Crisi USA-Venezuela. Caracas alza il livello dello scontro: esercitazioni militari e strategia di resistenza

Di Giuseppe Gagliano*

CARACAS. Il governo venezuelano ha annunciato una vasta serie di esercitazioni militari e programmi di addestramento civile in risposta a quella che il presidente ha definito “una minaccia imminente” proveniente dagli USA. La decisione arriva in un momento di forte tensione tra Washington e Caracas, dopo gli attacchi condotti dalle forze statunitensi contro presunte imbarcazioni di narcotrafficanti al largo delle coste venezuelane.

Presentate come misura di difesa nazionale, le manovre coinvolgono forze armate regolari, milizie territoriali e volontari civili. Il ministro della Difesa ha avvertito che “la popolazione deve prepararsi al peggio”, richiamando il Paese a uno stato di mobilitazione permanente. La retorica ufficiale parla di “guerra non dichiarata” condotta dagli Stati Uniti, accusati di terrorismo economico e di minacciare la sovranità venezuelana.

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro

 

La militarizzazione della società

La campagna di mobilitazione si estende oltre l’ambito militare. Il ministro degli Interni ha inaugurato a una “milizia campesina”, corpo paramilitare composto da contadini e civili addestrati alla difesa armata. Nella cerimonia, centinaia di persone hanno giurato fedeltà al governo, tra slogan patriottici e riferimenti al “carattere invincibile del popolo venezuelano”.

Le immagini trasmesse dai media di Stato mostrano cittadini che si addestrano con armi leggere, simulano evacuazioni e partecipano a esercitazioni tattiche nelle campagne. Maduro ha esaltato questa mobilitazione come prova della “volontà del popolo di resistere”, arrivando a sostenere che milioni di venezuelani sarebbero pronti a difendere il Paese con le armi.

Dietro questa narrazione patriottica, tuttavia, si cela una precisa strategia politica: rafforzare il consenso interno in un contesto di crescente isolamento economico e diplomatico. L’idea di una “difesa popolare” serve a ricompattare la base chavista e a deviare l’attenzione dalle difficoltà economiche e dalle sanzioni internazionali.

 

L’ombra di Washington e la dimensione strategica

Per gli Stati Uniti, le operazioni militari nel Mar dei Caraibi fanno parte della campagna antidroga avviata dall’amministrazione . Tuttavia, analisti latinoamericani ritengono che l’obiettivo reale sia indebolire e delegittimare Maduro, preparando il terreno a un cambio di regime. La Casa Bianca vede nel Venezuela un potenziale alleato di , e in America Latina, e dunque un elemento destabilizzante per l’equilibrio strategico dell’emisfero.

Di fronte a questa pressione, Caracas cerca di proiettare un’immagine di forza, ma la realtà militare resta fragile. Come osserva l’esperto Andrei Serbin Pont del gruppo di ricerca , “la maggior parte dell’equipaggiamento venezuelano è pensata per conflitti interni o regionali, non per resistere a una potenza convenzionale come gli Stati Uniti”.

 

Scenari geopolitici e regionali

L’attivismo militare di Maduro si inserisce in una nuova fase di polarizzazione continentale. Da un lato, il Venezuela cerca sostegno tra i Paesi dell’ (ALBA) e tra gli alleati storici come Cuba e Nicaragua; dall’altro, Washington rafforza la propria presenza navale nei Caraibi e intensifica i rapporti con Colombia e Brasile.

Le esercitazioni venezuelane non rappresentano dunque solo un gesto simbolico, ma un segnale politico indirizzato ai partner regionali e alle potenze rivali. Caracas intende mostrare che, nonostante la crisi economica e l’isolamento diplomatico, conserva capacità di mobilitazione e volontà di resistere.

 

Tra propaganda e vulnerabilità strutturale

Al di là della retorica, il Paese rimane economicamente esausto e militarmente vulnerabile. Le sanzioni internazionali hanno ridotto la capacità di importare pezzi di ricambio e tecnologia militare, mentre le forze armate soffrono di carenze logistiche e diserzioni. La “difesa totale” proclamata da Maduro rischia di rimanere più una messa in scena politica che una strategia sostenibile.

Tuttavia, il suo messaggio ha una valenza interna chiara: consolidare il potere attraverso la paura esterna e la mobilitazione patriottica. Nella narrativa bolivariana, ogni minaccia straniera diventa un’occasione per riaffermare il mito della rivoluzione. In un contesto di crisi permanente, la guerra simbolica contro gli Stati Uniti è anche una battaglia per la sopravvivenza politica di Maduro.

*Presidente Cestudec (Centro studi strategici)

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