Roma. Questa mattina, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha tenuto un’audizione presso le Commissioni Difesa congiunte della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica sul Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa (DPP) per il triennio 2021-2023.

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini
Report Difesa pubblica il testo integrale
Signori Presidenti, Onorevoli Senatori e Deputati,
ringrazio innanzitutto la Senatrice Pinotti, l’Onorevole Rizzo e tutti i componenti delle Commissioni, per questa opportunità di confronto sul Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa (DPP) per il triennio 2021-2023, che ho recentemente inviato al Parlamento.
Come sapete, con il DPP, il Ministro della Difesa presenta annualmente al Parlamento lo stato di previsione della spesa, per l’anno finanziario in corso e per il successivo biennio, fornendo contestualmente un aggiornamento sulle attività che vedono impegnato il Dicastero, in chiave tanto previsionale quanto consuntiva, e delineando il piano complessivo per lo sviluppo dello Strumento militare e per la modernizzazione delle Forze Armate.
Il documento che mi accingo a presentare è stato redatto in aderenza ai contenuti dei lineamenti programmatici del Dicastero, da me presentati in questo medesimo consesso a marzo scorso, e dell’Atto di Indirizzo successivamente emanato, che traccia le linee di indirizzo della Difesa con un orizzonte triennale, definendo le Priorità Politiche che le aree Tecnico‐Operativa e Tecnico‐ Amministrativa sono chiamate a seguire nell’utilizzo delle risorse finanziarie rese disponibili.
Nel presentare il DPP 2021 desidero sottolineare che tiene anche conto della Direttiva sulla Politica Industriale della Difesa che ho emanato nello scorso mese di luglio e sulla quale, in ossequio anche a quanto richiestomi da queste Commissioni, come ha ricordato il Presidente Pinotti, mi soffermerò nel corso di questa Relazione.
A premessa del mio intervento, permettetemi di ribadire il ringraziamento a tutti gli uomini e le donne della Difesa che, ovunque impegnati, lavorano senza risparmio di energie, con impegno, orgoglio e grande professionalità nell’assolvimento delle missioni assegnate a tutela della nostra sicurezza e degli interessi nazionali.
Le sfide che ci troviamo davanti, per essere affrontate al meglio, richiedono visione, rapidità, efficacia, prontezza operativa e avanguardia tecnologica.
Questo mi porta a sottolineare ancora una volta il ruolo centrale della Difesa per il posizionamento e rilievo internazionale del Paese e l’importanza di continuare a investire nel settore, per rafforzare la capacità dell’apparato statale di resistere e reagire alle crisi, con una visione di lungo periodo.
Da una parte, proseguirà l’ammodernamento dello Strumento Militare, orientato anche allo sviluppo, nel breve termine, di una Forza di intervento nazionale con capacità di operare in tutti i 5 domini operativi, cui si associa il rilancio complessivo dell’industria nazionale della Difesa.
Da questo punto divista, il DPP 2021, in continuità con quello dello scorso anno, assicura, in questa direzione, un importante impulso con 85 programmi di previsto avvio nel triennio 2021-2023, di cui 7 a mio avviso particolarmente strategici.
Programmi che si aggiungono ai 115 facenti parte della programmazione operante, e sui quali mi soffermerò più oltre.
Dall’altra parte si colloca il riposizionamento attivo nello scenario internazionale, tema sul quale mi permetterete di soffermarmi più succintamente, considerate le numerose occasioni di confronto avute nei tempi recenti sull’argomento, anche per non sottrarre tempo al focus di questo mio intervento odierno.
Il posizionamento dell’Italia nello scenario internazionale non può che partire dal nostro ruolo nel contesto della NATO e dell’Unione Europea.

La sede della NATO a Bruxelles
Le due Organizzazioni hanno entrambe avviato un processo di adattamento strategico, nell’ambito del quale il contributo nazionale è sostanziale e attinge alla nostra spiccata vocazione atlantista.
La NATO è e resta il nostro imprescindibile punto di riferimento, in termini di valori condivisi, dissuasione, deterrenza e difesa.
Lavoriamo convintamente per una NATO che pur nella sua dimensione regionale, deve oggi essere pronta ad affrontare le sfide globali, quando queste interessano la nostra sicurezza, sempre mantenendo un approccio realmente a 360 gradi, che tenga conto cioè di ogni tipo di minaccia, in ogni dominio, e di tutte le direzioni strategiche, con particolare riferimento a quel “Fianco Sud” che coincide, in larga parte, con il “Mediterraneo allargato”, l’area cioè di interesse strategico nazionale.
Certamente dobbiamo oggi considerare con attenzione il cambio impostato dalle recenti Amministrazioni americane in termini di attenzione prevalente alla Regione Indo-Pacifica.
Un adattamento che risente di una nuova stagione di competizione tra Potenze che, pur in presenza di una conferma dell’impegno statunitense nell’area euro-atlantica, richiede certamente un ruolo più marcato dell’Europa anche nel settore della sicurezza e della difesa, che deve poggiare necessariamente su una chiara volontà politica, accompagnata da un adeguato livello di autonomia strategica e da un conseguente impiego di tutti gli strumenti a nostra disposizione.
La promozione dello sviluppo e dell’acquisizione di capacità militari europee, che l’Italia persegue con convinzione, deve però essere interpretata quale naturale e coerente azione di rafforzamento del pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica, finalizzato a consentire all’Europa di contribuire in maniera sostanziale ed efficace alla sicurezza e alla stabilità globale.
In questo senso va letto il nostro impegno al rafforzamento della cooperazione tra l’Alleanza e l’Unione, quale conferma del principio di complementarietà con la NATO e dell’indissolubilità del solido rapporto transatlantico, che vede nell’Alleanza Atlantica il pilastro della nostra sicurezza collettiva.
Vi posso confermare che l’Italia si sta adoperando attivamente per promuovere l’adattamento della NATO al fine di renderla più adeguata all’evoluzione dello scenario geopolitico e così in grado di affrontare le sfide provenienti da tutte le direzioni strategiche, incluso il Sud, come risulta evidente dal percorso che abbiamo già intrapreso per la revisione del Concetto Strategico.
Concetto Strategico che dovrà necessariamente tenere conto del drammatico epilogo dell’operazione in Afghanistan e delle lezioni che da questa esperienza dovremo trarre, cercando di correggere le criticità emerse ma anche di valorizzare i punti di forza della nostra Alleanza.
I lavori sono stati appena avviati per la redazione di un documento che darà seguito al processo di adattamento dell’Alleanza al nuovo contesto di sicurezza internazionale.
L’orizzonte per la presentazione del Concetto è il Vertice di Madrid del 2022, e quindi dobbiamo essere proattivi e fornire un contributo di pensiero che sia decisivo e che tenga conto dell’analogo processo in atto nell’ambito dell’Unione Europea.
Questa infatti non può sottrarsi alle responsabilità derivanti dal ruolo politico a cui aspira.
Il Presidente della Repubblica ci ha autorevolmente sollecitato in varie occasioni ad un sempre più profilato ruolo dell’Europa nel contesto della Difesa e della Sicurezza e la stessa Presidente Von der Leyen lo ha chiarito ineccepibilmente nel recente “Discorso sullo Stato dell’Unione”.

La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen
Siamo infatti in un momento per molti aspetti “storico”, in cui si sta dedicando un’attenzione sempre maggiore alla dimensione della sicurezza e della difesa, riconoscendo in essa un tassello fondamentale nella costruzione di un’Unione più politica, indispensabile per poter competere sulla scena mondiale, stiamo operando per il rafforzamento della Politica di Sicurezza e Difesa Comune, nel solco dell’aspirazione dell’UE di raggiungere una maggiore autonomia strategica, sia tecnologico‐industriale che in termini di capacità di intervento.
Mi preme qui ancora una volta sottolineare che questa autonomia strategica non deve essere tradotta come la volontà di affrancarsi da qualcosa, bensì come una opportunità di rafforzare le proprie capacità per diventare un attore di livello globale, in un’architettura dove la Difesa, inserita tra gli strumenti a disposizione dell’Unione, è parte di una più ampia capacità multidimensionale che è propria dell’Europa e che deve, a mio avviso, caratterizzarne l’azione nello scenario globale.
Il lavoro sulla Bussola Strategica, che concluderemo nei prossimi mesi, rappresenta perciò una grande opportunità per l’Unione. Dovremo tenere alto il livello di ambizione, pur con un approccio realistico e concreto.
Non dobbiamo tendere ad un accordo al ribasso ma anzi credo che sia essenziale fare in modo che il nostro lavoro condiviso abbia un chiaro orizzonte politico e una visione comune: analisi delle minacce, una agenda politica condivisa, costruzione di capacità comuni e volontà di utilizzarle come Unione, quando è necessario, sono gli elementi qualificanti di una vera Difesa Europea.
In questo senso si colloca la nostra azione nell’ambito della cosiddetta “PESCO 4” ossia il raggruppamento Italia, Francia, Germania e Spagna.
Un formato che insieme abbiamo rilanciato e revitalizzato anche grazie all’impulso italiano.
Mi permetto, PESCO 4 è oggi il vero riferimento di tutte le iniziative europee nel settore della Difesa, anche sul piano degli incentivi previsti con l’istituzione del Fondo Europeo della Difesa, in piena coerenza e complementarietà con la nostra visione atlantista.
Per quanto riguarda la proiezione internazionale delle Forze Armate il Parlamento, il 15 luglio scorso, ha approvato le missioni per l’anno in corso, riconoscendo così la complessità dello scenario con cui il Paese si confronta e valutando rispondenti agli interessi nazionali e della sicurezza internazionale gli impegni della Difesa volti al contrasto al terrorismo e alla stabilizzazione del “Mediterraneo allargato”.
Un’ area che si conferma teatro di un arco di crisi che pone alla nostra sicurezza condivisa le sfide meno intellegibili e perciò più pericolose e nella quale è evidente la crescita della presenza di capacità militari, anche di paesi esterni alla regione.
In altre parole, l’area del “Mediterraneo allargato” – che coincide largamente con il nostro fronte meridionale – conferma la sua strategica importanza di tessuto connettivo tra il Nord ed il Sud del nostro emisfero e la sua centrale rilevanza quale irrinunciabile infrastruttura strategica tra l’Oriente e l’Occidente del globo.

Il Mediterraneo crocevia politico ed economico
La nostra attenzione alle dinamiche del “Fianco Sud” è essenziale per l’Europa, sia per gli evidenti impatti sulla nostra sicurezza individuale e collettiva, sia perché in esso si giocherà una parte rilevante della partita per gli equilibri globali futuri.
Dobbiamo perciò esserne protagonisti. Ed è proprio in quest’ottica che va interpretato lo schieramento delle nostre missioni, a tutela della nostra sicurezza e dei nostri interessi nazionali.
Per tutti gli approfondimenti ulteriori sul tema, mi permetto di rimandare alla mia Relazione di presentazione della Delibera Missioni, tenuta davanti a queste Commissioni lo scorso 7 luglio.
L’altra direttrice fondamentale della politica di Difesa italiana, è rappresentata dal rapporto tra le Forze Armate e l’industria di settore.
Attraversiamo una stagione geopolitica di grande complessità, che si interseca anche con un passaggio di evoluzione generazionale e di globalizzazione della tecnologia.
L’attuale scenario vede i nostri competitor fare uso dell’influenza economica e industriale per affermare il proprio ruolo.
In questo senso una base industriale solida e tecnologicamente avanzata nei settori indispensabili per lo Strumento militare, non vulnerabile a tentativi di penetrazione straniera e in grado di sostenere la propria proiezione internazionale, non costituisce soltanto una leva economica, ma assume una valenza geostrategica per il Paese, presidio della sovranità tecnologica che si estrinseca attraverso capacità militari evolute.
Non è un caso che al centro del progetto per lo sviluppo di una autonomia strategica europea vi sia proprio il rafforzamento della base tecnologica e industriale e della sua competitività globale, a conferma del suo valore abilitante del ruolo e del livello di ambizione della Difesa Comune Europea.
In quest’ottica abbiamo sentito la necessità di definire e strutturare chiaramente gli obiettivi specifici del Dicastero in materia.
Ciò mi ha portato all’approvazione della Direttiva per la Politica Industriale della Difesa, cui ho fatto riferimento in apertura di questo intervento.
Lo scopo è quello di fornire slancio e indirizzo strategico alle sinergie tra la Difesa e l’industria, le piccole e medie imprese delle filiere e le Start-Up, gli altri Dicasteri, l’Università, la comunità scientifica e della ricerca, perseguendo anche i potenziali scambi con i settori civili che possono essere incubatori di innovazione tecnologica, a beneficio di ogni comparto produttivo del Paese.
Il documento delinea gli obiettivi che il Dicastero deve perseguire per fungere da indirizzo e propulsore dell’industria dell’aerospazio, difesa e sicurezza e per valorizzare appieno il potenziale politico, tecnologico ed economico di questa risorsa essenziale per l’Italia, secondo linee programmatiche definite che elenco:
- rafforzare la consapevolezza dell’opinione pubblica sul “valore” della Difesa per il Paese, presidio di sovranità e di prosperità. Quella che ho più volte definito “Cultura della Difesa”;
- valorizzare gli investimenti per garantire le esigenze di difesa nazionale esprimendo al contempo il pieno potenziale della nostra industria;
- perseguire il vantaggio strategico nella ricerca scientifica e nell’innovazione tecnologica;
- incentivare la cooperazione internazionale quale strumento per l’acquisizione di competenze e tecnologie e accrescimento della competitività dell’industria nazionale;
- esprimere pienamente la dimensione internazionale dell’industria della difesa italiana quale fattore dell’economia nazionale e strumento della politica estera del Paese;
- preservare le competenze tecnologiche e industriali strategiche lungo tutta la filiera produttiva;
- infine, integrare l’intera filiera delle piccole medie imprese nei programmi di sviluppo di capacità militari innovative, rafforzando il loro posizionamento strategico.
Il perseguimento di questi obiettivi richiede molteplici linee di azione tra loro coordinate a più livelli, da quello politico a quello tecnico-operativo e tecnico-amministrativo, e in ambito interministeriale. Cito a questo proposito il tavolo che abbiamo istituito con il Ministero dello Sviluppo Economico.
Dovremo perciò:
– utilizzare il mercato nazionale, in ottica complementare e integrata con la cooperazione internazionale e le sinergie con i Paesi partner, per conseguire lo sviluppo di capacità strategiche abilitanti, incrementando il potenziale tecnologico e la competitività dell’industria nazionale e rafforzandone il posizionamento globale;
– coinvolgere il mondo della ricerca tecnico-scientifica in campo militare e civile, per rafforzare le aree di eccellenza e le tecnologie di discontinuità e abilitanti, presidiandone le traiettorie evolutive e innovative;
– investire nella realizzazione di programmi strategici, ricercando la convergenza dei requisiti capacitivi delle Forze Armate con l’innovazione tecnologica dell’industria, puntando al rinnovamento generazionale di sistemi e tecnologie;
– consolidare le capacità tecnologiche e industriali strategiche attraverso la qualificata partecipazione dell’Italia ai più innovativi programmi di ricerca e sviluppo internazionali ed europei;
– promuovere la proiezione internazionale dell’industria italiana attraverso le attività istituzionali, l’apporto delle Forze Armate e l’implementazione di accordi Gov-to-Gov;
– tutelare il patrimonio tecnologico e industriale nazionale attraverso l’integrazione e il posizionamento dell’intera filiera produttiva nei principali programmi di ricerca e sviluppo di capacità militari e ricorrendo agli strumenti di salvaguardia di assetti di rilevanza strategica attraverso il Golden Power;
– salvaguardare l’autonomia strategica della Difesa nello sviluppo e acquisizione degli equipaggiamenti, garantendo la sicurezza degli approvvigionamenti in ambito nazionale e negli accordi di cooperazione internazionale;
– sviluppare, con il coinvolgimento dell’industria, forme di partenariato e di valorizzazione economica delle infrastrutture strategiche della Difesa e degli assetti delle Forze Amate, per l’implementazione di moderne capacità di tipo industriale e per il supporto alle opportunità di export.
Occorre quindi che il rapporto tra le Forze Armate e l’Industria evolva verso una sinergia tra tutte le componenti interessate, tenendo insieme le prioritarie esigenze di sviluppo capacitivo dello Strumento militare con gli obiettivi di innovazione tecnologica e di competitività dell’industria nazionale.
Risultato raggiungibile attraverso l’uso integrato e bilanciato del mercato domestico, di mirate strategie di collaborazione internazionale e della proiezione sui mercati esteri.
In questo senso, l’industria italiana dell’aerospazio, difesa e sicurezza, dovrà sentirsi supportata e incentivata, ma anche responsabilizzata, a integrarsi attivamente in questa visione prospettica.
Per valorizzare il patrimonio di conoscenza e occupazione qualificata in grado di coniugare essenziali aspetti di sicurezza e proiezione internazionale del Paese con un effetto trainante per l’economia nazionale e per garantire l’appartenenza dell’Italia alla cerchia dei Paesi tecnologicamente avanzati.
Certamente molte delle azioni strategiche prefigurate nella Direttiva richiedono uno sguardo di lungo periodo ma altre, altrettanto strategiche, sono già pienamente in corso.
È evidente che un importante fattore in questa direzione è rappresentato dal “Fondo relativo all’attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di Difesa nazionale”, previsto dalla Legge di Bilancio 2021, con il quale il Parlamento ha riconosciuto il valore strategico e propulsivo dell’industria della Difesa per l’intera economia del Paese.
Una misura che assicura certezza e profondità delle risorse finanziarie che sono requisito essenziale per i programmi di settore e per assolvere gli impegni che l’Italia si è assunta in ambito europeo e NATO.
L’obiettivo, adesso, è quello di sostenere l’alimentazione del Fondo in modo da renderlo strumento principale per l’ammodernamento delle Forze Armate, in modo da consentire la prosecuzione del virtuoso processo di crescita in atto, di cui il DPP 2021 è espressione diretta e concreta, in coerenza con gli indirizzi di politica industriale stabiliti con la citata Direttiva. In questo senso spero, anzi sono certo, anche perché ho vissuto l’esperienza dello scorso anno, di poter contare sul qualificato supporto di queste Commissioni.
Si tratta peraltro di uno strumento decisamente funzionale e coerente con la spinta che ci è richiesta verso sempre maggiori investimenti in ricerca e innovazione.
L’industria della Difesa già oggi, in risposta alle sollecitazioni delle Forze Armate, dedica a ricerca, sviluppo e innovazione, il 10% delle risorse, a fronte di una media generale del Paese pari a circa l’1%.
Al di là del dato lusinghiero, la capacità di perseguire ricerca e sviluppo è chiave per poter partecipare da protagonisti ai principali programmi di cooperazione internazionale, in particolare quelli funzionali al pieno sviluppo della Difesa Europa.
A questo si aggiungono le elevatissime potenzialità che l’industria della Difesa sa esprimere anche attraverso l’esterno, indipendentemente dalla domanda interna, come testimoniato dall’incremento del 16% del dato relativo all’export nel periodo 2016/2019, cui potremo dare sicuramente ulteriore impulso, in particolare con lo strumento del GtoG, che vedrà la sua prima applicazione proprio in questo mese di ottobre con la Slovenia, cui seguirà a breve l’Austria.
Abbiamo anche avviato interlocuzioni specifiche in questa direzione con Serbia e Macedonia del Nord: si tratta di uno strumento la cui introduzione riscuote grandissimo interesse in tutti i miei interlocutori, quando discutiamo di programmi di cooperazioni industriale e ritengo che diventerà una delle principali modalità di azione nel prossimo futuro.
Il DPP 2021 è stato sviluppato quindi in piena coerenza sia con le indicazioni contenute nella Direttiva sulla politica industriale sia con il processo di razionalizzazione degli investimenti.
Il nostro obiettivo è chiaramente quello di perseguire programmi strategici che assicurino la massima convergenza tra le prioritarie esigenze capacitive delle Forze Armate, clienti particolarmente esigenti, e le capacità produttive e la competitività dell’industria nazionale, in un’ottica di complessiva ricaduta positiva sul tessuto economico nazionale.
Si tratta di un obiettivo che mi ero prefissato già con il precedente DPP: utilizzare il mercato nazionale come principale strumento per soddisfare le esigenze di sviluppo capacitivo dello Strumento militare e per perseguire lo sviluppo delle future tecnologie strategiche.
Come nel 2020, anche nel 2021 abbiamo destinato più dell’80% degli investimenti all’industria nazionale, valore che ci poniamo l’obiettivo di incrementare ulteriormente.
Esigenze di sviluppo capacitivo che devono anch’esse avere obiettivi di lungo, medio e breve periodo, per meglio focalizzare gli investimenti e rendere coerente nel suo complesso l’intero Strumento militare in termini di risposta alle sfide che derivano dall’evoluzione dello scenario geopolitico.
Perciò nel concreto e con riferimento al breve e medio termine, si è definito, in maniera pragmatica, ciò che serve alle Forze Armate.
Ad esempio, come ricordato in apertura, ponendo l’obiettivo concreto di esprimere, entro il 2026, una Forza di Intervento nazionale, con capacità di operare in tutti i 5 domini operativi (terra, mare, aria, spazio e cibernetico), autonomamente o integrata in dispositivi multinazionali.
Al contempo, il processo di adeguamento dello Strumento militare dovrà proseguire sul solco tracciato, in termini di avanguardia tecnologica, interoperabilità e digitalizzazione, per garantire capacità e livelli di prontezza adeguati ad operare in tutti i domini e in tutti gli scenari, con particolare attenzione alla minaccia ibrida.
Resta chiaramente prioritaria ed ineludibile la necessità di colmare i principali gap capacitivi, a fattor comune di tutte le componenti.
Non cesserò mai di ribadire che solo uno Strumento interforze, moderno, tecnologicamente omogeneo, fortemente integrato e bilanciato tra tutte le sue componenti, produce effetti rilevanti e contribuisce quindi a tutelare, nella maniera più efficace, gli interessi nazionali, a fronte del complesso e delicato scenario di riferimento.
Sulla base di queste premesse, quello in atto è un processo di ammodernamento – i cui elementi chiave sono la qualità della spesa, la certezza delle risorse, la capacità di realizzare i programmi e un trend di crescita graduale degli investimenti – basato su una programmazione che tiene conto dei seguenti principi:
– il bilanciamento degli investimenti in tutte le componenti dello Strumento militare e dei relativi settori industriali;
– la prosecuzione nella riqualificazione dell’investimento, con specifica attenzione all’innovazione tecnologica e alle ricadute industriali;
– adeguata priorità ai progetti abilitanti nel contesto cooperativo internazionale, come ad esempio il programma “Tempest” con Svezia e Regno Unito, e comunitari, quale la European Patrol Corvette con Francia, Spagna e Grecia.
Al riguardo, i numerosi programmi di ammodernamento di previsto avvio, che si aggiungono alla programmazione già operante, costituiscono la prova tangibile dello sforzo che tutte le articolazioni della Difesa stanno profondendo per assicurare, oltre alla rapida attuazione del processo di modernizzazione, l’immediato utilizzo delle risorse disponibili, affinché anche i lavoratori e le imprese coinvolti nel processo possano operare in un contesto di certezze.
In sintesi, rimandando all’intervento del Generale Vecciarelli per una disamina più puntuale e dettagliata, la programmazione da me approvata prevede, come già accennato, 115 programmi facenti parte della programmazione operante, cui si aggiungono 85 programmi di previsto avvio nel triennio 2021-2023, per un importo complessivo di circa 26,5 miliardi di euro nel quindicennio.

Il capo di SMD, Generale Vecciarelli
Tra questi ve ne sono 7 ritenuti “strategici”, con finanziamento a valere sul Fondo previsto dalla Legge di Bilancio 2021, caratterizzati da alta valenza tecnologica, forte impronta dal punto di vista capacitivo e industriale ed elevate possibilità di cooperazione internazionale.
Mi riferisco, nella fattispecie, al già citato programma Tempest al Defence Cloud, al Veicolo Blindato Anfibio, all’Ammodernamento, Rinnovamento e Potenziamento della capacità nazionale di difesa aerea e missilistica; al Radar per sistemi missilistici, al Nuovo Cacciatorpediniere e al Sistema di combattimento per la fanteria.

Il Progetto Tempest va avanti
Nell’avviarmi alla conclusione di questo intervento, mi si permetta di sottolineare nuovamente la valenza strategica degli investimenti nella Difesa che, nonostante non abbia un diretto coinvolgimento nel PNRR, è in grado di agire da potenziale acceleratore su alcuni dei suoi assi strategici, quali il digitale, la transizione ecologica, l’efficientamento energetico e anche la salute.
La Difesa è, infatti, in grado di favorire l’accessibilità del ricco carico di innovazione derivante dai propri programmi a beneficio dell’intero tessuto produttivo.
In sintesi, la Difesa è pronta a svolgere una parte rilevante nella fase di ripresa economica del Paese anche cogliendo, nell’ambito del PNRR, le opportunità di partnership con altri Dicasteri – come peraltro in atto, ad esempio, nel campo della digitalizzazione e della cyber security – oltre alle sinergie tra gli stakeholder pubblici e privati per il perseguimento di tecnologie rivoluzionarie della prossima generazione.
Parallelamente, si intende proseguire nell’investimento nella ricerca, favorendo gli sforzi dell’industria nazionale verso la messa a punto di prodotti a elevato potenziale di mercato e di interesse per lo Stato.
In questo ambito si collocano le azioni già poste in essere e volte a stimolare e premiare le sinergie tra il mondo accademico e dei centri di ricerca e il comparto industriale.
In particolare il Piano Nazionale della Ricerca Militare, già a partire dall’anno in corso, sarà maggiormente orientato alle esigenze capacitive delle Forze Armate e prevedrà un sempre crescente coinvolgimento delle piccole medie imprese e delle Start-Up, settori caratterizzati da un significativa propensione all’innovazione tecnologica, in simbiosi con il mondo civile.
Da ultimo, vorrei ricordare che il DPP assolve anche alla fondamentale funzione di condividere con i cittadini le attività e le esigenze dello Strumento militare, contribuendo ad aumentare nella collettività nazionale sia la consapevolezza del ruolo svolto dalle Forze Armate, sia il livello di partecipazione democratica alle scelte governative, in materia di sicurezza e difesa nazionale e internazionale.
In tema di “consapevolezza” sul ruolo fondamentale della Difesa e sull’importanza che questa riveste per il Paese, il Documento concorre, infatti, alla diffusione di quella “Cultura della Difesa”, cui spesso mi sono riferito, che sia coerente con gli obiettivi e il rango cui il Paese aspira a livello internazionale.
E lo fa favorendo la piena comprensione del valore strategico degli investimenti destinati alla Difesa, che, soprattutto nell’attuale fase, rappresentano un moltiplicatore di effetti per il Paese: in sintesi, un investimento indispensabile per garantire in misura duratura la sicurezza dei nostri concittadini, lo sviluppo tecnologico del Paese e la salvaguardia della sua Sovranità.
Onorevoli colleghi, in questa sede, vorrei nuovamente rivendicare la coerenza dell’azione di Governo nel settore della Difesa, coerenza che ha visto nella Legge di Bilancio 2021 l’introduzione di uno strumento di finanziamento che ci consentirà di salvaguardare e ammodernare lo Strumento militare e di favorire gli investimenti di settore.
A questo punto, sulla base delle considerazioni che ho oggi esposto, molte delle quali già espresse più volte durante il mio mandato, consentitemi di ribadire ancora una volta – e di richiedere nuovamente il vostro autorevole supporto in questo senso – la necessità che il Fondo assuma carattere strutturale e venga rifinanziato in misura adeguata: alla luce delle implicazioni non solo sulla operatività dello Strumento militare, ma anche sull’economia del Paese, auspico che tale intendimento divenga una vero e proprio indirizzo di politica economica che l’Italia intende darsi.
A conclusione del mio intervento, Presidenti, Onorevoli Colleghi, convinto di rappresentare così anche il vostro sentimento, voglio ribadire ancora una volta il mio ringraziamento alle donne e agli uomini della Difesa per ciò che fanno giornalmente e per il sacrificio, la professionalità e l’umanità che costantemente dimostrano nell’espletamento del loro servizio. La componente umana rimane sempre e comunque decisiva e al centro dello Strumento militare.
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