DEW Line, il sistema radar artico della Guerra Fredda

di Enrico Maria Ferrari

Roma. Nei primi anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale fu subito chiaro che una delle priorità della difesa occidentale era quella di dotarsi di un efficace sistema per individuare eventuali attacchi di bombardieri sovietici. In un’era non ancora dominata dai missili balistici intercontinentali e dallo spionaggio satellitare, l’unico modo per poter prevenire un attacco tradizionale o nucleare era quello di dotarsi di sistemi radar sempre più potenti, costosi e situati in territori remoti, in modo da formare veri e propri archi di copertura lunghi migliaia di chilometri in grado di pattugliare il cielo dell’emisfero boreale.

Il sistema difensivo radar anni ’50 USA: DEW Line, MID Canada Line e Pinetree Line

 

Nel corso della Guerra Fredda vennero così approntate delle linee di stazioni radar con il compito di difendere gli Stati Uniti dagli attacchi che sarebbero potuti arrivare dal nord: la MID- Canada Line, la Pinetree Line e la DEW Line.

La MID – Canada Line copriva il Canada centrale e meridionale da est ad ovest, così come la Pinetree Line difendeva sempre da est ad ovest il confine settentrionale degli USA: ma già a metà anni ’50 ci si rese conto che lo sviluppo tecnologico aveva reso obsolete sia la MID-Canada che la Pinetree Line. Situate troppo a Sud e troppo vicine alle aree metropolitane che avrebbero dovuto difendere, non avrebbero garantito un tempo di preavviso sufficiente in caso di arrivo di bombardieri sovietici dalle rotte artiche.

Venne così decisa la costruzione della DEW Line, da posizionarsi sufficientemente a Nord in modo da poter individuare un attacco appena partito dall’URSS: l’acronimo del nome contiene infatti le parole “Early Warning”, sottolineando cioè la peculiarità di un sistema di primo avviso.
La DEW Linea era composta da cosiddette stazioni DYE (Distant Early Warning Line Sites), delle postazioni radar di varie dimensioni posizionate nelle regioni artiche del Canada, nelle sole Aleutine, in Alaska, in Groenlandia, in Islanda e nelle isole Faroe. Le stazioni, alcune automatiche ed altre molto più grosse capaci di ospitare decine di persone, erano equipaggiate con radar da 600 Mhz AN/FPS a lungo raggio, con cupole geodetiche di grandi dimensioni.

Schema della DEW Line

La costruzioni di complesse stazioni radar nelle regioni artiche fu una sfida estremamente complessa anche ricorrendo alle più avanzate tecnologie dell’epoca: pur non essendo noto il costo esatto per la realizzazione della DEW line, secondo quanto riportato in uno studio dallo storico canadese David Neufeld, il costo del sistema si aggirò intorno ai 20 miliardi di dollari.
La costruzione della DEW linea venne definita in base ad alcune caratteristiche essenziali: accesso a risorse idriche per la costruzione e il mantenimento della base, la possibilità di costruire una pista di atterraggio nei pressi, ottima visibilità radar ed ottica lontana da interferenze radio e la possibilità di utilizzare forza lavoro locale.

Particolarmente impegnativa fu la costruzione delle stazioni DYE – 2 e DYE -3 sulla calotta glaciale della Groenlandia: situate su altipiani di ghiaccio, a centinaia di chilometri da qualsiasi base di rifornimento, le stazioni dovevano sopportare il rigido clima artico e garantire un funzionamento non stop senza possibilità di intervenire dall’esterno per lunghi periodi. La stazione DYE -2, ad esempio, venne costruita su enormi gambe di acciaio che consentivano alla stazione stessa di essere alzata man mano che il naturale sprofondamento nel ghiaccio faceva abbassare il livello della stazione: le stazioni dovevano essere autosufficienti e per questo erano dotate di depositi di carburanti per i generatori di elettricità, l’acqua necessaria alla base veniva fornita sciogliendo giornalmente tonnellate di neve e ghiaccio scavato con una apposita benna attaccata ad una teleferica.

La DEW Line nacque come risposta all’urgente bisogno di difesa aerea in un periodo in cui sembrava incombente una guerra nucleare USA- URSS, ma quando venne completata il problema in breve venne meno. Innanzitutto la nascita dei missili balistici intercontinentali rese obsoleto un sistema nato per sorvegliare il volo dei bombardieri, per i quali venne comunque in seguito riconosciuta una sovrastima della loro potenza d’azione. Ma la DEW Linea rappresenta soprattutto il fallimento di una idea vecchia quanto la linea Maginot dei grandi sistemi di difesa da una parte all’altra di enormi distese territoriali: le poche ore di avviso che avrebbe potuto garantire una linea di difesa efficace semplicemente sembrarono di poco rilievo di fronte ad una guerra nucleare e comunque la DEW Line non riusciva a coprire un tratto essenziale di mare tra l’Islanda e il Regno Unito, lasciando scoperta quindi una zona di alto interesse strategico. L’adozione dei satelliti come sistema di controllo di eventuali lanci nucleari fece il resto, dando il colpo di grazia ad un sistema troppo costoso e poco utile per continuare ad essere sostenuto. La funzione difensiva è venuta meno col tempo e le stazioni sono diventate poli di ricerca scientifica artica e climatologica.

Durante le tensioni degli anni ’80 Canda e USA decisero di ammodernare la linea con il progetto North Warning System, ad ogni modo il collasso dell’URSS consigliò un ripensamento dell’intero sistema in funzione di risparmio delle risorse. Le stazioni vennero abbandonate tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, senza che però venissero del tutto smantellate. Gli elevatissimi costi di rimozione hanno di fatto impedito che alcune stazioni remote venissero rimosse: in Groenlandia anzi la stazione DYE -2 è rimasta praticamente intatta, abbandonata da un giorno all’altro con le attrezzature intatte al suo interno.

La stazione DYE -2 in Groenlandia in una recente foto. Si nota lo sprofondamento nel ghiaccio

L’interno della stazione DYE-2

La cupola geodetica della stazione DYE 2 con il radar ancora al suo posto

L’interno invaso dalla neve di un alloggio nella stazione DYE-2

Il radar all’interno della cupola geodetica nella stazione DYE-2

Per anni la stazione è stata usata come “supermarket” dagli Inuit locali o da chi si avventurava in spedizioni sulla calotta artica, suppellettili, viveri e perfino scorte carta igienica sono state saccheggiate nel corso del tempo. Oggi la stazione sta lentamente sprofondando nel ghiaccio anche se ci vorranno decenni perché scompaia del tutto: rimane come eredità della guerra fredda e come incredibile punto di riferimento per chi attraversa la calotta, gli interni preservati dal gelo sono ancora sostanzialmente intatti ed emanano il fascino tipico delle reliquie dell’era del confronto atomico fra le super potenze.

La cucina oramai congelata della stazione DYE-2

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