Dazi, pressioni e geopolitica: il triangolo Cina-Messico-USA

Di Giuseppe Gagliano*

La decisione del Messico di aumentare i dazi sulle auto cinesi al 50% non è una semplice misura di protezionismo industriale, ma il riflesso di una partita geopolitica che coinvolge Stati Uniti, Cina e le catene del valore globali. La mossa arriva mentre Washington utilizza sempre più le tariffe non solo come strumento economico, ma come leva geopolitica per forzare riallineamenti strategici.

Il Messico tra Washington e Pechino

Città del Messico ha motivato la misura con la necessità di proteggere migliaia di posti di lavoro nel settore manifatturiero, ma gli analisti notano che la pressione dell’amministrazione Trump è stata determinante. La Casa Bianca teme che il Messico diventi una “porta di servizio” per i beni cinesi verso il mercato statunitense, sfruttando le regole dell’USMCA. Con oltre il 80% delle esportazioni destinate agli USA, il Messico non può permettersi tensioni commerciali che possano innescare dazi di ritorsione o barriere non tariffarie.

La Camera di commercio del Messico in Italia

La reazione di Pechino

La risposta di Pechino è stata immediata: il portavoce Lin Jian ha accusato il Messico di agire sotto coercizione esterna e ha promesso contromisure. Per la Cina, il caso messicano rappresenta un nuovo fronte di contenimento che si aggiunge alla guerra tariffaria con gli USA, e che rischia di erodere i benefici degli investimenti cinesi nel Paese latinoamericano (oltre 7 miliardi di dollari in componentistica auto tra il 2022 e il 2024).

Le catene di fornitura globali sotto stress

L’industria automobilistica messicana, colonna portante dell’economia nazionale, è profondamente integrata con quella statunitense. L’aumento dei dazi sulle auto cinesi potrebbe spingere Pechino a rallentare o congelare investimenti nel settore, con conseguenze sull’occupazione e sul costo dei veicoli. La misura avrà effetti anche sulle strategie di “friend-shoring” promosse da Washington, che mirano a spostare le produzioni fuori dalla Cina verso Paesi alleati, tra cui proprio il Messico.

Trump e la geopolitica dei dazi

L’episodio si inserisce in un trend più ampio: Trump utilizza i dazi come strumento politico, non solo per riequilibrare il commercio, ma per colpire Paesi che deviano dalla linea di Washington. L’India ne ha fatto esperienza con i dazi al 50% sulle sue esportazioni dopo l’acquisto di petrolio russo. Queste misure stanno ridisegnando le alleanze: Nuova Delhi ha risposto avvicinandosi a Pechino e Mosca, mandando un messaggio agli USA.

Scenari futuri

Se il Congresso messicano approverà la misura, le relazioni con la Cina entreranno in una fase di tensione strutturale. Pechino potrebbe rispondere con restrizioni commerciali su altri settori, o favorendo competitor regionali come il Brasile. Sullo sfondo, resta la sfida strategica: gli Stati Uniti cercano di mantenere il Messico ancorato al proprio sistema economico, mentre la Cina punta a mantenere aperti i canali per i propri prodotti.

Il rischio è che il Paese finisca schiacciato tra due potenze in competizione, con un impatto diretto su crescita e stabilità sociale. La politica industriale messicana, che negli ultimi trent’anni ha fatto del Paese un hub automobilistico globale, viene così messa alla prova come mai prima d’ora.

*Presidente Centro Studi Cestudec

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