Napoli. I minuti di applausi per l’Ammiraglio James Foggo, comandante JFC Naples e delle Forze navali USA in Europa e Africa agli Stati Generali su Spazio, Sicurezza e Difesa, venerdì scorso a Napoli, hanno evidenziato quanto sia importante il lavoro quotidiano dei Paesi dell’Alleanza atlantica.
Quando Foggo ha mostrato le sue slide, ricordando come la NATO sia impegnata nella lotta al terrorismo il pubblico in sala, costituito tutto da addetti ai lavori, ha apprezzato molto la sua relazione.
Una relazione precisa, dettagliata. Dove alle criticità attuali si è risposto con delle proposte, quali quella di un maggiore utilizzo dello Spazio.
Da dove, grazie a questo potenziamento sarà possibile controllare tutti i traffici e le illegalità ad esse collegate: armi, droga, esseri umani.
In particolar modo in Africa. Un Continente che in 30 anni, secondo le stime, aumenterà di molto la popolazione, con tutte le conseguenze che possono derivare da queste crescite demografiche. Senza interventi decisi, forti e mirati i problemi non saranno solo localizzati ma trasmigreranno anche in Europa.
L’Ammiraglio ha poi evidenziato come il nostro Paese sia tra quelli che più sostengono l’Alleanza e come la stessa collabori, a contatto di gomito, con l’Unione europea.
Un’Unione che ha nel Generale di Corpo d’Armata, Claudio Graziano, ex capo di Stato Maggiore della Difesa ed attuale presidente del Comitato Militare della Ue, la sua guida appunto militare.
Ad una domanda di Report Difesa sulle richieste di maggiori investimenti da parte delle aziende del settore, il Generale Graziano ha risposto così: “Ritengo giusto che le industrie chiedano più soldi per il settore. Così come penso che l’Italia debba fare di più, garantendo una stabilità di investimenti e di bilanci ma che allo stesso tempo aiuti le aziende in modo che il settore possa crescere”.
E le aziende hanno ribadito le loro posizioni. Il presidente di Leonardo, Gianni De Gennaro ha detto, nel suo intervento, di confidare che vi siano margini “per mantenere ad un livello adeguato le risorse per lo Spazio e la Difesa nel Multiannual Financial Framework, in via di finalizzazione, e scongiurare possibili riduzioni di budget”.
“Spazio, Sicurezza, Difesa – ha aggiunto – sono, infatti, mattoni fondamentali e imprescindibili per la costruzione della casa Europa”.
Per De Gennaro Leonardo deve avere “un ruolo attivo e riconoscibile, non limitandosi più ad essere un campione nazionale del settore, ma volendo essere considerata un campione europeo. E’ questa l’ambizione con cui ci presentiamo sul mercato, è questa l’identità che stiamo costruendo, senza peraltro con ciò mettere in discussione il nostro DNA italiano”.
Più diretto l’amministratore delegato dello stesso Gruppo, Alessandro Profumo: “I fondi della Difesa saranno dedicati alla ricerca e allo sviluppo di capacità. Laddove dovesse esserci un taglio, si taglierà la capacità del nostro Paese a stare al passo col mondo”.
“Non si’intacca il profilo nazionale – ha aggiunto nel suo intervento – ma la capacità nel nostro insieme di mantenere il passo dei grandi competitori nel mondo. Ed è da tenere presente, anche perchè le spese di ricerca e sviluppo stanno aumentando in modo estremamente rilevante. I singoli Paesi non hanno possibilità di tenere il passo nello sviluppo di singoli programmi”.
E a proposito dei programmi dell’azienda per la realizzazione dei caccia di sesta generazione, Profumo ha detto di volere capire “se questi programmi si potranno concludere per ottimizzare l’uso delle risorse”.
Per l’AD di Leonardo l’Europa si deve porre la domanda: vogliamo o no avere un’indipendenza strategica?
“L’Europa – ha ribadito – deve essere inserita nel quadro del sistema NATO. Non siamo competitivi ma cooperativi rispetto all’Alleanza Atlantica. Avere capacità autonome rimane estremamente importante”.
Sulla stessa lunghezza d’onda dell’amministratore delegato di Leonardo, il presidente e amministratore delegato di Elettronica, Enzo Benigni.
“L’attuale contesto – ha spiegato – richiama la necessità di individuare ed attuare un modello condiviso ed efficace di Difesa Europea, alternativo a quello che attori globali, quali USA e Cina, stanno perseguendo. Nessuna singola nazione europea può, da sola, affrontare con successo le sfide poste dall’evoluzione tecnologica ed industriale oggi in corso”.
Attraverso le imprescindibili esperienze nei programmi multinazionali europei quali EFA, NH90, FREMM, ha evidenziato ancora Benigni, le industrie hanno mostrato “di essere già pronte ad una comune politica europea nella difesa e nella sicurezza”.
Ed, oggi, ha proseguito “la rivoluzione digitale in corso che è già presente in programmi quali il Tempest, offre una grande chance per affermare un modello europeo di difesa basato su una proiezione del nostro Soft Power, ispirato ai valori fondanti del Continente, da realizzarsi nel pieno rispetto del sistema di alleanze multilaterali transatlantiche e soprattutto mirato al raggiungimento di una leadership europea nel complesso delle tecnologie digitali.
Ma perché questo avvenga la collaborazione industriale dovrà agganciare l’evoluzione politica della Difesa europea.
“Uno scenario – ha concluso Benigni – che rappresenta per tutti i Paesi membri un’occasione strategica tanto più vitale per il sistema italiano che è alla ricerca di una stabile continuità di programmi e risorse, umane e finanziarie, dedicate ad essi”.
Chiamata in causa la politica nazionale risponde con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. “Dobbiamo dire al Paese – ha sostenuto – che non siamo chiamati ad immaginare una crescita nel settore della difesa perché costretti da accordi internazionali ma perché si muove da un’esigenza di carattere nazionale”.
“La prima cosa da fare – ha aggiunto – è quella di lavorare insieme affinché questa riflessione possano diventare patrimonio da spendere nel dibattito e nel rapporto con l’opinione pubblica italiana”.
Ad esempio sulla lunga discussione se acquistare no altri F-35, il ministro ha evidenziato come su questo tema si sia scontato e si sconti “un ritardo culturale”.
C’è uno “scenario nuovo che richiede una consapevolezza nuova – ha precisato -. Entro il 2024 non sarà possibile raggiungere il 2% del Pil sulla difesa, dobbiamo dirlo chiaramente, abbiamo fissato come obiettivo il raggiungimento della media dei Paesi europei alleati. Un Paese serio si mette in cammino per far sì che ci sia una gradualità di crescita di risorse a disposizione di questo settore”.
Ed allora, visto che si parla di Difesa europea come risponde la politica dell’Unione?
“In materia di sicurezza e difesa – ha spiegato David Sassoli, presidente del Parlamento europeo – sosteniamo gli importi proposti dalla Commissione. Questo perché riconosciamo l’importanza di questa nuova partenza per l’UE. L’autonomia strategica sarà uno dei principali motivi conduttori dei prossimi anni. Se non forniremo un importo di denaro adeguato a sostegno di tale settore, saremo destinati a fallire”.
Tuttavia, ha concluso Sassoli, “nell’attuale proposta di negoziato presentata dalla presidenza finlandese, i fondi destinati alla sicurezza e difesa sono stati ridotti rispetto alla proposta iniziale presentata dalla Commissione”.
“Al Fondo europeo per la difesa – ha aggiunto Sassoli – verrebbe destinata la metà dei fondi originariamente previsti. Lo stesso si applicherebbe alla mobilità militare”
Tutto, dunque, ritorna nelle mani della politica e della diplomazia. Ma l’Europa se come chiede spesso intende essere meno legata agli Stati Uniti e se vuole contrastare le potenze attuali in questi settori deve avere una visione strategica di lunga durata e non miope.
In fondo lo ha sostenuto lo stesso Sassoli quando ha detto che, in questa fase, si aspetta che i “capi di Stato e di governo mostrino una visione per il nostro Continente e per le giovani generazioni che hanno riposto le loro speranze nel progetto europeo. L’UE deve rafforzare il suo ruolo di garante della sicurezza sia all’interno del suo territorio sia al di fuori di esso e garantire stabilità. I programmi spaziali offrono benefici in termini di sicurezza e difesa uniti a benefici civili”.
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