interna, la repressione, la censura e l’intimidazione de facto per respingere e/o soffocare ogni tipo di reazione popolare.

Le abilità di Putin

Nell’ultimo decennio, Il leader russo ha dimostrato notevole abilità nel gestire e soddisfare gli appetiti politici ed economici tra i vari esponenti delle élite russe che lo sostengono.

Ma la guerra in Ucraina potrebbe rendere del tutto fragile e instabile questo equilibrio.

Gli oligarchi della cerchia ristretta di Putin, in comunione con i loro alleati del settore bancario, finanziario e del ricchissimo settore energetico, beneficiano maggiormente dello status quo, nonostante la corruzione in aumento, la crescita economica lenta e l’isolamento economico.

Come sarà nel prossimo futuro per via delle pesanti sanzioni economiche sancite dalla comunità politica occidentale?

Non tutte le élite sostengono Putin

Altre élites economiche, sono meno convinte di un’economia russa – già oggi in crisi –   sintonizzata con la politica assertiva ed intollerante del governo.

L’evento più significativo proviene da Alexander Shokhin, il capo della più grande lobby imprenditoriale russa, il quale, in un recente incontro tra Putin e gli imprenditori ha detto al Presidente russo che “tutto dovrebbe essere fatto per dimostrare il più possibile che la Russia rimane parte dell’economia globale e non provocherà, anche attraverso una sorta di atti di risposta,  fenomeni negativi globali sui mercati mondiali”.

Alexander Shokhin è alla guida della più grande lobby imprenditoriale russa

Putin ha assicurato a Shokhin e agli altri imprenditori riuniti che il Cremlino non avrebbe causato alcuna instabilità economica.

E’ stata molto dolorosa la sensazione che gli oligarchi edili hanno provato in questi giorni di conflitto russo-ucraino, con la caduta a precipizio della borsa dei titolo russi e la quasi totale esclusione dell’economia russa dai principali mercati finanziari e d’investimento mondiali.

Dato che la strada verso la grande ricchezza in Russia passa attraverso le buone relazioni con il Cremlino, è improbabile che le élite imprenditoriali abbandonino Putin.

L’effetto delle sanzioni

Le sanzioni alimenteranno ampia incertezza economica in tutti i settori dell’economia, cancellando uno dei risultati più importanti di Putin.

Ma il vero danno all’economia russa verrà meno dalle sanzioni piuttosto che dal radicamento al potere di una coalizione che resiste alla modernizzazione economica.

Quanto sta accadendo in Ucraina non farà che allargare il divario tra coloro che vogliono portare l’economia russa nel ventunesimo secolo e coloro che lo ostacolano.

Infine, la guerra stessa potrebbe minacciare la stabilità interna della Russia.

Proprio come nessun piano di battaglia sopravvive al primo contatto con il nemico, nessuno sforzo di rotazione politica sopravvive al primo contatto con la realtà.

Mentre gli eventi si svolgono, le reazioni dei governi di Cina, Germania e Turchia e dei popoli di Russia, Ucraina e del resto d’Europa saranno difficili da prevedere.

Putin ha ripetutamente frainteso l’opinione pubblica in Ucraina ed è stato probabilmente sorpreso dal vigore della risposta occidentale.

Altre sorprese potrebbero essere in arrivo.

Niente di tutto questo, fa presagire l’imminente caduta del governo di Putin o la fine dell’autocrazia in Russia.

I leader autoritari che controllano i Servizi di sicurezza dei loro Paesi hanno resistito a sfide molto più difficili.

Ma il vecchio playbook di Putin di governare con un intelligente mix di carote e bastoni non è più praticabile.

Dopo aver gettato la sua sorte con gli uomini duri dei Servizi di sicurezza, Putin deve ora resistere alle ricadute della guerra che lui e loro hanno sostenuto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore