Di Luigi Chiapperini*
Kiev (nostro servizio particolare). Sulla base delle notizie che sono pervenute nella notte, le principali novità di oggi sembrano essere tre: l’acquisizione della superiorità aerea da parte dei russi, l’avvio (o la conclusione? Lo vedremo nelle prossime ore) dell’accerchiamento della capitale ucraina e l’inizio dell’emergenza rifugiati.

Colpiti i palazzi di Kiev
Sembra che il centro di gravità nemico individuato dai russi sia proprio Kiev, con lo sforzo principale dei propri reparti militari che punta proprio a far cadere la capitale.
Ciò avrebbe essenzialmente due effetti: la caduta del regime avverso a Mosca e l’abbattimento del morale delle forze combattenti (e sappiamo bene quanto deleterio sia per chi è sul terreno non avere più riferimenti a livello centrale, Afghanistan docet).

Un soldato russo
Non ci sono quindi notizie positive per l’Ucraina, le cui Forze Armate continuano a combattere ma perdono terreno.
A questa situazione contribuiscono sia l’evidente squilibrio delle forze terrestri in campo, con i russi che dispongono di unità essenzialmente corazzate di altro livello, sia la superiorità aerea che consente alle forze di Putin non solo di bersagliare i reparti ucraini sul terreno ma anche di avere un quadro informativo molto più completo rispetto al nemico.
A tutto ciò si sta aggiungendo un film già visto in tante altre occasioni, come ad esempio in Kosovo alla fine dello scorso millennio.
Mi riferisco all’emergenza rifugiati con migliaia di ucraini che in auto, a piedi o con mezzi di fortuna stanno cercando di raggiungere posti più sicuri all’interno del paese (ma ce ne sono?) o di oltrepassare le frontiere.
Molto probabilmente saremo chiamati a contribuire ad affrontare questo ennesimo disastro umanitario che, peraltro, è attualmente un fattore che rende ancor più complessa, se possibile, la gestione delle operazioni militari sul terreno.
Quanto sta avvenendo in Ucraina conferma l’importanza che ancora oggi hanno le forze convenzionali troppo presto dimenticate e dismesse dagli “occidentali” che solo ora, ne siamo certi, tenteranno di correre ai ripari.
*Generale di Corpo d’Armata – già Comandante del contingente NATO in Afghanistan tra il 2012 e il 2013 e dei reparti multinazionali in Kosovo nel 2001 e in Libano nel 2006. Attualmente membro del Centro Studi Esercito, collaboratore del Campus universitario CIELS di Padova e presidente nazionale dei Lagunari dell’A.L.T.A.
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