Roma. “Come già ho avuto modo di affermare lo scorso marzo, davanti alle Commissioni Difesa congiunte di Camera e Senato, l’impiego delle nostre Forze Armate nel Continente africano risponde alle imprescindibili esigenze di salvaguardia della sicurezza e di protezione degli interessi nazionali”. Lo ha detto, oggi alla Camera dei Deputati il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini rispondendo ad alcune interrogazioni a risposta immediata.
“La nostra presenza e la nostra strategia – ha aggiunto il ministro – nella regione, si sviluppano su più direttrici, che, geograficamente, abbracciano un triangolo i cui vertici sono costituiti dal Corno d’Africa, dal Golfo di Guinea, passando per il Sahel ed infine, a poche centinaia di miglia dalle nostre coste, dalla Libia. Una regione che rappresenta, a tutti gli effetti, il confine Sud dell’Europa, dal momento che le dinamiche che la caratterizzano hanno delle chiare ed evidenti ricadute, anche in termini di sicurezza, sul Continente europeo”.
Per il ministro, in questo quadro va, quindi, contestualizzata la presenza della Difesa italiana nel Sahel, attraverso:
- la partecipazione del nostro contingente nell’Operazione Takuba;
- il contributo alle missioni di training e di sviluppo di capacità dell’Unione Europea in Mali ed in Niger, dove siamo presenti dal 2018 anche con la missione bilaterale MISIN.
In Niger, in particolare, l’Italia rafforzerà ulteriormente la sua presenza con la costruzione di un ulteriore hub nazionale che sarà funzionale alle attività della missione bilaterale MISIN e a quelle della Takuba.
“Vi è, poi, il nostro contributo alla sicurezza della navigazione nel Golfo di Guinea – ha proseguito il ministro – anche qui in coordinamento con i Paesi europei già operanti nell’area. Un’attività di presenza e di sorveglianza nell’ambito della quale sono già diversi gli episodi che hanno visto il coinvolgimento della nostra Marina Militare nel contrasto della pirateria marittima, in ultimo proprio la scorsa settimana al largo delle coste della Nigeria”.
Tutte queste attività per il titolare della Difesa devono, necessariamente, essere messe a sistema con “la fondamentale esigenza di stabilizzazione sia della Libia – fortemente influenzata dai fenomeni che si sviluppano nell’area saheliana con ricadute sul Mediterraneo – sia del Corno d’Africa – le cui dinamiche di crisi si riverberano lungo l’intera fascia subsahariana e verso le coste mediterranee del Nord Africa”.
In questa prospettiva, l’approccio nazionale a queste aree di crisi va letto in un’ottica unitaria, in considerazione della stretta interconnessione dei fenomeni che le caratterizzano dal punto di vista politico, economico e militare.
“Affinché questo approccio sia efficace – ha spiegato il ministro – ritengo tuttavia essenziale, oltre al doveroso coinvolgimento dell’Alleanza Atlantica in termini di attenzione al fianco Sud – del quale ci siamo fatti da tempo promotori – anche un salto di qualità nell’impegno dell’intera Europa, considerazione che di recente ho condiviso sia con l’Alto Rappresentante Borrell sia con alcuni tra i miei omologhi europei, nella prospettiva di rafforzare le missioni UE in Africa”.
L’Italia ritiene che per il Continente africano e, in particolare, per le regioni subsahariane occorra “una strategia caratterizzata da direttrici ben definite, mirate alla tutela dei nostri interessi nazionali nell’area ed alla cooperazione e allo sviluppo con i Paesi ivi insistenti”.
Questa strategia si sviluppa in molteplici ambiti e dimensioni, sia nella cornice di impiego delle Organizzazioni Internazionali, ha concluso il ministro, “sia in contesti bilaterali, nell’ottica di garantire un’azione coesa e sinergica che ha quale fine ultimo la sicurezza dell’Italia e dell’Europa”.
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