ROMA. Il 3 settembre 1982, alle ore 21.15, il Generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa venne ucciso in un vile attentato mafioso.
Insieme a lui, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’Agente di scorta della Polizia di Stato Domenico Russo.
Il suo mandato quale Prefetto di Palermo è durato poco più di 120 giorni.
Un uomo integerrimo che aveva fatto della legalità il suo credo, e per il quale non esistevano alternative allo Stato e alla legge.
Nel ricordarlo, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha detto: “Carlo Alberto Dalla Chiesa è un simbolo vivo del Paese, riferimento del nostro impegno quotidiano. Esempio dello Stato che c’è. I nostri eroi rimangono sempre al nostro fianco per indicarci con il loro esempio la via da seguire”.
Il Generale Dalla Chiesa, che si era già distinto per aver sconfitto con successo il fenomeno del terrorismo nel nord Italia.
Costituì, infatti, il Nucleo Speciale di Polizia Giudiziaria, con il compito di contrastare le prime azioni terroristiche, dando vita al “Metodo Dalla Chiesa”.
Oltre alla sua storia professionale ha lasciato un’eredità importante.
La testimonianza di un uomo delle Istituzioni, difensore di valori, democrazia, spinto da senso del dovere e coraggio sempre al servizio del Paese.
L’anno scorso, in occasione del quarantesimo anniversario dall’eccidio, alla sua storia venne dedicata la graphic novel “Le Stelle di Dora”.
Un romanzo grafico attraverso il quale riprendere il colloquio, interrotto quel tragico 3 settembre 1982, tra il Generale dalla Chiesa e le giovani generazioni.
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